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Come già fatto per la doppia sfida con il Real Madrid (qui l’andata e qui il ritorno) torniamo a commentare una partita intera del Toro di qualche anno fa. Triestina-Torino del sei maggio 1990 è sicuramente meno prestigiosa della doppia sfida contro le merengues, ma è molto importante. In quel pomeriggio primaverile i granata di Fascetti conquistano la promozione matematica in serie A dopo un campionato dominato regalando la prima gioia della breve, ma intensa, presidenza Borsano.
Ai granata basta un punto per tagliare il traguardo della promozione con un mese di anticipo e il fatto che l’occasione per far festa sia a Trieste mette qualche brivido perché lo stadio è intitolato a Giuseppe Grezar e perché dalla città giuliana proveniva Capitan Giorgio Ferrini. I padroni di casa sono allenati da quel Massimo Giacomini che guidò a una bella salvezza un Toro che attingeva dall’apparentemente inesauribile bacino del Fila nell’ultima stagione granata di Pulici, Pianelli e Beppe Bonetto. Il tecnico nativo di Udine ha sostituito Marino Lombardo, novantadue presenze sotto la Mole e uno scudetto sul petto. Sempre a proposito di ex, in attacco c’è Franco Lerda, altro prodotto del vivaio granata con una rete in massima serie all’attivo contro l’Empoli nel 1986/87.
La seconda differenza rispetto alla doppia sfida col Real è che stavolta non si tratta di una gara commentata in tempo reale, ma trasmessa in differita il giorno dopo, quindi la voce del buon Beppe Barletti non ha il pathos dell’evento in diretta, ma è comunque sempre bella da riascoltare. La fede calcistica di Barletti è nota, ma ha sempre seguito con un certo affetto le vicende granata come accaduto nella campagna europea 1991/92: era impossibile che non stesse simpatico visto il garbo del suo racconto. Adesso possiamo cominciare.
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0.00 Si parte carichissimi con la sigla mentre scorrono le immagini dei simboli delle squadre del campionato cadetto 1989/90. Si tratta di “Down, down” di Carlo Bertotti, che qualche anno dopo fonderà i Delta V e collaborerà con parecchi elementi di spicco della musica italiana. Pezzo allegro che si pianta in testa ed è il manifesto perfetto per uno dei periodi più ottimisti della storia dell’uomo con muri che cadevano, disgeli fra super-potenze e il nucleare militare che pareva diventare un brutto ricordo. Non è andata esattamente così, ma non lo sapevamo, eravamo presi bene per il Toro e i mondiali italiani in arrivo ed era giusto così. A proposito di Delta V, ma perché quella perla del videoclip di Un colpo in un istante (ispirato a Il presidente del Borgorosso Football Club con una marea di ospiti, tra cui Simone Inzaghi, Toni e Ventola) non si trova più da nessuna parte? Che vita acre. Se avete notizie, fatemelo sapere.
3.48 Rimarchevole lo striscione triestino Impero alabardato coi caratteri del logo degli Iron Maiden. Sono anni in cui il metallo pesante fa la sue apparizione nelle curve, come è giusto che sia e come dovrebbe essere. Per esempio un gruppo organizzato di tifosi cremonesi si chiamava “Sanitarium”, prendendo spunto dalla splendida Welcome Home (Sanitarium) dei Metallica. Qualche anno dopo il Guerin Sportivo, durante un reportage a puntate dedicato alle tifoserie delle varie squadre, con uno dei suoi classici giochi di parole intitolerà Cordone Sanitarium l’articolo dedicato ai grigiorossi.
