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Cairo contestato, il caso di Preziosi: Genoa in vendita, ma nessun acquirente

A confronto / Entrambe le dirigenze sono al centro della contestazione dei propri tifosi. E quando Cairo nel 2010 mise in vendita il Torino...

Nicolò Muggianu

Cairo e Preziosi nell'occhio del ciclone. Sono tempi difficili per i presidenti di Torino e Genoa, che ormai da settimane (mesi, se non anni, nel caso del Grifone) si trovano al centro delle polemiche da parte delle proprie tifoserie. In casa Torino i primi veri focolai di contestazione si sono avuti sabato scorso, con la sconfitta per 0-3 in casa contro l'Inter che ha scatenato l'ira dei tifosi granata; che al termine del match hanno attribuito gran parte delle colpe del momento negativo della squadra a tecnico e società. Ancora più critica invece la situazione in casa Genoa, con Preziosi che da ormai un paio d'anni ha messo in vendita la società, senza però trovare ad oggi nessun acquirente ritenuto affidabile.

QUI GENOVA - Ormai dalla scorsa stagione Enrico Preziosi, patron del Genoa, non segue più le partite della squadra dallo stadio. Troppo forte la contestazione che dura ormai dal lontano luglio 2017, quando l'imprenditore nato ad Avellino arrivò a un passo da cedere il Genoa a SRI Group, azienda del manager bolognese Giulio Gallazzi. Il patron rossoblu, nel luglio 2017 arrivò persino ad annunciare l'avvenuta cessione della società, salvo poi ritrattare un paio di mesi dopo: l'accordo non arrivò a causa di un'offerta considerata non congrua. Da quel giorno il Genoa è sempre rimasto in vendita, con tanto di recentissime conferme da parte di Preziosi che nell'agosto 2019 ha però dichiarato la sua difficoltà a reperire acquirenti all'altezza: "Il Genoa è ancora in vendita - ha confermato il patron rossoblu in un'intervista al Corriere dello Sport - ma all'orizzonte ci sono pochi acquirenti seri". Una situazione non facile per il club più antico d'Italia che, nonostante un mercato estivo che sembrava promettente, oggi nuota in acque pericolose in Serie A.

https://www.toronews.net/toro/cairo-vattene-altre-scritte-sui-muri-della-sede-del-torino/

QUI TORINO - Anche Cairo nel 2010 mise in vendita il Torino, annunciandolo pubblicamente in un'intervista a La Stampa: "Adesso basta, vendo il Toro".  Come accaduto a Preziosi però, anche Cairo non trovò riscontri concreti e imprenditori affidabili dal mercato. Alla finestra del Torino si affacciarono solo Luciano Gaucci - discusso imprenditore romano noto alla cronaca sportiva per il fallimento dell'AC Perugia - e la famiglia Tesoro, già proprietaria dell'allora Aurora Pro Patria e non ritenuta all'altezza dal patron alessandrino. Da quel 2010 tanto è cambiato a Torino: una squadra tornata saldamente in Serie A, con un paio di puntate in Europa. Non abbastanza per i tifosi granata, che ormai da tempo si aspettano un ulteriore salto di qualità. Ecco spiegate allora le scritte "Cairo vattene" apparse in alcuni punti strategici nel capoluogo piemontese (LEGGI QUI), così come la contestazione di gran parte dell'Olimpico Grande Torino al termine di Torino-Inter (LEGGI QUI). Una contestazione che non è passata inosservata a Cairo, che nel post partita ha commentato così le critiche nei suoi confronti: “C’è libertà di pensiero, ma forse i tifosi non tengono conto che abbiamo speso un sacco di soldi". Insomma: in dieci anni molto è cambiato, ma qualcosa è rimasto uguale. E ora sia Genoa che Torino vivono una situazione societaria tutt'altro che semplice.

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