tor campionato La nuova Fiorentina di Pioli: tra ambizioni Champions e un cantiere aperto

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La nuova Fiorentina di Pioli: tra ambizioni Champions e un cantiere aperto

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Dopo l’addio di Palladino, i viola hanno puntato su Pioli: ambizione europea, ma la macchina non è ancora rodata
Matteo Curreri

Difficile capire cosa sia successo al termine della scorsa stagione in casa Fiorentina. I viola hanno mancato l’accesso alla terza finale consecutiva di Conference League, sono stati eliminati in Coppa Italia dall’Empoli e hanno chiuso il campionato con ben 11 sconfitte. Tra queste quella di Venezia, che aveva fatto storcere il naso alla dirigenza e aperto dubbi sul percorso con Raffaele Palladino. Il tecnico campano aveva però dalla sua una serie di vittorie prestigiose al Franchi: Lazio, Milan, Roma, Inter, Juventus, Atalanta e Bologna, praticamente tutte le big, tranne il Napoli. A inizio 2025 la Fiorentina era a soli tre punti dal quarto posto, prima di crollare nella seconda parte della stagione. Eppure, dopo l’eliminazione europea per mano del Betis e il ko al Penzo, Palladino era riuscito a vincere a Udine, centrando così la quarta qualificazione consecutiva in Conference League. Risultati non esaltanti, certo, ma nemmeno tali da far presagire a una separazione, soprattutto dopo il rinnovo fino al 2027 firmato a inizio maggio e salutato con entusiasmo dal presidente Rocco Commisso: “Ho un bel rapporto con lui, è come un figlio”.

L'addio choc di Palladino e il Pioli-bis

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E invece, meno di un mese dopo quel prolungamento, il 28 maggio, Palladino ha presentato le dimissioni. Una decisione improvvisa e sorprendente, che ha lasciato la dirigenza viola a dover gestire un vero e proprio incendio, come accaduto nei primi giorni di giugno con le fiamme divampate al Viola Park. Da lì è nata la necessità di trovare in fretta un sostituto: un allenatore esperto, capace di vedere Firenze come una tappa su cui costruire e non come un trampolino di lancio verso altre piazze. La scelta è ricaduta su Stefano Pioli, reduce dall’esperienza all’Al-Nassr e da un ingaggio principesco da 10 milioni l’anno. Ma più che una questione economica, la sua è stata una scelta di cuore: a Firenze era già stato da calciatore, tra il 1989 e il 1995, e da allenatore, tra il 2017 e il 2019. Tecnico d’esperienza, equilibrato, ottimo gestore di uomini, a Milano aveva saputo trasformare quel carattere in risultati concreti, ma già in viola si era trovato di fronte a una prova umanamente durissima: la morte improvvisa di Davide Astori, un’esperienza che lo aveva segnato al punto da tatuarsi “DA13” sulla pelle.

Gli uomini di Pioli

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Pioli ha esordito con idee chiare e obiettivi ambiziosi, dichiarati senza mezzi termini in conferenza stampa: “Ho visto che Allegri non ci ha messo tra le candidate per la Champions, me lo sono segnato. In questi 3 anni vogliamo provare ad alzare il livello, tornare in Champions League e vincere un trofeo”. Una dichiarazione d’intenti che ha trovato riscontro anche nelle prime scelte tattiche. Al Milan aveva alternato il 4-2-3-1 e il 4-3-3, mentre Palladino a Firenze aveva iniziato con lo stesso modulo per poi virare sul 3-5-2. Pioli sembra intenzionato a seguire la traccia lasciata dal suo predecessore, partendo da un 3-4-2-1. In porta resta David De Gea, fresco di rinnovo fino al 2028, uno dei leader tecnici insieme a Pietro Comuzzo, corteggiato anche dall’Al-Hilal ma rimasto in viola. A completare la difesa ci sono Pongracic, Ranieri e il nuovo arrivato Viti. Sugli esterni Pioli può contare sull’affidabilità di Dodo e Gosens, protagonisti nella scorsa stagione con 6 gol e 9 assist complessivi.

A centrocampo non sono stati riscattati Colpani, Cataldi e Adli, quasi a sconfessare il mercato della passata estate, ma sono arrivati Simon Sohm dal Parma e Jacopo Fazzini dall'Empoli, giovane di talento ma ancora in cerca di collocazione. Confermato Mandragora, nonostante le voci di addio, mentre più avanti agiranno Ndour e Gudmundsson, quest’ultimo chiamato a dimostrare finalmente tutto il suo valore dopo una stagione da 8 gol e 3 assist che aveva lasciato la sensazione di poter dare molto di più. In attacco la stella resta Moise Kean, reduce da un’annata da 25 reti e da un'estate in cui veniva dato per sicuro partente. Per farlo rifiatare è arrivato Edin Dzeko, voluto da Pioli già ai tempi del Milan, e la società ha investito 25 milioni su Roberto Piccoli: difficile pensare a un attacco con un solo riferimento, ecco perché il ritorno al 3-5-2 non è da escludere.

Primi sprazzi di Viola: lavori in corso

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La stagione è cominciata il 21 agosto con l’andata dei preliminari di Conference League contro gli ucraini del Polyssia, chiusa con un netto 0-3 che ha però nascosto diverse lacune, emerse subito nella prima di campionato a Cagliari. Alla Unipol Domus la Fiorentina ha sofferto l’aggressività dei rossoblù e ha tirato una sola volta nello specchio, trovando comunque il vantaggio con Mandragora prima di essere raggiunta al 94’ da Luperto. “Prendere gol così fa male, ma questi errori devono servire da insegnamento”, ha spiegato Pioli. Al ritorno con il Polyssia i viola sono andati sotto di due gol dopo appena 14 minuti, mostrando paura e poca lucidità, con un solo tiro nello specchio fino alla rimonta finale firmata da Dodo, Ranieri e dal primo gol in viola di Dzeko. “Questa partita ci servirà da lezione, dobbiamo giocare meglio”, ha commentato Pioli. L’impressione, comunque, è chiara: in casa Fiorentina aleggia ancora un grande cartello con scritto work in progress.