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Torino, a Brescia serve osare per segnare e vincere: 3-4-3 una soluzione?

Focus on / Le Rondinelle saranno un rebus complice le idee di calcio molto differenti di Corini e Grosso. Il Toro non potrà contenere, ma dovrà condurre le danze

Andrea Calderoni

Il Torino al “Rigamonti” di Brescia dovrà vincere. Per vincere, però, c’è bisogno di segnare e per i granata andare in rete è diventato sempre più complicato nelle ultime giornate (LEGGI QUI). Quindi, la squadra di Walter Mazzarri non potrà non essere propositiva. Purtroppo, però, quest’ultima peculiarità è stata riposta in cantina dal Toro almeno da un mese a questa parte. Con la Juventus non è mancato l’atteggiamento giusto, ma a Brescia servirà qualcosa in più, anche perché bisognerà inibire fin dal fischio d’inizio la nuova carica agonistica delle Rondinelle successiva all’avvicendamento in panchina.

REBUS BRESCIA - Il passaggio di consegne tra Eugenio Corini e Fabio Grosso rimescolerà indubbiamente le carte in tavola. È chiaro che in quattro allenamenti (condurrà il primo oggi) il Campione del Mondo di Berlino 2006 non potrà rivoluzionare la squadra ma qualche novità potrebbe apportarla. In primo luogo Corini era abituato a difendere a tre, mentre Grosso nelle esperienze in Serie B con Bari e Verona ha quasi sempre optato per la difesa a quattro. Il modulo prediletto dall’ex laterale difensivo è il 4-3-3 ma al Brescia non sarà semplice adottarlo avendo due prime punte di razza come Mario Balotelli e Alfredo Donnarumma (già a quota quattro reti stagionali). Il reparto più attrezzato del Brescia è indubbiamente il centrocampo. Sandro Tonali si sta facendo le ossa in Serie A e sta crescendo vertiginosamente. Al suo fianco gioca sempre l’esperto Romulo (quattro assist in questa Serie A e un gol). Anche Dimitri Bisoli si è ritagliato un ottimo spazio, ma ora dovrà confermarsi con Grosso in panchina.

3-4-3 GRANATA? - Non soltanto il Brescia è indecifrabile, ma anche il Torino dell’ultimo periodo non appare avere una fisionomia precisa, quella che invece l’aveva caratterizzato nella passata primavera. La retroguardia dei lombardi è la migliore delle ultime nove squadre della classifica, quindi serviranno soluzioni e non soltanto situazioni estemporanee. Ieri in allenamento Mazzarri ha lavorato sul 3-4-3 (LEGGI QUI). Possibile soluzione? Certamente il Toro dovrà osare. Il pareggio non servirebbe a nulla. Dunque, un 3-4-3 permetterebbe ai granata di creare tanti potenziali due contro uno sugli esterni, sacrificando un po’ la manovra nella fascia centrale del campo. Nello stesso tempo, però, la formazione di Mazzarri dovrà tenere il pallino del gioco e per farlo avrà bisogno di più qualità possibile in mezzo al campo, altrimenti verrà sormontata dagli avversari (in tal senso Sasa Lukic davanti alla difesa, nel suo ruolo naturale, non è un’ipotesi da scartare). Infine, un Toro mentalmente debole non potrà permettersi partenze ad handicap. L’uscita dagli spogliatoi sarà determinante e forse già dal primo quarto d’ora si potrà capire se al “Rigamonti” vincerà il dentro o il fuori nel crocevia stagionale granata.

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