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IL GRANATA DELLA PORTA ACCANTO

Cairo, gli arbitri, Gineitis e Radonjic: le tante facce del momento del Toro

Cairo, gli arbitri, Gineitis e Radonjic: le tante facce del momento del Toro - immagine 1
Il Granata della Porta Accanto/ Il calcio vive di inerzie, positive e negative, che a volte si alternano in una stagione, a volte si incanalano in un senso o nell'altro e il Toro oggi è a un bivio: invertire quest'inerzia negativa o affondarci...

Che sia un inizio di stagione travagliato per il Torino non vi è dubbio. Che ci sia una malsana tendenza dell'ambiente, tifosi compresi, ad alimentare il cosiddetto fenomeno della "profezia autoavverante" non riesco a togliermelo dalla testa, constatando che si vuole vedere tutto nero quando oggettivamente tutto nero non è. Sgombro il campo da ogni dubbio chiarendo che sono io il primo ad essere critico verso società, allenatore e giocatori per questa "falsa" partenza stagionale le cui aspettative erano decisamente superiori, ma non mi piace, e lo ribadisco con fermezza, che, a fronte di un tot di cose che non stanno funzionando, e questo è un dato, si voglia a tutti i costi fare le Cassandre di turno prefigurando future sventure e alimentando quel clima autodistruttivo che porta poi davvero a certe debacle sportive inaspettate. In soldoni, il ragionamento è questo: se alla decima giornata di campionato, con un punto in più in classifica rispetto ai due tornei precedenti, si paventa lo spettro della serie B, io non ci sto e mi dissocio da questo modo negativo di pensare e di proiettare sulla squadra risentimenti che affondano le radici in 18 anni di delusioni e frustrazioni di altro tipo. 

La partita di Coppa Italia è stata un esempio lampante di quanto sta accadendo intorno al Toro. Una partita giocata non bene, ma in netta supremazia sull'avversario, viene persa per tutta una serie di episodi che sono tipici nel mondo del calcio quando le cose non girano al meglio: un gol viziato da una situazione al limite del regolamento (Mazzitelli prima fa fallo su Gineitis, poi spinge un altro granata e tocca con il braccio la palla fornendo l'assist a Ibrahimovic), una valanga di occasioni da rete, un rigore dato e poi stranamente tolto, un incrocio dei pali clamoroso sono tutti episodi che ti remano contro e ti fanno perdere una partita che, in situazione ambientale serena, non avremmo mai perso. Un esempio opposto di ciò è il girone di ritorno del Torino di Mazzarri, quello dei 63 punti, dove un San Sirigu e una serie incredibile (per il Toro) di episodi favorevoli portò ad un filotto di risultati entusiasmanti vanificati dall'orrenda partita di Empoli che chiuse il sogno Champions. Ovvero quando tutto gira male e quando tutto gira bene. Ho ormai troppi capelli bianchi per ignorare che il calcio è così: al di là della forza di una squadra, vive di inerzie, positive e negative, che a volte si alternano all'interno di una stagione, a volte si incanalano in un senso o nell'altro e determinano successi od insuccessi finali di una certa squadra.

Il Toro oggi è a un bivio: invertire l'inerzia negativa che avvolge questo inizio di stagione o affondarci dentro come in una sabbia mobile senza uscirne più realizzando, appunto, la profezia che si autoavvera.

Personalmente ritengo che se noi tifosi siamo i primi a crederci, anche la squadra potrà trarne benefici. A Lecce il rientro di Buongiorno era stata una rondine, che pare non aver fatto primavera, ma che aveva dato una scossa. Della partita col Frosinone la "rondine" che vorrei portasse la primavera è la prestazione di Gineitis: ordinato e voglioso per 120 minuti, bravissimo a tirare gli angoli (a Ilic dovrebbero fischiare le orecchie…), non un campione, certo, ma un giocatore che a neache 20 anni ha incarnato lo spirito Toro che noi tifosi tanto decantiamo, ma che poi quando abbiamo sotto il naso spesso nemmeno apprezziamo. E così Zima ed anche Linetty o Gemello che ha fatto il suo, sorprendendo per l'intelligenza con cui ha gestito il pallone con i piedi e la super parata nel supplementare che ha tenuto vive le speranze di andare ai rigori. È questo il volto del Toro operaio a cui Juric si è affidato in attesa che i grandi tenori della squadra (i vari Sanabria, Vlasic, Ilic, Lazaro, Zapata) comincino a produrre quella qualità indispensabile per ambizioni superiori. Stonava in tutto ciò il volto fin troppo sorridente di Radonjic in panchina, uno che per qualità farebbe comodo avere in campo, ma che pare non riesca a capire cosa voglia dire "essere professionista". Colpa solo del giocatore o la società avrebbe dovuto "seguirlo" di più? Un talento come quello del serbo portato in Italia giovanissimo da Sabatini se scoppiasse definitivamente farebbe le fortune del Torino e dello stesso giocatore per cui, mi domando, non andava tutelato maggiormente dalla società? Pensieri in libertà, ma quando si è nell'occhio del ciclone tutto conta e tutto può fare pendere pericolosamente la bilancia verso l'abisso: possiamo permetterci di rinunciare a Rado?

Gineitis e Radonjic due volti opposti del momento difficile del Toro: il raggio di sole e la nuvola nera sul cielo granata. E poi ci sono gli arbitri. Che nella partita col Frosinone il direttore di gara ci abbia messo lo zampino negli episodi decisivi non c'è dubbio. Sorprende maggiormente la (legittima) reazione di Cairo. Ma quindi se si può protestare per l'arbitraggio di un banale sedicesimo di Coppa Italia perché in questi diciotto anni in cui il Toro ha subito torti ben più gravi non è mai giunta una parola in tal senso dal nostro presidente? Dov'era quando Mihajlovic protestava per l'espulsione di Acquah nel derby di Coppa Italia che portò all'esonero del tecnico serbo? Dov'era quando ci negarono col Monza un rigore solare che ci avrebbe fatto andare in Europa? Dov'era quando Bonucci si permetteva nei derby di andare testa a testa con Rizzoli o Chiellini massacrava il Gallo senza nemmeno uscire ammonito? Si sa che protestare a posteriori conta poco, ma avere una posizione influente in Lega o in Federazione aiuta a fare sì che gli arbitri sbaglino meno nei tuoi confronti. Perché quindi Cairo in 18 anni non ha lavorato per costruire tale influenza invece di finire con il lamentarsi per un arbitraggio negativo contro il Frosinone?

Il momento del Toro è difficile ma tutte le componenti (squadra, allenatore, presidente, tifosi) devono remare dalla stessa parte per invertire l'inerzia negativa che si sta creando. Il problema è che, come ha sottolineato più volte lo stesso Juric, a Torino si è creato un clima di sfiducia nei confronti di Cairo e questa cosa nei momenti difficili non aiuta a fare fronte comune. Il tecnico croato dovrebbe fare come faceva Mondonico: isolarsi dai casini esterni e fare gruppo coi giocatori, gli indiani contro i cowboy, come amava ripetere il Mondo. Non facile, primo perché Juric non è Mondonico, secondo perché i giocatori di oggi non hanno l'orgoglio di quelli di un quarto di secolo fa. Le prossime due partite ci diranno molto sul clima che si respira dentro al Torino FC. Ricordandosi che, se le cose dovessero precipitare, il cambio di allenatore non è la soluzione a tutti i mali. Soprattutto se certi mali hanno radici molto più profonde e lontane…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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