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Toro-Foggia 3-1: la partita del cuore

Francesco Bugnone
Francesco Bugnone Columnist 
Ognuno ha le sue partite del cuore per motivi puramente soggettivi. Nella nuova puntata di "Culto", Francesco Bugnone ci parla di una delle sue: lo spettacolare Toro-Foggia del 6 ottobre 1991

Ci sono partite che ci restano dentro più di altre, che potremmo definire “del cuore”. Ognuno ha le sue per motivi che sfuggono alla mera importanza della gara, e a distanza di decenni credo che una delle mie sia la vittoria del Toro di Mondonico col primo Foggia di Zeman disputata il 6 ottobre di trentaquattro anni fa, ancora vivissima nella mia memoria.

Durante una trasmissione al termine del mercoledì di coppe europee su Tele+2, Gianpaolo Ormezzano dice che non vede l'ora di vedere la sfida fra Toro e Foggia la domenica successiva, considerato il nuovo che avanza, perché (aggiunge ridendo) “basta con sti Juve, Milan, che barba”. Milan e Juventus le avremo ancora fra i piedi a lungo, ma GpO sarà buon profeta perché quella tra i granata e i satanelli sarà una della partite più divertenti e spettacolari della stagione.

Il Foggia di Zdenek Zeman, neopromosso, è la rivelazione di questo inizio campionato con la sua zona pura, il 4-3-3 iper-offensivo col tridente Rambaudi-Baiano-Signori, il talento puro del russo Shalimov in mezzo, e i terzini d’assalto Petrescu e Codispoti. All’esordio, i rossoneri hanno costretto l’Inter al pareggio a San Siro, poi hanno perso non senza rimpianti contro la Juventus sul campo neutro di Bari, vinto in rimonta a Firenze con reti dei succitati terzini goleador e in casa 3-1 col Cagliari. Solo una rete di Melli a 3 minuti dalla fine a pareggiare il primo centro in A di Beppe Signori ha impedito la terza vittoria consecutiva contro il Parma. I punti in campionato sono 6, tanti quanti il Toro.

L’inizio di stagione granata è stato tumultuoso, soprattutto in casa: se nelle coppe le reti fioccano (quattro all’Ancona in Coppa Italia, sei al Kr Reykjavik in Coppa Uefa), in campionato si è ancora a secco dopo due partite. Contro la Lazio è arrivata l’unica sconfitta interna del biennio, se si esclude quella ininfluente in Coppa Italia col Verona l’anno prima, in una gara condizionata da un rigore non visto per il clamoroso fallo di mano di Soldà su tiro di Scifo sullo 0-0, mentre col Napoli la partita si è chiusa a reti inviolate. In trasferta va meglio: pareggio a Bari all’esordio, e poi vittoria a Cremona (stangata di Venturin e capolavoro di Scifo) e a Cagliari (zuccata ancora di Scifo). Gli alti e i pochi bassi stimolano polemiche che adesso fanno sorridere sull’eventuale dualismo fra Scifo e Martin Vazquez, su un possibile taglio di Casagrande per motivi fisici e su gli immaginari arrivi di Pancev e Boban nel mercato di novembre (Zvone andrà a Bari in prestito prima di rivelare al mondo il suo grande calcio con la maglia del Milan, Darko arriverà l’anno dopo all’Inter rovinando in un paio di stagioni la giusta fama di bomber che si era costruito in carriera).

