Un’ammissione che lascia spazio a letture differenti: da un lato la voglia di riallacciare un rapporto di mercato con il club partenopeo, dall’altro un riferimento esplicito a un’operazione, quella per Verdi, che ha rappresentato uno dei punti meno riusciti della gestione Cairo in termini di rapporto investimento-rendimento.
L'arrivo di Simeone: vince ancora la strategia dell'attesa
—Come spesso accade, Cairo ha preferito evitare entusiasmi eccessivi: “Non mi sbilancio, sono abituato a non esaltarmi e a non fare proclami, parlerà il campo”. Una linea che conoscono bene i tifosi granata, abituati a interpretare le parole del presidente con cautela. Quel che è certo, è che il Cholito è finalmente arrivato a Torino. E ora non resta che vedere se l’attesa pluriennale sarà stata davvero ripagata. Resta tuttavia una sensazione agrodolce: Cairo racconta con passione un’idea coltivata per otto anni, eppure l’operazione si concretizza solo quando il giocatore ha 30 anni compiuti, è in cerca di rilancio, ai margini del progetto tecnico di un’altra squadra. Nel frattempo, mentre il presidente elenca sei attaccanti per quattro posti, la domanda resta sospesa: sarà finalmente la volta buona? O si tratterà solo dell’ennesimo “progetto tecnico” costruito a parole e affidato, ancora una volta, al giudizio inesorabile del campo?
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