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ROME, ITALY - SEPTEMBER 14: Torino FC head coach Marco Baroni gestures during the Serie A match between AS Roma and Torino FC at Stadio Olimpico on September 14, 2025 in Rome, Italy. (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)
"Contro i loro trequartisti, senza chiari punti di riferimento, temevo di andare un po’ in difficoltà col 4-3-3. Così ho pensato di togliere un centrocampista e di mettere un centrale in più proprio per mettere maggiore pressione sui loro trequartisti e per gestire meglio l’ampiezza della manovra giallorossa", e l'idea presentata da Marco Baroni all'Olimpico ha sicuramente avuto i suoi frutti. La chiave del successo in casa della Roma, come non accadeva dal 2020, è stata, oltre alla rete siglata nella ripresa da Giovanni Simeone, una solidità nella fase difensiva che ha reso praticamente vacue le schiaccianti statistiche sul possesso in favore dei padroni di casa (73% contro il 27% granata) e nei tiri totali, 22 a 8, con soltanto 5 tiri in porta dei giallorossi. Il terzo cambio tattico della stagione di Baroni, dal 4-2-3-1 passando al 4-3-3 e infine al 3-4-3 del lunch match di domenica, ha perfettamente funzionato, riuscendo così ad avere la meglio sul tridente leggero schierato da Gasperini con Soulé, El Aynaoui e Dybala come interpreti.
La difesa a 3 - già testata durante la preparazione estiva - ha permesso di far emergere le qualità dei singoli che componevano il terzetto granata. Poderoso Guillermo Maripan, imprescindibile per questo gruppo, e non può essere un caso che il suo reinserimento abbia condotto a due reti inviolate. Il leader di una difesa granata che ora può contare su Ardian Ismajli, ben calatosi nella parte di marcatore polivalente nella morsa avversaria, in un match privo di sbavature. Un esordio da incorniciare dopo l'infortunio che lo aveva tenuto lontano dalle partite ufficiali, con Baroni che ora può fare pieno affidamento su di lui anche per la sua duttilità nei possibili sistemi difensivi, sia a 3 che a 4: "Mi trovo bene a giocare con entrambi i sistemi, con i club e con la nazionale ho fatto il centrale sia in una linea a quattro che in una a tre", aveva affermato proprio lui stesso nei giorni scorsi.
"Non penso che la difesa a tre sia un modulo completamente nuovo per noi – ha invece detto nel postpartita Saul Coco. L'ex Las Palmas è stato protagonista di un precampionato e di un primissimo scorcio di stagione da dimenticare, ma a Roma ha mostrato sicurezza e solidità come non capitava da tempo. Ora l'obiettivo è trovare una maggiore continuità e lucidità nel corso delle partite. È probabile che un ritorno alla difesa a tre lo abbia aiutato, ma non è un'idea di cui è pienamente concorde: “Non credo neanche che sia il numero dei difensori a fare la differenza – ha aggiunto Coco – Contro la Fiorentina, ad esempio, abbiamo anche giocato a quattro e fatto lo stesso una grande partita. La differenza l’ha fatta la cattiveria e la voglia di reagire che abbiamo tirato fuori dopo un brutto esordio”.
Quali sono dunque le prospettive da qui in avanti in termini di sistemi di gioco? Baroni sembra non voler escludere nulla a prescindere, lavorando su una fluidità di moduli e interpretazioni degli incontri, e ciò vale già per l'impegno di domenica con l'Atalanta: "Deciderò strada facendo in settimana: non escludo di tornare alla difesa a 4 – ha affermato il mister, tastando il terreno già anticipato da Coco – l'importante, adesso, è non dimenticare mai che nel calcio di oggi bisogna saper aggredire e ancora aggredire, sempre". Più che i moduli, al primo posto sembra esserci dunque l'abnegazione e la disponibilità ad adattarsi, ma queste prime battute ci hanno ricordato come invece la qualità degli interpreti sia imprescindibile e, se il Torino dovesse perseguire la strada di una linea a tre (o a cinque come accaduto a Roma), le alternative scarseggiano. Nulla di strano, visto che proseguire col terzetto sconfesserebbe il mercato estivo e l'idea di gioco mostrata in carriera da Baroni, ma forse non le caratteristiche della squadra. Il tecnico avrebbe a disposizione soltanto Masina e l'adattabile Tameze: si è dunque tutt'altro che in una botte di ferro, vista anche l'indisponibilità di Schuurs e Sazonov, per motivi differenti entrambi esclusi dalle liste, e anche la non continua tenuta fisica di un titolare come Ismajli. Per questo forse conviene un Toro intercambiabile.
Ma il discorso si sposta anche in prospettiva futura, con il tanto atteso rientro di Duvan Zapata a pieno regime. Il colombiano si è ristabilito dall'infortunio, ma è ancora lontano dalla migliore condizione fisica. Con l'inserimento del totem e con un Simeone così, e forse un po' troppo solo lì davanti, sarebbe uno spreco panchinare uno dei due. Ma nel frattempo Baroni può fare le prove generali con Ché Adams, che sta assumendo attualmente un ruolo secondario dopo aver tirato da solo la carretta da ottobre a maggio della scorsa stagione. "Con loro tre in forma possiamo avere un’altra soluzione, non giocare sempre allo stesso modo", si è espresso il mister sulla questione. La rosa però è stata costruita anche sugli esterni voluti dal tecnico fiorentino e la doppia punta li penalizzerebbe. Le soluzioni che li vedrebbero tutti in campo contemporaneamente rischiano di inficiare sull'equilibrio in fase difensiva e il solo Vlasic sembrerebbe il più indicato a giocare come trequartista. Ma con il mantenimento della difesa a tre e la doppia punta la questione potrebbe ulteriormente complicarsi. Baroni dovrà allora studiare un compromesso che sia allo stesso tempo coinvolgente ed efficace per gli elementi rosa, passando per tutte le evoluzioni tattiche.
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