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Toro fragile e senza guide: San Siro infligge una lezione

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Un Toro senza leader non regge il test contro l'Inter: indicazioni per Baroni
Matteo Curreri

“In questa partita serve anche una partita tecnica, ho preferito un centrale mancino. Maripan sta bene e presto andrà in campo. Io cerco di far crescere ventidue titolari”. La scelta di Marco Baroni di lasciare in panchina contro l’Inter Guillermo Maripan ha generato più di qualche perplessità. A partire dalla diramazione delle formazioni ufficiali, per poi trovare ulteriori conferme durante lo svolgersi di un incontro che ha assunto tinte catastrofiche per i granata: un netto 5-0, senza diritto di replica.

Le partite di Coco e Masina – come di tutta la squadra nel complesso – sono state gravemente insufficienti e han fatto palesare limiti tecnici e caratteriali. Sulla sciagurata serata del Meazza c’è tanto del loro e di chi, ovviamente, li ha mandati in campo. “Maripan sta bene. Per me è un titolarissimo – aveva detto Baroni nella conferenza di domenica pre-partita, con il cileno già reduce dall’esclusione di Coppa Italia. “Masina e Coco hanno fatto una buona partita col Modena, ma Maripan sarà della partita sicuramente”, aveva poi aggiunto, di fatto già preannunciando quanto poi visto la sera seguente. L’esperimento preparato dal tecnico toscano è fallito e sarebbe alquanto curiosa una recidiva.

Maripan, durante la gestione Vanoli, ha zoppicato nella fase iniziale della sua stagione. Proprio contro l’Inter si è reso protagonista di un episodio scellerato: quel rosso su un’entrata scomposta su Thuram. Ma col tempo è diventato una colonna non solo tecnica, ma soprattutto sul piano dell’esperienza e della leadership. Contro l’Inter sarebbe stata la chiusura di un cerchio, la prova provata di questo percorso attraversato dal suo approdo a Torino. Baroni invece ha optato per un duo fin troppo leggero, privando il Toro di una delle figure di spicco dello spogliatoio e sul terreno di gioco.

Un centrocampo troppo verde per San Siro

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La partita del Toro è durata 18 minuti. I granata, dopo il gol siglato da Bastoni, hanno di fatto reso marginale quanto visto di buono inizialmente in termini di compattezza e fluidità nell’uscita dal basso. Da quel momento, il coraggio decantato da Baroni alla vigilia è andato a farsi benedire, se non nell’ostinazione di costruire palla a terra dalle retrovie senza badare a un avversario determinato e in fiducia e al mismatch di qualità tra difensori e attaccanti. Dal coraggio alla presunzione, la linea è sottile. I gol di Lautaro e Bonny sono le immagini, per forza di cose, più lampanti. Sul gol dell’argentino, è Gineitis a farsi trascinare nella spirale negativa, ma non è il solo compagno di centrocampo ad aver vissuto una serata storta. Casadei ha avuto un suo ruolo sul primo gol di Thuram e in campo fatica ancora a trovare una collocazione. Di certo, non ha fatto un’ottima impressione al ct azzurro, Gennaro Gattuso, seduto sulle tribune del suo ex stadio.

L’unica nota lieta è stata Ilkhan, che ha avuto un buon impatto da play ed è andato in crescendo rispetto al Modena. Poi – come tutti – si è fatto soffocare da San Siro. Baroni si è affidato a tre Gen Z di fronte a un già ottimamente inserito Sucic e all’esperienza di Mkhitaryan e Barella. Difficile reggere quel carico, soprattutto quando la situazione si fa particolarmente avversa come ieri sera.

I leader mancanti

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Al Toro è mancato il mordente, ma non c’è più di tanto da stupirsi: i giocatori più esperti vivono un periodo di enorme difficoltà. Gli over 30 schierati ieri in campo dal primo minuto erano Masina e Biraghi, che hanno palesato limiti preoccupanti per il prosieguo della stagione. Sul secondo pende sulle sue spalle, oltre a un Thuram apparso fin troppo dominante sul gol del poker, una titolarità che non può nemmeno vacillare: il Toro non ha ancora fatto sua un’alternativa, ma forse – dalle prove espresse in queste prime battute - servirebbe più di un semplice cambio. Ma non si può non citare Nikola Vlasic, che non è un over 30, è un classe ’97, ma è quel giocatore designato, da come viene descritto e per qualità, a leader tecnico, ma che rischia di arenarsi nell’incompiutezza. Il 10 anche ieri si è preso una pausa, quando il Torino avrebbe avuto più bisogno di farsi guidare, pur contro la finalista della scorsa Champions League e la sua innegabile superiorità.

L'attesa di Zapata e la lezione di San Siro

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Viene così da segnalare come al Toro stiano latitando quelle figure in grado di dare una scossa, che in cuor loro sanno di poter essere, almeno sul piano delle motivazioni, al pari dell’Inter. Uno di questi era sicuramente Maripan e Baroni potrebbe aver appreso come reinserirlo nella line up titolare possa infondere maggiore sicurezza sia al reparto arretrato che ai compagni più inesperti o spesso svagati. Sempre considerando la situazione di un Zapata a meno del mezzo servizio. Ieri il colombiano era atteso sul luogo del misfatto che ha avuto conseguenze pessime sia personali che sulla passata stagione dei granata e forse anche su Vanoli. Ma forse è stato giusto risparmiargli una passerella traballante, che conduceva a un Toro proiettato alla deriva. Ma è chiaro che la sua presenza manchi come l’aria, nelle sue vesti di trascinatore. La positività di chi, dopo essersi rotto un crociato a 33 anni, parla di doppia cifra senza provare dubbi alcuni. Baroni farà ora le sue valutazioni. Masina e Coco saranno stati funzionali alla vittoria col Modena, ma con l’Inter passano gradi di separazione. Una legge che rasenta la banalità, ma mai quanto ieri sera decisamente veritiera.