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Torino, tattica e mentalità: alla scoperta del metodo Baroni

Gianluca Sartori Direttore 
Andiamo a scoprire le caratteristiche del nuovo allenatore granata

Con la voce forte e calma, Marco Baroni sta sempre al centro della scena. Il tecnico non è certo un volto nuovo della Serie A - a differenza di ciò che poteva essere Paolo Vanoli un anno fa - ma in questo momento, all’inizio del ritiro di Prato allo Stelvio, è intorno a lui che si addensano le curiosità di tifosi, addetti ai lavori e giocatori. L’allenatore è planato nel mondo granata cercando di portare serenità ma anche idee chiare, a livello calcistico e non solo.

Baroni, razionalità ed esperienza i suoi tratti distintivi

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Caratterialmente, Baroni sta portando esperienza e razionalità. Viene naturale, anche da questo di vista, confrontarlo con Vanoli, uno che si accendeva facilmente e si faceva sentire tanto a livello di decibel. Il tecnico fiorentino ha un portamento diverso. Raduna la squadra in mezzo al campo, presenta il programma dell’allenamento e spiega il ragionamento dietro alle esercitazioni che si andranno a compiere. Poi è il momento del lavoro. E qui Baroni è fermo e deciso nel chiedere, fin da subito, intensità massima. Il primo allenamento a Prato allo Stelvio ha proposto un menù completo: esercitazioni tecniche, undici contro zero, partitella a tema, parte atletica.

Il nuovo Torino di Baroni

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Sul piano tecnico-tattico, da annotare il fatto che Baroni chiede molto spesso la verticalità. Prendere palla e giocare in avanti è il mantra. Necessario individuare fin da subito un’identità tattica precisa. Il modulo tattico di base, come noto, è il 4-2-3-1, spartito che la squadra già conosce avendolo adottato per sei mesi con Vanoli. Ma a livello di impianto di gioco, come è ovvio, si cambia. Il lavoro è improntato sulla creazione di corridoi utili a innescare gli esterni offensivi (e qui si attendono, come noto, sviluppi dal mercato: al momento vengono utilizzati Gineitis, Ciammaglichella e Cacciamani, ma nessuno di questi giocatori sarà protagonista in campionato in quel ruolo).

Sul piano della mentalità, Baroni chiede grande concentrazione e applicazione. Anche a questo serve l’intensità: in allenamento si deve andare forte per saper conoscere e gestire la fatica (e in questo concetto c’è invece una similitudine con quanto predicava Vanoli). “Ora siamo stanchi, è il momento più importante della partita – dice Baroni quando la partitella sta per finire -. E’ ora che bisogna usare la testa”. E poi, posata la palla, gli ultimi venti minuti di lavoro sono sulla parte fisica. Un’ora e mezza di lavoro e si corre alla fine, perché non bisogna mollare dal primo all’ultimo secondo.