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Come racconta Pierluigi Marengo in uno dei suoi ultimi post su Facebook, è proprio Bellino a far partire la scintilla che dà fuoco a tutto. Gli telefona e convoca una riunione per il giorno successivo dove parteciperanno, fra gli altri, anche Sergio Rodda, Sabrina Gonzatto, Marco Cena, la notaia Francesco Ciluffo e il fidato Dal Farra, unico a sapere già di cosa si trattasse. “L’ei leso sla Gazetta che l Tor a pol salvese cul logo”. Si scoprirà che il “logo” in realtà è il Lodo Petrucci che permette alle società fallite di partire dalla serie più bassa di quella in cui milita se non dalla C2 o peggio. Seguono giorni febbrili, sono nati i Lodisti, di fatto quelli che, quando il Toro stava precipitando verso il vuoto, hanno tirato la cordicella aprendo il paracadute. Leggendo il numero di offerte per sfruttare il Lodo il rapporto di odio e amore verso Torino e i suoi cosiddetti esponenti più alti era verso il primo. Il Toro muore e lasciano fare. Una decina di anni dopo saranno pronti a dare il benvenuto a Cristiano Ronaldo mettendo i manifesti anche nelle gelaterie, leccandosi i baffi in vista di chissà quali affari e quali indotti. Nei caldi giorni del 2005 l’unica offerta è quella dei Lodisti. Il Perugia, che riparte dalla C, ne ha sette, mentre il Napoli la stagione prima ne ebbe dieci. Noi, e lo ripeto, una: dietro i Lodisti, il vuoto per ora. Meglio aspettare, meglio temporeggiare come sempre lasciando andare avanti gli altri. Gianni Bellino ha preso l’aereo ed è andato a Roma a depositare la fideiussione necessaria a far partire tutto. In altre parole Gianni Bellino ha portato nella capitale il documento che ha salvato il Toro.
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Mi avevano regalato un libro su quei giorni turbolenti e fra le varie foto ce n’è una di Bellino con delle grosse catene in mano, stavolta non per legarsi da qualche parte, ma per simboleggiare, come diceva la didascalia, in maniera colorita il rapporto tra la Fiat e Torino. Un dannato trasloco ha fatto sparire il libro, ma prima o poi tornerà fuori. Quella foto ce l’ho stampata in testa come se avessi la pagina davanti a me. Il sogno di Bellino e dei Lodisti era di agganciare sì qualche imprenditore forte per fare da ponte, ma al tempo stesso rimanere con una cospicua quota di azionariato popolare. Il Toro ai granata, quelle catene finalmente spezzate. Purtroppo gli eventi tumultuosi di quei giorni, che meriterebbero ottocento puntate a parte, non hanno dato seguito a quel sogno. Avremmo potuto già capire tante cose. Sabato scorso Gianni Bellino ha lasciato questo mondo. Dapprima qualche sussurro poi finalmente voci più decise hanno spazzato vie le parole sull’ennesima amichevole mascherata di fine stagione, sulle statistiche di Tizio o Caio, sulle chiavi tattiche di Sempronio e c’è stato un grande e forte cordoglio, ma soprattutto un enorme grazie per chi ha materialmente salvato il Fila e il Toro con la passione, con le idee e con il cuore, ovviamente granata. Oltre a un doveroso e affettuoso abbraccio alla famiglia e a chi gli ha voluto bene, era giusto dire grazie da parte mia e di una rubrica che di storia e di storie del Toro si nutre.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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