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Il Toro parte bene. Le conclusioni da fuori di Vojvoda e Vlasic, pur non essendo pericolosissime, sono avvisaglie e al 22’ il Toro passa in vantaggio. Ilic, a sinistra, vede l’inserimento di Vlasic e lo serve perfettamente. Il croato crossa rasoterra, Scalvini manca l’intervento in scivolata e la palla arriva proprio a Zapata. Il numero 91 è davanti a Ruggeri e quindi ha buon gioco a stoppare e a segnare col mancino. Da buon ex Zapata esulta interiormente mentre i compagni si avvinghiano a lui. La risposta dell’Atalanta arriva verso la mezz’ora di gioco quando un colpo di testa di Ederson intercetta un brutto rilancio di Tameze. Lookman tocca al volo smarcando De Ketelaere che si ritrova solo davanti a Milinkovic Savic e gli calcia addosso. Salvata la pelle, il Toro chude la prima frazione in vantaggio e comincia la ripresa attaccando sotto la Maratona col piglio di inizio gara, trovando quasi subito l’episodio che lo premia. Al 53’ il var richiama l’arbitro Piccinini per una netta, quanto sciocca, trattenuta in area di Scalvini su Buongiorno su azione d’angolo e il direttore di gara assegna il calcio di rigore. Il numero quattro esulta come se avessimo già segnato ed è ottimo profeta visto che Sanabria è di ghiaccio: palla da una parte, Musso dall’altra. 2-0. Il Toro resiste senza troppi patemi al tentativo di reazione dei nerazzurri che hanno una grossa occasione solo all’ottantesimo, ma si scontrano con la “maledizione di Pasalic”. Dicasi “maledizione di Pasalic” il maleficio che qualunque granata ha lanciato al centrocampista croato quando, con l’Atalanta in vantaggio per 7-0 al Grande Torino e a tempo scaduto, batté una punizione in maniera ridanciana, per usare un eufemismo. L’episodio più celebre di questa maledizione è capitato in questa stagione col rigore parato da Savic a tempo scaduto, ma anche nel match di cui stiamo parlando vediamo una conseguenza dei nostri improperi: su lancio di Miranchuk bucato dalla difesa è Koopmeiners a servire il numero otto ospite al limite dell’area. Tiro forte a giro con ottime probabilità di riuscita, ma la manona di Milinkovic-Savic si materializza e devia in calcio d’angolo. Intorno al 90’ è ancora Pasalic a rendersi protagonista imbucando per Miranchuk, ma il piede di Milinkovic-Savic evita il gol dell’ex e patemi nel recupero.
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Non è ancora finita. Un colpo di tacco di Karamoh a smarcare Vlasic apre il quinto e ultimo minuto di recupero. L’ex West Ham ha spazio per partire sulla sinistra e servire al centro Zapata che ha dettato il passaggio. Duvan controlla di sinistro, cerca spazio col destro, conclude e realizza con l’aiuto di una deviazione di Ruggeri. Lo stadio esplode e Zapatone è ufficialmente tornato “Duvanstante”. Anche stavolta il colombiano non esulta, ma mentre i compagni lo abbracciano sul suo viso si annidano un mare di emozioni pronte a esplodere. Lo faranno di lì a poco, perché il bello deve ancora venire. Il momento in cui tutto il popolo granata giura amore eterno al suo centravanti arriva a partita finita, quando si presenta ai microfoni di Dazn per l’intervista a caldo. Duvan è visibilmente commosso, sorride e piange insieme. Parla dell’amore che ha trovato sotto la Mole. “Tutti quanti qua da quando sono arrivato mi hanno fatto sentire importante. Ci sono state cose interne dov’ero prima. Gli ultimi giorni di mercato, da parte del club, non mi hanno dato il valore che meritavo, ma qua subito mi hanno accolto nella miglior maniera, quindi…niente. Anche questi momenti di difficoltà diciamo che li sto superando, ecco”. Al di là della doppietta, al di là della prestazione grandiosa, al di là delle dichiarazioni, sono quei lacrimoni che scendono sulle guance del nostro gigante d’attacco a rimanere scolpite nella nostra memoria. Il resto è storia nota. Zapata ricomincerà a segnare con una certa regolarità fino al termine del campionato, soprattutto di testa e su cross di Bellanova, e non smetterà nemmeno con Vanoli fino a quando un maledetto infortunio non l’ha fermato. Lo aspettiamo, ci manca come il pane, umanamente e tecnicamente. Ci manca il suo sorriso, il suo modo di stare in campo, la maniera con cui indossa la fascia di capitano, la sua carica. Torna presto Duvan, abbiamo bisogno di te. E buon compleanno, anche se con un giorno di ritardo. Ti vogliamo bene.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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