di Alessandro SalvaticoLa quartultima piazza della Serie A, la piazza della salvezza, dista due lunghezze. Se la rimonta granata del “Via del Mare" non fosse stata coronata da Natali, il Lecce sarebbe scappato cinque punti lontano dal Torino,...
La quartultima piazza della Serie A, la piazza della salvezza, dista due lunghezze. Se la rimonta granata del “Via del Mare" non fosse stata coronata da Natali, il Lecce sarebbe scappato cinque punti lontano dal Torino, mentre così è rimasto agganciato a “distanza di insicurezza”; e questa è la notizia più importante di questa domenica. Per il resto, gli elementi positivi e quelli negativi emersi ieri vedono forse i secondi in vantaggio numerico sui primi.
Occorre uno sforzo di lucidità, e una professione di sincerità, che vadano oltre il punticino, comunque pesantissimo, conquistato in Salento. Partendo dall’inizio: l’inizio della partita, ossia la famosa fase di “studio” delle due contendenti, che ha visto un Lecce molto più aggressivo dei granata, che invece avrebbero dovuto giocare con tutta la forza che avevano; tanto è vero che il primo gol è nato proprio da una delle numerose palle recuperate a centrocampo dai giallorossi ai molli giocatori del Toro. Ma anche l’inizio della squadra, ossia la difesa: ieri ha messo in mostra un campionario di errori che non si è fatto mancare nulla, a partire proprio dalla rete che ha sbloccato la partita, con Corini che (dopo aver perso palla) continua a retrocedere davanti a Munari che prepara il tiro, senza muovergli un passo incontro, e Ogbonna che abbocca ad un minimo tentativo di finta, dando le spalle all’avversario quando questo conclude a rete.
La difesa granata mette poi in mostra un’altra tipologia di errore, quella su corner, dove le belle statuine lasciano che i leccesi concludano ben tre volte verso la porta: prima un colpo di testa, poi una ribattuta (ciccata da Giacomazzi), e poi ancora il tiro da pochi metri. Nessun difensore tocca la palla in tutto questo flipper. E non poteva mancare la topica gratuita su situazione innocua, con Dellafiore che rinvia addosso all’avversario e Di Loreto che non riesce a contrastare il pur astuto Castillo, senza dimenticare l’immobilismo di Sereni sia sul secondo che sul terzo gol.Insomma, se Novellino ha davvero lavorato quasi esclusivamente sulla fase difensiva da quando è tornato in granata, evidentemente non l’ha fatto abbastanza, o non abbastanza bene; il risultato, comunque, è un disastro.
Lo stesso mister diceva (prima del silenzio-stampa), con un pensiero anche condivisibile, di puntare sul pacchetto arretrato “perché tanto là davanti sono bravi e un gol prima o poi lo fanno”. I suoi uomini non gli stanno dando ragione. Se la difesa è stata inguardabile, l’attacco è stato invisibile. Bianchi ha messo in mostra un gran colpo di testa nel primo tempo, facendo compiere al portiere del Lecce l’unico intervento degno della sua partita, e poi basta. Ma il problema è come e quanto il bomber è stato servito; il cross per quell’unica occasione è giunto dalla trequarti, opera di Saumel. E Abate, e Rosina? Ebbene, i problemi nascono ancora prima: Bianchi non ha ricevuto cross dal biondo laterale, il quale a sua volta, come fa notare Stefano Brugnoli, non ha ricevuto nemmeno una volta la palla in profondità. Stupisce che un allenatore avvezzo al 4-4-2 come Novellino fatichi a sfruttare l’arma migliore che tale schema mette a disposizione di un tecnico, pur disponendo di un elemento (Abate appunto, mentre a sinistra purtroppo c’è una carenza d’organico) perfetto per la parte.