La fascia da capitano e il crac a San Siro
—Per capire il peso di questo momento bisogna riavvolgere il nastro fino all’inizio della scorsa stagione. “Volevo qualcuno che rappresentasse al meglio i valori, ai quali credo fortemente e che mi sono vicini, di questo straordinario club: ebbene Zapata li incarna al meglio”, dichiarava l’allora tecnico granata Paolo Vanoli, commentando la nomina a capitano del colombiano – reduce da una prima annata da 12 gol.
Zapata parte subito forte: segna contro il Milan alla prima giornata e contro il Verona alla quinta. Ma oltre ai gol, si fa sentire anche come leader, soprattutto quando l’avvio da primato in classifica comincia a vacillare. Dopo il primo k.o. in campionato con la Lazio, si espone in prima persona: “Spero che impareremo dai nostri sbagli – è il monito di Zapata – solo in questo modo potremmo crescere ed alzare il livello. Ora dobbiamo avere calma, capire gli errori e ripartire preparando bene la sfida di sabato prossimo contro l’Inter”. Contro i nerazzurri il Toro non parte nemmeno male, ma poi è Maripan a rendere vane le parole del capitano con un brutto intervento ai danni di Thuram: rosso diretto e doppietta del francese. È proprio Duvan a riaccendere le speranze sfruttando un’assistenza di Gineitis. Dalle parole ai fatti: si spende, lotta, fa quella corsa in più che all’82’ gli costa carissimo. Il ginocchio sinistro cede, e da lì l’uscita in barella, le mani a coprire il volto rigato dalle lacrime e la preoccupazione generale, con persino Thuram che si lascia andare a un messaggio: “E’ orribile quando si vedono scene di questo tipo: faccio a Zapata un grande in bocca al lupo”.
Il lento recupero e il sollievo del rinnovo
—Il 7 ottobre arriva il verdetto degli esami: lesione del legamento crociato anteriore, del menisco mediale e del menisco laterale. Tradotto: stagione finita. “Ora guardiamo avanti, nelle sfortune dobbiamo riuscire a tirare fuori qualcosa in più, io per primo nel trovare soluzioni diverse” è l’appello di Paolo Vanoli ai suoi giocatori, privi del loro leader e forse anche della spinta per ambire a traguardi più alti della metà classifica.
Da quel momento per Zapata comincia un lungo percorso di recupero, che passa per l’operazione del 15 ottobre a Lione e la riabilitazione. Torna al Filadelfia soltanto ad aprile, per il lavoro personalizzato. Come lui è rimasto vicino ai compagni nei momenti difficili, la società ricambia il 18 aprile con il rinnovo fino a giugno 2027. “Devo ringraziare Cairo, perché mi ha rinnovato il contratto mentre ero alle prese con un grave infortunio. E’ stato un bel gesto, ora voglio ripagare”.
Dal dietro le quinte, Zapata comincia pian piano a tornare sotto i riflettori. Riassaporare. Il 4 maggio si prende l’affetto del tifo granata leggendo emozionatissimo i nomi dei caduti di Superga. Nei giorni successivi al bagno di folla sul colle, racconta il periodo difficile e la voglia di tornare un punto di riferimento: “Mi considero mentalmente forte e lo sto affrontando in maniera molto positiva però è dura – si lascia andare Zapata – Pian piano io mi sto rimettendo e sto cercando di tornare a essere quello che ero”.
Estate: il reintegro e Valencia
—E poi il 5 giugno, quel “Sto bene mister, comincio a essere io”, detto a Marco Baroni, prima di calarsi nel lavoro individuale mentre gli altri sono in vacanza. L’obiettivo è farsi trovare pronto per l’8 luglio, primo giorno di raduno. Nei giorni di preparazione al ritiro di Prato allo Stelvio, Zapata svolge i test fisici come i compagni. Un altro piccolo traguardo, prima di rientrare – anche se per una ventina di minuti – in gruppo nella località montana: “E’ un’emozione, è bello ritornare a sentirmi di nuovo io, a competere ed allenarmi coi compagni. Piano piano mi sto reinserendo: la cosa importante è che oggi sono contento e sono in crescita. Mi sono sentito bene, sono sicuro che d’ora in poi migliorerò sempre”.
Non figura comunque tra i convocati per le amichevoli in Alto Adige e a Montecarlo. Assenze che, unite alle dichiarazioni di Baroni – “La sua testa è sempre stata dentro la squadra, aspettiamo che riporti anche il fisico all’interno” – fanno pensare a un recupero a data ancora da destinarsi. Il Toro nel frattempo aggiunge una nuova pedina in attacco: Giovanni Simeone. I buoni segnali, però, arrivano dalla partita in famiglia all’Olimpico Grande Torino contro la Primavera, in cui resta in campo un tempo mostrando innegabili progressi. E così Baroni decide di portarlo a Valencia non da semplice accompagnatore, ma da giocatore a tutti gli effetti, alimentando le speranze dei tifosi di vederlo presto integro e alla guida della squadra.
Zapata, restano gli interrogativi
—Sicuramente una nota lieta in una serata storta quella di Zapata. Ora bisogna capire se si tratti di un fuoco di paglia o dell’inizio di un intensificarsi del miglioramento delle sue condizioni. Baroni punta ad averlo il prima possibile, magari già alla prima gara dopo la sosta per le nazionali. Nei prossimi giorni arriveranno aggiornamenti.
C’è tanta curiosità sul rientro del colombiano: in primis per capire il suo stato di forma e se saprà tornare a incidere come nel periodo pre-infortunio. Ieri a Valencia, anche in quei cinque minuti, ha fatto sentire la sua presenza, ma è logico che servano più minutaggio e test probanti, in gare dove ci sono punti in palio, per valutarlo davvero. “Mi sento uno degli attaccanti più forti della Serie A ogni giorno”, aveva affermato qualche settimana fa. Vedremo se carta d’identità e lungo stop riusciranno a non intaccare questa consapevolezza.
Altro tema aperto: la convivenza con Adams e Simeone. Tre attaccanti importanti che Baroni dovrà saper gestire. L’ipotesi della doppia punta è un’opzione, così come l’adattamento di uno o entrambi alle sue spalle, con Vlasic spostato sugli esterni. Interrogativi a cui Baroni dovrà dare risposte in fretta, senza tralasciare le falle nella costruzione offensiva e in fase difensiva.
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