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22 FEBBRAIO 2015, Firenze, Stadio Artemio Franchi
La trasferta di Firenze in mezzo alle due partite di Bilbao è una contesa ricca di emozioni e capovolgimenti di fronte. La Fiorentina sbaglia subito un rigore con Babacar poi Vives rischia l’espulsione per un fallo sul lanciato Ilicic (di cui si vociferava di un arrivo a Torino proprio in quei giorni, ahinoi sfumato). Maxi Lopez fallisce il vantaggio e nella ripresa Martinez lo imita in maniera ben più goffa. A 5’ dalla fine un inserimento di Salah porta i viola in vantaggio, ma il Toro non ci sta. Palla dentro di Molinaro che finisce fra i piedi di Maxi Lopez. La parata monstre di Tatarusanu viene vanificata proprio da Vives che al limite dell’area piccola, ma defilato, trova lo spiraglio giusto per insaccare un diagonale non banale prima di correre a festeggiare verso la panchina. Il Toro di quel periodo non muore mai e Giuseppe è uno dei suoi simboli. Si può volare al San Mames con l’umore alto.
26 FEBBRAIO 2015, Bilbao, Stadio San Mames
Il 27 agosto 2011 il Torino di Ventura inizia il suo ciclo in campionato sul campo di Ascoli. Va subito sotto, crea una miriade di occasioni e poi ribalta tutto nel finale con rigore di Bianchi e Oduamadi. Tre anni e mezzo dopo il tecnico prende da parte Darmian, Glik e Vives, unici reduci di quella gara, per ripensare al percorso fatto: siamo negli spogliatoi del San Mames di Bilbao e il Toro, dopo il 2-2 dell’andata, deve vincere o pareggiare con piedi tre gol segnati per passare agli ottavi di finale di EL. Il discorso funziona visto che Matteo segnerà la rete qualificazione, Kamil giocherà una grandissima gara, ma nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza Giuseppe. Il centrocampista quella sera incarna più che mai lo spirito granata, anche se la maglia indossata è azzurra, e al quarto d’ora si getta in pressing alto. Gurpegi sbaglia il controllo, Pino si butta dentro e viene steso in area dallo stesso difensore basco. Calcio di rigore, Quagliarella trasforma e il resto lo conosciamo tutti.
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28 NOVEMBRE 2015, Torino, Stadio Olimpico
Minuti di recupero. Il Toro sta battendo in casa il Bologna che, dopo l’arrivo di Donadoni, ha collezionato sette punti in tre partite grazie al primo centro del Gallo Belotti in granata: una rete di rabbia, di voglia e, probabilmente, anche un po’ di braccio, ma l’arbitro ha convalidato e la cresta si è alzata. C’è da stringere i denti e su un rilancio lungo di Padelli, Vives ha ancora la forza di andare a pressare su Maietta in compagnia di Acquah. L’ex veronese sbaglia completamente la misura del retropassaggio di testa al portiere e Giuseppe, capendo l’intenzione dell’avversario, si è spostato di quel tanto che basta per ricevere l’assist involontario. Il tocco a eludere Mirante è leggerissimo, ma la palla sembra andare sul fondo. L’ultimo sussulto di energia porta il nostro ad inseguire disperatamente la palla e a colpirla in scivolata in posizione angolatissima. La sfera corre come se fosse stata colpita su un tavolo di biliardo e la palla con una traiettoria dolcissima e precisa. Vives è stremato, le guance più rosse del solito, non ne ha più. Fa un passo, un mezzo inchino alla Maratona e viene travolto dai compagni.
Giuseppe Vives ci ha voluto bene e noi, dopo un minimo di diffidenza iniziale, ne abbiamo voluto a lui, perché come Gazzi, come Darmian, come Maxi Lopez anche il centrocampista campano è stato uno dei pochi a capire davvero dove si trovasse. Rivedere le immagini di quel saluto fa venire voglia di abbracciarlo forte e di ringraziarlo ancora una volta.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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