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tor toro Cairo: “Vent’anni di Toro: ho tre momenti preferiti. Il mio piano? Ecco qual è”

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Cairo: “Vent’anni di Toro: ho tre momenti preferiti. Il mio piano? Ecco qual è”

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Il presidente granata ha parlato dei suoi vent'anni da presidente e di molte altre tematiche
Redazione Toro News

In occasione dei festeggiamenti del suoi 20 anni di presidenza del Torino, Urbano Cairo, è intervenuto ai microfoni di TeleLombardia. Il patron granata, fra le tante cose, ha parlato dell’ex capitano Andrea Belotti e del suo mancato approdo al Milan nel 2017: “Se mi sono mai pentito di non aver venduto al Milan Andrea Belotti? Questa è una leggenda metropolitana. Belotti aveva una clausola a 100 milioni. Dopodiché il Milan nell'anno in cui voleva prendere Belotti, ovvero il 2017, aveva fatto una campagna acquisti molto dispendiosa. Aveva speso una cosa come 180, 200 milioni. Vennero da noi e ci dissero: "Noi vorremmo prendere Belotti". Io dissi "Bene, parliamone. Qual è l'offerta che vi fate?". E Fassone disse: "Noi adesso non abbiamo più soldi, ma quello che potremmo fare è Belotti in prestito oneroso, tipo 5 milioni, con obbligo di riscatto a certe condizioni". E io dico "Mah, scusa, Marco, io ho un centravanti come Belotti, ha fatto 26 gol, faccio fatica a venderlo perché evidentemente la piazza sarebbe molto scontenta, posso mai vendere Belotti per un prestito oneroso per 5 milioni e forse un riscatto obbligato?". È una cosa che è quasi un insulto. Questa fu l'offerta del Milan".

Cairo sui suoi 20 anni da presidente: "I miei momenti preferiti sono..."

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In occasione dei vent'anni della propria presidenza, Cairo ha avuto modo di parlare del proprio impegno: "Non amo le ricorrenze, ma sono stati vent'anni di pathos, di emozione, voglia di fare bene. Poi a volte ce la fai, a volte meno: è il calcio. Ma l'impegno non è mai mancato, come gli investimenti. Sempre stando attenti a non fare il passo più lungo della gamba: non mi posso permettere di fare investimenti da 50-100 milioni". Il patron granata ha poi ricordato tre momenti come i suoi preferiti in questo ventennio: "La promozione in A del 2006, nove mesi e nove giorni dopo aver preso la presidenza: fu una grande cavalcata con De Biasi allenatore, una squadra messa insieme da un giorno all'altro, che di fatto aveva 9 giocatori più 5 della Primavera. Non c'erano neppure i palloni, era tutto da fare. Poi la terza annata con Ventura quando a un certo punto, a 8 partite dalla fine, facemmo un patto con i giocatori per giocarcela fino in fondo: arrivammo a 58 punti, settimi in classifica, andando in Europa. La notte di Bilbao è ancora nel mio cuore. Unica squadra ad aver vinto in casa loro. E poi l'annata 2018/19 con Mazzarri quando arrivammo settimi, ma a un certo punto nel girone di ritorno eravamo addirittura quarti".

Cairo sullo stadio: "C'è la possibilità di..."

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Argomento molto caldo in questi mesi è quello dell'Olimpico Grande Torino: "C'è la possibilità - ha affermato Cairo - di acquistarlo, ne parleremo col sindaco Lo Russo appena possibile, sicuramente in tempi veloci. E' una cosa che mi piacerebbe fare sicuramente.". Tra i temi trattati, anche quello economico. In particolare, quello dei diritti tv: "Oggi la Premier è sui 4 miliardi l'anno, noi a un miliardo. Nel 2018 volevo portare da noi Tebas, che in Spagna ha fatto cose spettacolari: ci eravamo riusciti ma qualcuno non lo volle". Per sopperire a questa mancanza, Cairo ha sottolineato l'importantanza del player trading: "Ormai lo fanno veramente tutti, perché fare le plusvalenze serve a mettere a posto i bilanci che possono essere un po' deficitari. Nei 20 anni prima di me il Toro ha avuto 7 presidenti diversi! A partire da Sergio Rossi, che se ne andò perché era contestato, Gerbi-De Finis, Borsano, Goveani, Calleri, Vidulich, Cimminelli. Nei 10 anni prima di me il Toro, che era fallito e io l'ho preso da un fallimento, aveva fatto 6 anni in B e 4 anni in A e 3 volte era retrocesso. Questo è il Torino che ho preso io, poi ci sono stati momenti fulgidi negli anni '40 col Grande Torino, momenti belli negli anni '70 con Pianelli, ma il Toro che ho preso io era certamente ben diverso. Un Toro fallito, sempre in Serie B, o perlomeno 6 volte su 10. Questo è quello che era. Quando ho preso il Toro nel 2005, una delle voci che si leggevano di più sui giornali - ha concluso a riguardo il patron granata - era quella che sosteneva che a Torino non potevano coesistere 2 squadre. Ci doveva essere un'unica squadra, e certamente non era il Torino perché era fallito”.

