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Giampaolo contro De Zerbi: la sfida tra i pupilli di Sarri

Focus / Tra i due il bilancio nelle partite è in pari, su quattro gare da avversari hanno ottenuto una vittoria a testa e due pareggi

Roberto Ugliono

Venerdì sera il Sassuolo di Roberto De Zerbi ospiterà il Torino di Giampaolo. Non è soltanto la sfida tra una delle più belle realtà del calcio italiano (i neroverdi) e una che al momento appare come un cantiere appena aperto con tanto di cartello "lavori in corso". Questa è la partita tra i figliocci calcistici di Maurizio Sarri. Tra di loro il bilancio è in assoluta parità: 4 partite contro, una vittoria a testa e due pareggi. I due tecnici sono stati spesso lodati dal tecnico ex Juve e Napoli.

SARRI - Tutti discendenti di un altro allenatore: Arrigo Sacchi. In particolare è il sistema di De Zerbi a essere la naturale evoluzione delle idee del tecnico che fece le fortune del Milan. Sarri dopo Napoli si è piegato a compromessi, lasciando per strada il palleggio, il fraseggio e la ricerca ossessionata della manovra palla a terra. Ma quello rimane il suo credo. Per questo quando il Sassuolo ospitò la Juventus lo scorso 15 luglio, ricevette i complimenti di Sarri, che lodò apertamente De Zerbi: "Lui dà un’impronta, fra gli allenatori giovani è il più interessante" e molte altre parole al miele. Così come aveva fatto praticamente 365 giorni prima per Giampaolo. Quando il tecnico di Giulianova firmò per il Milan, Sarri battezzò così il suo approdo in rossonero: "Marco Giampaolo finalmente in una grande squadra: lo ritengo uno dei più grandi talenti tra gli allenatori italiani".

INTEGRALISMO - Il percorso dei due figliocci però ha preso strade diverse. Quello di Giampaolo si è fatto più tortuoso e da quando ha lasciato il Doria non ha ancora fatto rivedere il fantomatico "bel gioco". Dall'altra parte c'è un De Zerbi che strappa applausi da chiunque e con il suo Sassuolo ottiene ottimi risultati. Una sola cosa li continua a legare ed è l'integralismo o quello che Giampaolo chiama "essere un talebano". Non importa l'avversario, la gara dev'essere fatta sempre allo stesso modo: palla a terra, manovra veloce, pressing alto. Un credo visibile a occhio nudo nel Sassuolo, ma che al Torino non si è ancora vista.