Alla vigilia le maggiori preoccupazioni sono per la caviglia di Scifo, uscito anzitempo nel match di Uefa contro gli islandesi dopo una doppietta, che si va aggiungere agli acciacchi di Sordo, Cravero e Casagrande. Lo stesso Lentini non si sente troppo bene e anche Lulù, lupetto della custode del Fila, ha la zampa fasciata facendo venire il dubbio che sul sacro campo aleggi una maledizione. Mentre l’urna di Ginevra regala ai granata il Boavista giustiziere dell’Inter per il secondo turno di coppa, cresce l’ottimismo per il recupero del belga che alle ore 15 del sei ottobre sarà regolarmente il campo, stringendo i denti, col numero sette sulle spalle. Lo stesso numero, sul fronte opposto, è vestito da Roberto Rambaudi, che arriva a Torino col dente avvelenato (“Al Toro mi scartarono quando ero giovane e farò di tutto per dimostrare che si sono sbagliati”). Piove a dirotto, ma la miglior partita dei granata del “Mondo” fu proprio in un contesto climatico simile: il 5-2 al Genoa di Bagnoli del 24 marzo. E proprio il Genoa sarà un altro indiretto protagonista della bella domenica che vivranno i tifosi granata, visto che ospiterà la Juventus temporaneamente capolista solitaria grazie anche alla sospensione per maltempo del match del Milan, guarda caso contro i rossoblù. Sarà solo un primato temporaneo e con l’asterisco, ma per un ragazzino delle medie unico granata in una classe di gobbi è un rospetto da ingoiare con fatica, visto che, col ritorno di Trapattoni e Boniperti, si parla di grandeur ritrovata dopo la mancata qualificazione nelle coppe della stagione precedente.

L’inizio foggiano è a un ritmo forsennato per la gioia dei numerosissimi (e rumorosi) tifosi pugliesi presenti sugli spalti. E non solo nel settore ospiti, ma anche in curva Scirea mescolati ai granata. Dopo 5’ i rossoneri potrebbero gioire quando un avventato tocco di Benedetti prende di sorpresa Marchegiani in uscita, che ha comunque il riflesso per respingere il pallone. Sulla sfera si avventa Signori che pregusta la rete a porta vuota, ma un Rambaudi probabilmente troppo voglioso di vendicarsi del Toro lo anticipa con una conclusione molto meno agevole. Mussi riesce così a respingere quasi sulla linea. Qualche minuto dopo, la notizia del rigore di Corini che porta in vantaggio la Juventus a Genova viene accorto con un brontolio. La domenica di lì a poco inizierà a migliorare.

Il preludio al vantaggio granata arriva al 13’ quando Bresciani trova il varco giusto per far filtrare il pallone nell’altissima difesa zemaniana e lancia Lentini. Gigi non sembra affatto un giocatore affetto da pubalgia da come scavalla verso la porta avversaria, e lancia il primo messaggio al ct azzurro Vicini, in tribuna per decidere se convocarlo in vista della decisiva sfida in Urss valevole per la qualificazione all’Europeo 1992, con una progressione devastante. La conclusione però è centrale, e il compianto Franco Mancini può respingere di piede.

Al 16’ il “Delle Alpi” esplode. Policano si fionda su un pallone sulla sinistra travolgendo regolarmente un avversario quasi intimorito dal suo arrivo. Roberto porta avanti il pallone e poi lascia partire un sinistro al fulmicotone quasi dalla linea di fondo su cui Mancini parte in ritardo, complice la sorpresa, e può solo toccare. Questo gol è il prequel di ciò che capiterà qualche mese dopo a Madrid, quando “Poli” calcerà quasi dalla linea di fondo a inizio ripresa, Buyo pasticcerà e Casagrande ci porterà in vantaggio al Santiago Bernabeu. Una giocata voluta, non un cross sbagliato, ma un tiro cercato. Comunque sia, una rete goduriosa grazie alle splendide doti balistiche del nostro numero tre. Abbiamo aspettato 196’ per il primo centro interno in campionato, ma ne è valsa veramente la pena.

A metà primo tempo Giorgio Bresciani dimostra di averci preso giusto a fare il rifinitore e inventa uno splendido filtrante a lanciare Martin Vazquez, che aveva avviato l’azione. Mancini esce in maniera piuttosto scoordinata, Rafa, che si stava allargando, si lascia un po’ cadere e Luci indica il dischetto. Scifo è glaciale nel trasformare il rigore con un rasoterra perfetto a spiazzare il portiere: tre reti in sei partite per il belga che si è già caricato il Toro sulle spalle dopo un mese e mezzo di campionato.