Cairo su Ricci: "Non c'era nulla a gennaio"

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Inoltre, Cairo ha parlato della trattativa che ha portato Samuele Ricci alla corte di Max Allegri al Milan nell’ultima sessione estiva di calciomercato: “Ricci e Milan erano promessi sposi a gennaio? Assolutamente no. Non c'era nulla da questo punto di vista. Ricci era un giocatore che interessava al Milan ma io a gennaio non ho mai parlato di questa trattativa, anche perché per noi il ragazzo era importante, per noi come squadra, per fare un campionato buono come poi abbiamo fatto. Speravamo di fare qualcosa in più, anche l'infortunio a Zapata ci ha fortemente penalizzato". Tematica toccata anche quella della Nazionale, con un appello di Cairo alle varie società: "Credo che ci debba essere più coraggio da parte delle società nel far giocare i giovani italiani. Dobbiamo far crescere i settori giovanili. Tutto un movimento che va rilanciato. Ieri il calcio italiano era un punto d'approdo, oggi è di passaggio. Oggi è approdo per giocatori che hanno finito la carriera". 

Cairo sul presente: "Il mister è motivato"

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In conclusione, il patron granata si è soffermato sul presente e sugli obiettivi per questa stagione: "La squadra è competitiva, l'abbiamo costruita col mister Baroni e il d.s. Vagnati. Ora sono arrivati otto giocatori, alcuni molto forti. Asllani? Deve ritrovare il ritmo partita, ma sarà importante. Sono convinto che sia un giocatore importante per l'economia del nostro gioco: può consentire a calciatori come Casadei, Anjorin, Gineitis, Ilic o Vlasic di essere lanciati in gol. Simeone e Ngonge hanno giocato poco l'anno scorso, ma cresceranno. Possiamo fare buone cose, c'è potenziale. Niente proclami, perché siamo partiti male con la brutta sconfitta con l'Inter che mi ha fatto molto arrabbiare. Ma la squadra c'è, bisogna fare meglio dell'anno scorso. Il mister è motivato per fare bene, sono fiducioso. Schuurs? Ha avuto purtroppo problemi importanti, di cartilagine... Poi senza entrare nei dettagli tecnici, ma certamente ha avuto dei problemi. Spero possa tornare il prima possibile, ma per il momento non so dare una data. Al momento è difficile dirlo". 

Cairo sui tifosi: "Ecco i miei obiettivi per i tifosi"

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Anche riguardo ai tifosi il presidente ha espresso un commento, allontanando anche in qualche modo le varie lamentele: "Forse erano più stoici quando non c'ero io visto che hanno fatto 6 anni in B e solo 4 in A. Quello che conta oggi è cercare di fare una squadra il più possibile competitiva, come abbiamo provato a fare ora. Poi cercare di essere vicini a squadra e mister per metterli in condizione di dare assolutamente il meglio, poi il campo dirà quello che riusciremo a ottenere. Se siamo qui a farci il mazzo e investire, perché il bilancio quest'anno non sarà in utile, è perché vogliamo fare qualcosa di buono e di meglio anche soltanto dell'anno scorso. Poi alcune cose buone in questi anni le abbiamo fatte e vanno considerate, non può esserci il luogo comune di dire che va tutto male. Tante cose buone ci sono state. Siamo al 14° anno di fila in A, per la maggior parte nella parte sinistra della classifica". Questo per il passato, ma per il futuro? Sono tre gli obiettivi che si pone Urbano Cairo per cercare di soddisfare i tifosi: "Ricucire con i tifosi? Io sto lavorando per fare il Toro migliore possibile, che possa dare risultati che soddisfino i tifosi. Oggi leggevo una lettera che mi ha mandato Giancarlo Caselli, il grande magistrato e grande tifoso del Torino, che mi diceva: 'Ok i risultati, ma non si dimentichi che ci sono altre due cose importanti. Una: il fatto di avere lo stadio di proprietà. Due: il Museo del Toro che dev'essere riportato a casa e non stare a Grugliasco'. Sono entrambi obiettivi che io mi pongo nei prossimi anni. Quello che conta per ricucire è fare una squadra competitiva, ottenere risultati, dare quel tremendismo che i tifosi vogliono, e in più aggiungere le due cose che ho detto".