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tor toro Torino, Elmas: “Farò il massimo. Le telefonate con Sosa e Pandev…”

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Torino, Elmas: “Farò il massimo. Le telefonate con Sosa e Pandev…”

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L’intervista completa di Eljif Elmas rilasciata ai microfoni del Torino Fc
Redazione Toro News

Il nuovo acquisto granata Eljif Elmas si è raccontato ai microfoni del Torino FC, parlando delle sue prime emozioni, delle ambizioni con la maglia del Toro e del legame con la sua famiglia e la sua terra. Tra aneddoti e ricordi, il centrocampista macedone ha svelato curiosità sul suo percorso e sulle sue aspettative per questa nuova avventura.

Quali sono le tue prime emozioni in granata? "Sono contento di essere parte di questa squadra con questa grande storia. Ci sono tante cose belle: è una bella città ed un club veramente con una grande storia".

Qual è stato il tuo primo pensiero quando hai sentito di questa possibilità di venire qua al Torino? "Già conoscevo tanti ragazzi. Conosco come giocano perché guardavo sempre le partite di Serie A, conosco bene il calcio di Torino, conosco come giocare in questo stadio ed è veramente una cosa importante. È stato subito bello".

Con chi hai parlato dei ragazzi che sono qua? "Subito, quando già sapevo qualcosina di Torino, ho chiamato Borna Sosa perché lui parla una lingua simile alla mia e mi ha raccontato tante cose belle e così siamo andati avanti e sono venuto qui".

Ma lo conoscevi già prima? "Abbiamo giocato una volta contro, in Macedonia vs Croazia, ma ci stava un amico che giocava con lui allo Stoccarda e lui mi ha dato il numero… Così ho parlato con lui".

Il tuo amore per il calcio parte da molto lontano: a tre anni, raccontavi, giocavi a pallone in strada con i bambini più grandi. Ti ha aiutato? "Certo, anche tantissimo perché in questi momenti che giochi in strada capisci tante cose di calcio e di cosa sia il calcio in verità. È stato un divertimento speciale per me giocare in strada già dalla mattina fino alla sera: mettevamo due piccole scarpette e qualcosa come porta e giocavamo così da mattina fino a sera. Non avevamo telefoni quindi cercavamo il modo di ritrovarci tutti insieme alla stessa ora o andavamo a cercare ragazzi casa, bussando per invitarli a giocare. È stato sempre veramente speciale e in verità mi dispiace che oggi i ragazzi non conoscano questa emozione di cercarsi e giocare questo calcio".

La famiglia è sempre stata un valore aggiunto per te, quanto ha inciso anche nella tua maturazione come calciatore? "Veramente tantissimo. Da quando sono piccolo mi hanno sempre messo in mente che devi rispettare i più grandi e devi accettare questa cultura speciale che abbiamo noi. Loro mi hanno sempre dato qualcosa di più che, come si dice in Macedonia, si vive sempre con rispetto dei più grandi. Per me è una cosa speciale perché noi ancora in Macedonia viviamo tutti insieme in una casa con 25 e 30 persone, mangiamo insieme e veramente si impara tante cose. Per questo dico sempre che la famiglia è al primo posto per me".

Ti seguono qua a Torino? Sono venuti con te in Germania? "Io lascio sempre decidere a mio padre, che decide per me per qualsiasi cosa. Loro mi hanno sempre sostenuto fino all’ultimo momento e li ringrazio che sono stati vicini a me finora".

L’Italia ti è rimasta nel cuore: hai giocato a Napoli e adesso riparti dal Toro. Che ambizioni hai da questa esperienza? "Io sono sempre un ragazzo emozionato.Con grandi aspettative su di me ho sempre cercato di fare il massimo. Sono sicuro che farò sempre il massimo per il Toro e farò il mio il massimo per la squadra, la città e i tifosi. Vediamo cosa mi darà questa stagione, ma penso che sarà bene per tutti".

Nel tuo percorso, prima al Fenerbahçe, poi a Napoli, poi al Lipsia, hai capito cosa serve veramente ad un calciatore per vincere titoli e trofei. Questo quanto ha arricchito il tuo bagaglio personale? "Tanto veramente. Già a 16 anni stavo in nazionale , e ho giocato con grandi giocatori. Prima in nazionale è stato Pandev: stavo vicino a lui, guardavo come lui si comportava con ragazzi giovani, come doveva essere il capitano come deve essere una persona seria. A 17 anni stavo al Fenerbahçe dove sono stati tanti, ma veramente tanti top player come Van Persie, Martin Skrtel, Valbuena. Tutti questi sono grandi giocatori con grande personalità e carattere. Da queste belle persone ho imparato tanto. Al Napoli il mio primo allenatore è stato Ancelotti che mi voleva e ho imparato tanto anche da lui e da gente come Koulibaly, Mertens, Insigne… Loro sono un esempio di come deve essere un calciatore. Normalmente quando stai in queste squadre devi sempre cercare un modo di vincere ed è stata una bella cosa imparare a vincere".

Hai parlato di Pandev… Che cosa rappresenta lui per il calcio in Macedonia e cos’ha rappresentato per te? "Pandev è un grandissimo giocatore prima di tutto, ha vinto tutto ed è stato e sarà sempre un esempio in Macedonia. Mi sono sempre detto però di non guardare uno che ha vinto perché voglio sempre mettere qualcosa di più, ma ho accettato da subito ciò che ha vinto Pandev perché ha vinto tantissimo ed è un esempio per me, ed è incredibile averlo come “ambasciatore” della Macedonia".