Al 28’ Mussi per una volta perde la sua proverbiale lucidità e interviene in netto ritardo su Ciccio Baiano, pescato sulla parte sinistra dell’area da un corner corto. Per Luci è ancora rigore e lo stesso Baiano tenta la trasformazione, ma la conclusione rasoterra non è particolarmente angolata, e Marchegiani si butta sulla destra parando il suo primo penalty in granata. Boato della Maratona, sotto la quale è avvenuta la respinta: resta una domenica da sogno. Il finale di frazione vede il Toro padrone del campo con Zemanlandia che accusa sia le due reti subite, sia la mancata riapertura dei giochi dal dischetto. Bresciani segna il 3-0, ma un fuorigioco gli nega la gioia per il digiuno spezzato.

Il secondo tempo inizia ancora in maniera entusiasmante: Scifo e Policano hanno una grossa opportunità al 53’, ma Mancini si rifugia in corner. Il sinistro di “Rambo” disegna un calcio d’angolo a rientrare spettacolare dalla destra, Lentini stacca da centravanti e Mancini non riesce a intervenire sulla traiettoria che gli passa davanti. Gigi esulta sia per la prima rete in campionato che per il fatto di avere virtualmente strappato il pass per Mosca, come farà capire Vicini al termine della gara (Ho fatto bene a venire a Torino, Lentini mi ha convinto, ha segnato un gran gol”).

La ripresa granata non porta altre reti, ma è comunque spettacolare con la coppia Scifo-Vazquez che fa il bello e cattivo tempo smentendo qualsiasi dubbio sulla loro convivenza: il suggello potrebbe arrivare quando Rafa mette in porta Enzo a metà ripresa, ma Mancini salva in uscita con un grandioso intervento. Nel frattempo, Bresciani cerca di trovare il benedetto primo gol dell’anno in campionato, ma prima un suo colpo di testa da ottima posizione esce di un soffio, poi, dopo un splendida azione nello stretto in area avversaria da vero “Buitre”, Mancini dice ancora di no con un tocco alla disperata sulla conclusione ravvicinata del numero nove alla miglior prova di questo avvio di stagione. Giorgio troverà la via della rete in casa contro la Roma subito dopo la sosta, ma questa è un’altra storia.

Nonostante non arrivi più il gol, Maratona e dintorni hanno di che esultare anche nei minuti restanti della ripresa, grazie al Genoa che dimentica le fatiche della rimonta di Coppa contro l’Oviedo con rete decisiva di Skuhravy al 90’ e ribalta la Juventus. Con la contemporaneità delle partite ancora sacra, lo schema è lo stesso: le radioline danno notizia della rete, la voce si sparge in curva, comincia un “ooooo” che diventa “olè” quando dopo il classico “din don” degli aggiornamenti appare il risultato sul tabellone. Ciò succede al 60’, quando il futuro granata “Pato” Aguilera approfitta di uno sbandamento della difesa juventina per pareggiare, e 8’ dopo quando il mai troppo lodato Bortolazzi trova il 2-1 con un favoloso destro dalla distanza.

In questo tripudio non prendo con troppo veleno il (meritato) gol della bandiera foggiano con Baiano, pescato bene in area da Signori e abile a liberarsi al tiro, e a parte un mezzo brivido per un’altra incursione del futuro Beppe laziale non accade altro. In classifica, aspettando sempre il recupero del Milan contro il Genoa, si ritrova primo il Napoli di Ranieri che ha maramaldeggiato nella ripresa ad Ascoli con Zola e Careca, e un punto dietro dietro un gruppone in cui ci siamo anche noi. Toro che vince, Juve che perde, sosta da vivere in grazia di Dio: può un dodicenne essere più felice? Io dico di no, ed ecco perché questo Toro-Foggia 3-1 mi è rimasto dentro in quel posto speciale del cuore dove ci sono le partite che ci fanno contenti. Tra l’altro c’è ancora spazio libero: chissà quando verrà riempito.