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Cairo: “Belotti, il matrimonio deve continuare. Bene con Nicola, ma restiamo umili”

Redazione Toro News

 CAGLIARI, ITALY - FEBRUARY 19: Urbano Cairo the president of Torino looks on during the Serie A match between Cagliari Calcio and Torino FC at Sardegna Arena on February 19, 2021 in Cagliari, Italy. (Photo by Enrico Locci/Getty Images)

Il fatto del giorno: oggi ci sarà l’elezione del presidente federale. Sfida a due tra Gravina e Sibilia. Non dovrebbero esserci sorprese per la rielezione di Gravina. Cosa ne pensa?

“Credo anche io che non dovrebbero esserci sorprese. Credo che Gravina abbia fatto un ottimo lavoro in questi ultimi due anni, perdipiù in un periodo molto difficile, perché la pandemia ha generato difficoltà aggiuntive. Il mondo del calcio era già in difficoltà prima. Gravina col suo staff ha lavorato bene per tenere molta razionalità in momenti difficili, capacità di andare avanti in certi momenti anche contro tante voci che erano contrarie. Io stesso lo scorso anno non ero così favorevole a riprendere il campionato. Sbagliavo, ha avuto ragione Gravina a insistere e riprendere, pur con le porte chiuse, che sono un grande peccato perché il calcio è fatto certamente dai giocatori ma anche dai tifosi che generano qualcosa di speciale. Oggi purtroppo questa componente non c’è, manca a tutti, ma Gravina è andato avanti con determinazione. Ha fatto bene e gli dobbiamo molto. Poi ha fatto ottime riforme, come ad esempio nella giustizia sportiva, nominando un procuratore come Chinè. Ha fatto ottime scelte, sa di calcio, merita la riconferma e io certamente lo voterò”.

Sull’ingresso in Lega Serie A dei fondi privati: c’è stata una brusca frenata, si arriverà a questo passo? Il Torino è favorevole.

“Sicuramente sì, noi siamo favorevoli da mesi. Il percorso per fare entrare i fondi nella media company che dovrebbe gestire i diritti tv nazionali e internazionali è iniziato nove mesi fa e credo sia una operazione strategica, viene fatta per cambiare il modo di governare la Lega, che ha avuto delle pecche negli ultimi otto-nove anni. Nel 2012 il calcio italiano aveva un monte diritti tv pari a 900 milioni, secondo solo alla Premier League. La Liga aveva 700 milioni e oggi ha 2 miliardi… Alcune scelte sono state sbagliate, e chiaramente abbiamo fatto passi indietro, il calcio italiano si è fatto superare da Liga e Bundesliga, siamo al quarto posto molto staccati. Questo è dovuto a scelte non giuste. Per questo motivo noi siamo favorevoli, la scelta è legata non solo alle risorse che portano i fondi, ma al fatto di poter mettere a capo della Lega dei manager molto capaci come è stato fatto in altri sport come l’automobilismo. Non credo che oggi bisogna fare marcia indietro solo perché forse i diritti tv nazionali vanno meno peggio di quel che si credeva, perché quelli internazionali invece stanno facendo un passo indietro. Noi quindi dobbiamo guardare al di là delle semplici risorse che metteranno i fondi; serve una gestione globale che negli ultimi otto anni la Lega ha dimostrato di non aver fatto nel modo dovuto. Poi se c’è qualcuno che cambia idea non lo so, ma non credo che sia una buona cosa e non credo faccia bella figura”.

Il calcio professionistico dopo il virus sarà indebolito?

“Sicuramente sì dal punto di vista economico. Mancano e mancheranno molti ricavi, sia quelli da stadio che altri ricavi come quello del calciomercato. Come sempre nei momenti di crisi, però, ci sono anche delle opportunità, facendo meglio le cose che non si facevano così bene nei momenti di abbondanza, per fare le cose che servono, a partire dai vivai, dalle strutture, e dalle altre cose che possono dare al calcio uno slancio nuovo. Adesso è un momento di ripartenza, bisogna fare tesoro degli errori fatti da parte di tutti”.

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