Torino, tra parole e realtà
—Nel corso dell’intervento, Cairo ha anche dichiarato: “Oggi siamo a posto in difesa, a posto in mezzo, ci mancano tre giocatori avanti, gli esterni.”Una fotografia apparentemente rassicurante, che però potrebbe rivelarsi ottimistica se confrontata con la concretezza della rosa attuale. Il Torino è al lavoro per chiudere operazioni interessanti in entrata: i nomi caldi sono Anjorin, Ismahili e Ngonge, con l’obiettivo dichiarato di portarli già in ritiro e non si esclude l’arrivo di un ulteriore esterno offensivo.
Tuttavia resta ancora irrisolta la questione legata al portiere: Vanja Milinković-Savić potrebbe restare, ma una sua partenza – tutt’altro che improbabile – rimetterebbe in discussione l’intero assetto tra i pali. Un’incognita non da poco, specie in una fase in cui la stabilità dovrebbe essere la priorità.
L'importanza della coerenza
—Il mercato è complicato, certo. Ma è proprio nelle difficoltà che si misura una strategia solida. E la sensazione, in casa Toro, è che troppo spesso le dichiarazioni siano partite con un passo, mentre i fatti ne abbiano seguito un altro. Quella del “Torino pronto in ritiro” può diventare una svolta, se messa in pratica. Ma è una strada che richiede tempismo, convinzione e investimenti rapidi. Tre elementi che, negli ultimi anni, non sempre sono stati il tratto distintivo dell’attuale gestione. Il presidente ha indicato la via. Ora resta da capire se intende davvero seguirla. Perché la credibilità, nel calcio come nella vita, si costruisce mantenendo le promesse. Non ripetendole.
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