Parlate spesso? "È stato in Germania e abbiamo parlato. Grandissima persona. Ora mi aiuterà tanto in nazionale perché è arrivato come Direttore sportivo della nazionale e sarà una bella cosa anche per i più giovani".

Gli hai parlato del Torino? "Sì, lui mi ha detto “Devi andare” perché è un club veramente con una grande storia".

Quando ti hanno chiesto cosa ti piaceva del calcio di Spalletti hai sempre detto “Giocare come una squadra”. È la stessa filosofia che accompagna il lavoro di Mister Vanoli… Ne avete parlato? "Sì, qui puoi vedere una squadra unita. Sono tutti bravi ragazzi e l’ho visto dai primi giorni. Mi hanno subito accettato in una maniera speciale, come altri giocatori che sono arrivati qui. Io credo in queste cose: sono buone cose per diventare una top squadra e vincere qualcosa di importante".

Hai scelto la maglia numero 11. Come mai? "È stato velocissimo perché quando avevo 7/8 anni giocavo in una squadra di scuola che aveva maglie Joma, ero un esterno sinistro, loro erano più grandi di tre anni e ho sempre usato il numero 11. Mi sono detto di riusarla sperando che mi dia qualcosa di speciale".

Tu ti senti più un attaccante che fa assist o un centrocampista che fa gol? "Difficile rispondere… Mi sento un centrocampista che fa gol, ma mi piace giocare in attacco. Voglio tutt’e due in verità: fare assist e gol e aiutare la squadra. Non sono un giocatore che gioca per se stesso… Io voglio giocare con i ragazzi e per la squadra. Si vince sempre con la squadra, da solo non vinci niente".

Sbilanciamoci… "Quanti gol fino a fine stagione? "Non voglio parlare prima… Vedremo".

Andiamo fuori dal campo… Ti piace la cucina italiana? "Tanta roba, si mangia tanto bene".

Piatto preferito? "Non ce l’ho ma a Napoli mangiavo sempre la pizza".

Papà e mamma oltre ai valori che ti accompagnano, ti hanno insegnato la cultura del lavoro. Ci racconti cosa facevi ogni giorno dopo che uscivi da scuola?"Dopo scuola, andavo ad allenamento, poi andavo ad imparare inglese e dopo inglese subito c’era la pasticceria di mio padre in cui andavo sempre ad aiutarlo. È stato un piacere per me, ma continuo a farlo anche oggi. Quando vado in Macedonia e ho tempo di andare ad aiutare la mia Pasticerria… Vado sempre. Se ci sta tanta gente sempre li aiuto. Anche a mio padre, anche ai miei cugini… Sono contento di poterli aiutarli in tutte le materie".

Tuo papà venendo a Napoli ha cercato ispirazione nei maestri pasticceri di Napoli… "Sì giusto, ma non solo a Napoli. Da quando sono piccolo lui ha sempre preso pullman di 11 ore per venire in Italia e imparare i dolci per rifarli in Macedonia. È stato interessante anche per me venire in Italia a giocare dopo questo… Lo vedo come una cosa che Dio ti dà perché lui ha sempre fatto 11 ore per venire. Ora è più facile: vive qui e impara più velocemente".

Qui a Torino il dolce e il cioccolato. Ti piace?"Sì ma non ne mangio tanto ultimamente".

Come mai?"Perché non giocavo tanto quindi non potevo mangiare tanto".

Hai già avuto modo di visitare la città?"Sì, con mio padre stiamo cercando casa e abbiamo visitato il centro".

Cosa ti è piaciuto della città?"Mi è piaciuta la costruzione della città… Bellissima".

Stai cercando casa… Ti serve una casa grande per ospitare i tuoi amici e familiari quando verranno. Vorresti abitare nel centro oppure un po’ fuori come facevi a Napoli?"Questa volta sarò da solo quindi sceglierò il centro, ma vediamo… Ho un cane di 100kg (ride ndr) e devo cercare per lui una casa a parte".

Che razza è e come si chiama?"È russo, Aaron".

Camminando per Torino, qualche tifoso ti ha fermato e salutato?"Per ora bene. In Lipsia non c’è questa cultura di salutarti e puoi camminare dove vuoi facilmente. Dopo un anno è stato bello fare foto con i tifosi del Toro".

Qui sono calorosi… "Questo è speciale. Anche per questo sono tornato in Italia".

Cosa piace fare ad Elmas nel tempo libero? "Dipende. Quando c’è la stagione e si giocano le partite rimango a casa per riposare e stare con la famiglia, giocare alla PlayStation o a qualcos’altro".

Metti tante foto con il Quad. Ti piacciono i motori?"Mi piacciono tante cose. Non vado tanto al mare e preferisco le montagne. Da piccolo sono sempre andato nella casa che abbiamo in montagna in Macedonia e mi rilassa. La montagna è dura… Devi camminare 20 km in salita".

Chiudi gli occhi e sogna… Qual è il tuo primo obiettivo con la maglia del Toro?"Vincere tutte le partite fino all’ultimo".

Un saluto ai tifosi…"Devono essere sicuri che darò sempre il massimo per loro".