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Le operazioni di mercato del Toro: tre riflessioni su Adem Ljajic

Federico Bosio

"Ljajic era atterrato al Torino due stagioni or sono, sotto precisa richiesta di Sinisa Mihajlovic che ne voleva fare il vero e proprio fulcro attorno al quale avrebbe dovuto ruotare tutta la squadra. Una carica che il serbo ha saputo reggere solamente a metà, vista la discontinuità che l'ha sempre contraddistinto, ma che è completamente cambiata nel momento in cui ha avuto luogo il cambio in panchina: fin dal suo arrivo, Mazzarri è stato molto chiaro con il trequartista. Il tecnico toscano l'ha sempre considerato un elemento estremamente valido a livello tecnico e tattico, ma che avrebbe prima dovuto inquadrare a dovere all'interno dei suoi schemi offensivi e soprattutto difensivi - ed a questo voce si legga la serie di partite trascorse in panchina dal giocatore subito dopo il cambio di allenatore - e che avrebbe dovuto adattarsi al nuovo Toro, e non più viceversa. Quando questo processo è stato completato, nel finale della passata stagione, Ljajic è tornato a vedere il campo e l'ha fatto con risultati ottimi, perfettamente integrato nelle nuove situazioni di gioco. Insomma, una pedina di certo assolutamente utile ma non indispensabile. Medesima motivazione per la quale, d'altra parte, i granata hanno voluto rinforzare ulteriormente il reparto offensivo in questa sessione con l'innesto di Simone Zaza.

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