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IL TEMA

Toro, gli “uruguaiani granata” prima di Israel: da Aguilera al portiere Ichazo

Matteo Curreri
Il racconto dei connazionali di Israel che hanno fatto tappa sotto la Mole: c’è un trend negativo da invertire

Il Torino accoglie il suo nuovo portiere: Franco Israel, 25 anni, proveniente dallo Sporting Lisbona. Ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2028 con opzione per la stagione successiva e si è già presentato ai tifosi granata con un video sui social in un italiano fluente: “Ciao ragazzi, sono Franco. Sono molto felice di essere qui, non vedo l’ora di vedervi allo stadio”.

Ha scelto il numero 81 e ora c’è molta curiosità per capire se sarà in grado di rimpiazzare Vanja Milinkovic-Savic, che ha scelto Napoli e Conte per continuare il suo percorso di crescita. Un’eredità pesante per Israel, che però rappresenta anche un’occasione per rompere una sorta di maledizione storica: il difficile rapporto del Toro con i calciatori uruguaiani.

Luci e ombre di "Pato" Aguilera

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L’antesignano tra i giocatori uruguaiani a vestire la maglia granata fu Raul Mezzadra: una sola presenza nella stagione 1940-1941. Da quel momento un vuoto, colmato nei primi anni ’90. Nell’estate del 1992, quella successiva alla finale di Coppa Uefa con l’Ajax, il Toro accolse Carlos “Pato” Aguilera, che nella stessa edizione della seconda competizione continentale riuscì in coppia con Skhuravy nell’impresa di sbancare Anfield. Questo in maglia Genoa, prima di raccogliere 16 reti in 43 presenze nella sua prima annata sotto la Mole, fregiandosi anche della vittoria della Coppa Italia alzata sotto il cielo di Roma e contro la Roma. Tuttavia, l’incantesimo si ruppe presto: soltanto una rete in 11 gettoni nella stagione successiva, poi il ritorno in patria al Peñarol, dove collezionò titoli a ripetizione. Mantenne però, suo malgrado, un rapporto borderline con l’Italia: nel 1996 fu condannato in via definitiva a due anni di reclusione per sfruttamento della prostituzione, pena rimasta inseguita e cancellata dall’indulto del 2007.

“Il Principe” Francescoli

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Aguilera condivise il suo biennio in granata con altri due connazionali, uno per stagione. Il primo fu Marcelo Saralegui, che sbarcò ventunenne a Torino nell’estate 1992 dal Nacional Montevideo. Non venne mai preso in considerazione dal tecnico Emiliano Mondonico, che gli concesse soltanto due spezzoni e tre presenze in Coppa Italia. Tornato in patria divenne un’icona nazionale: indossò in più occasioni la fascia di capitano della Celeste.


Nell’estate 1993 fu invece il turno di Enzo Francescoli, senza dubbio uno dei più grandi giocatori della storia dell’Uruguay. I suoi anni migliori li trascorse sicuramente in Argentina e in Francia, dove rubò gli occhi a un certo Zinedine Zidane, estasiato dalle sue giocate con la maglia del Marsiglia, tanto da chiamare suo figlio Enzo in suo onore. “Il Principe” Francescoli, prima di approdare in granata, mostrò la sua classe sui campi della Serie A già con la maglia del Cagliari. “Al Cagliari ho avuto belle soddisfazioni, ma non ho vinto niente. Adesso è arrivato il momento. Con Aguilera faremo anche divertire i tifosi. Non è tardi. Grazie a Dio sono integro e ho imparato a soffrire”, disse il giorno della sua presentazione. Ma la sua esperienza fu deludente, segnata da acciacchi fisici e da un ruolo più arretrato. Chiuse la stagione con 5 gol in 34 partite prima di tornare al River Plate.

Il flop José Franco

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A cavallo tra i due secoli si susseguirono altri tentativi: Rodrigo Lopez, Pablo Gaglianone e Gustavo Mendez. Ma fu il caso di José Franco Ramallo a fare più rumore: attaccante del Peñarol, pagato 14 miliardi di lire nel 2001. Esordì solo nel 2002 dopo complicazioni legali. In campo non mantenne le attese: 9 gol in 45 presenze complessive fino al 2005. 19 gettoni invece per Federico Magallanes, in granata dal 2002 al 2003.

L’era Cairo: Recoba e varie comparse

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Il primo uruguaiano dell’era Cairo fu Alvaro Recoba. Un colpo che nell’estate 2007 generò entusiasmo tra il pubblico granata. Ben 10.000 persone allo Stadio Olimpico: “Non avevo mai ricevuto una accoglienza così, nemmeno all’Inter”, disse l’uruguaiano. “È stata una corte durata più di un anno, ora ci siamo riusciti: il Chino è più di una ciliegina sulla torta”, rincarò la dose il presidente Cairo, ma le grandi aspettative si tradussero in un rendimento discontinuo e sole tre reti: una contro il Palermo e due alla Roma in Coppa Italia. Da quel momento vestirono il granata soltanto vere e proprie comparse: Juan Surraco, Guillermo Rodriguez, Gaston Silva, Pablo Caceres, Alvaro Gonzalez.

Ichazo, il precedente in porta

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Tra il 2015 e il 2019 il Torino ebbe già un portiere uruguaiano: Salvador Ichazo, che raccolse in tutto soltanto 11 presenze. È ricordato soprattutto per due episodi nei derby con la Juventus.  Nel 2015, in un ottavo di Coppa Italia, incassò quattro reti oltre a un’entrata in scivolata non sanzionata di Simone Zaza, tra l’altro autore quella sera di una doppietta nonché futuro compagno del portiere in maglia granata. Tre anni dopo fu invece la volta di Cristiano Ronaldo, che dopo un rigore trasformato lo andò a provocare con una spallata. Prima di Israel, l’ultimo uruguaiano in granata è stato Diego Laxalt. Anonimo il suo passaggio sotto la Mole: per lui 19 presenze tra settembre 2019 e gennaio dell’anno seguente.