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Cairo chiama, De Laurentiis risponde: i retroscena sull’arrivo di Simeone a Torino

Enrico Penzo
Enrico Penzo Redattore 
Il presidente racconta gli otto anni di inseguimento per il Cholito, tra telefonate a De Laurentiis, errori passati e un progetto tecnico che fatica a prendere forma

Giovanni Simeone è il volto nuovo dell’attacco granata e, a quanto pare, non è solo un’operazione di mercato: è una storia che parte da lontano. Urbano Cairo ha scelto di raccontarne i retroscena in occasione di un intervento a margine del raduno della squadra, svelando dettagli finora rimasti sotto traccia.

"Simeone lo inseguo da una vita e finalmente quest’anno era disponibile. Avevo detto di avere una ‘carta coperta’ e mi riferivo a lui. Sono contentissimo”, ha spiegato il presidente del Torino, ripercorrendo i primi tentativi di portare il Cholito sotto la Mole. “Ricordo che parlai con Preziosi prima che lui andasse alla Fiorentina, nel 2017. Ho continuato a seguirlo”.

Uno degli episodi che lo ha convinto? I quattro gol rifilati da Simeone alla Lazio con la maglia del Verona. Da lì il Torino ha iniziato a monitorare con maggiore attenzione la situazione del centravanti argentino, rimasto ai margini del progetto tecnico del Napoli. “Al Napoli ho visto che lo impiegavano poco, abbiamo provato a capire se ci fosse qualche spiraglio e lo abbiamo trovato”, ha spiegato Cairo.

La telefonata a De Laurentiis e il rapporto tra i due

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Il passaggio più curioso riguarda il dialogo con Aurelio De Laurentiis. “Ho telefonato a De Laurentiis, lo facciamo sempre dopo uno scambio di giocatori. Abbiamo cominciato con Maksimovic ed è una tradizione che non deve essere interrotta”. Una prassi non sempre rispettata, a quanto pare: “L’unica volta che non ci siamo sentiti è stato quando abbiamo preso Verdi, il mio acquisto più costoso. Aveva un grande potenziale, ma al Toro non ha fatto quello che ci si aspettava”.


Un’ammissione che lascia spazio a letture differenti: da un lato la voglia di riallacciare un rapporto di mercato con il club partenopeo, dall’altro un riferimento esplicito a un’operazione, quella per Verdi, che ha rappresentato uno dei punti meno riusciti della gestione Cairo in termini di rapporto investimento-rendimento.

L'arrivo di Simeone: vince ancora la strategia dell'attesa

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Come spesso accade, Cairo ha preferito evitare entusiasmi eccessivi: “Non mi sbilancio, sono abituato a non esaltarmi e a non fare proclami, parlerà il campo”. Una linea che conoscono bene i tifosi granata, abituati a interpretare le parole del presidente con cautela. Quel che è certo, è che il Cholito è finalmente arrivato a Torino. E ora non resta che vedere se l’attesa pluriennale sarà stata davvero ripagata. Resta tuttavia una sensazione agrodolce: Cairo racconta con passione un’idea coltivata per otto anni, eppure l’operazione si concretizza solo quando il giocatore ha 30 anni compiuti, è in cerca di rilancio, ai margini del progetto tecnico di un’altra squadra. Nel frattempo, mentre il presidente elenca sei attaccanti per quattro posti, la domanda resta sospesa: sarà finalmente la volta buona? O si tratterà solo dell’ennesimo “progetto tecnico” costruito a parole e affidato, ancora una volta, al giudizio inesorabile del campo?