5.00 Beppe Barletti dice che il triestino Giuseppe Romano e il nostro “Ciccio” non sono parenti, risparmiando un giro su Wikipedia a chi lo ascolta oggi. Successivamente anticipa un possibile trasferimento di Skoro a Cesena che non avverrà. Radio mercato c’era già allora, sebbene con periodi fortunatamente più corti. Qualche istante dopo viene nominato Enzo Biato, portiere alabardato di origini piemontesi che di lì a cinque anni difenderà proprio la porta del Toro con risultati scadenti, in controtendenza rispetto a una carriera da estremo difensore affidabile. Come ciliegina sulla torta mostrerà il deretano ai tifosi che lo contestavano.
6.28 Barletti ci informa che si parla insistentemente di un interesse del Napoli fresco campione d’Italia per Lentini, ma la dirigenza granata si è opposta. Anche Benedetti è appetito da molte squadre. Fortunatamente avremo ancora un paio di estati di tregua prima della materializzazione di queste due cessioni. Pochi istanti dopo Lentini fa una sgasata delle sue, una di quelle da innamorarsi.
18.30 Sembra tutto tranquillo fra chiacchiere sul mercato, due parole sulla giornata calda e sul pubblico in mezze maniche e un accenno alla somiglianza dei due Romano sebbene non siano parenti. Poi all’improvviso la Triestina parte in contropiede con Cleto Polonia, ancora ignaro di diventare idolo delle pagine (Dio mi perdoni per il termine che sto per usare) nostalmagiche, che sradica palla a Skoro e lancia Romano. Dal numero undici a Lerda che scambia in velocità ancora con Romano e poi cade in area sull’intervento di Cravero. Amendolia, vicinissimo, indica il dischetto. Giuseppe Catalano è freddissimo a spiazzare Marchegiani: alabardati in vantaggio. L’ex udinese va sotto la curva, alcuni sostenitori, di cui molti a petto nudo che fanno dire a Barletti “I suoi tifosi scamiciati”, entrano sulla pista per abbracciarlo.
22.47 Comunicazione di servizio dello speaker dello stadio: un signore dal cognome non ben identificato viene invitato a chiamare urgentemente a casa. Immagino lo stato d’animo del malcapitato. “Eh, ma era meglio quando non c’erano i telefonini”. Ma andate a mangiarvi il brodino.
28.21 Sarà l’obiettivo vicino, sarà quel che sarà, ma il Toro compie errori che raramente ha fatto vedere in campionato. L’anticipo di Cerone su Lentini che sta uscendo dalla metà campo granata lancia immediatamente un altro contropiede dell’undici di Giacomini coi granata fuori posizione. Catalano vola a destra e crossa rasoterra per Lerda, che, smarcatosi alla perfezione, realizza in scivolata il gol dell’ex. Lerda corre sotto la curva abbracciato dai soliti pacifici invasori guardati con bonomia dai carabinieri. L’attaccante di Fossano ha sempre lo stesso viso degli anni successivi, solo un sacco di capelli in più. Pubblico in delirio che canta “Unione Unione”, il Toro si deve scuotere. 2-0.
31.30 Capitan Cravero dà la scossa penetrando nella difesa giuliana, ma l’ancata di un difensore lo fa andare per le terre. La caduta è un pochino esagerate, ma esattamente come quella di Lerda sul rigore del vantaggio. Amendolia lascia correre. Nel frattempo lo scatenato Lerda brasilianeggia nella sua metà campo. E se non fosse giornata?
35.50 Che Ciccio Romano fosse un giocatore grandioso spero siamo tutti d’accordo. Parliamo pur sempre di uno a cui Maradona dava grosso merito per il primo scudetto del Napoli, perché il Pibe in due anni non era riuscito a vincerlo, ma l’ex milanista giunto a novembre, proprio dalla Triestina, ce l’aveva fatta al primo colpo. Battuta, ma non troppo visto che Francesco era proprio il tassello che mancava per rendere quel Napoli imbattibile. Il numero otto riceve da Lentini, sembra preparare il tiro poi vede l’inserimento di Mussi col terzo occhio e lo serve in area sulla destra. Il fulvo laterale mette al centro un rasoterra ghiottissimo, la difesa di casa si salva con affanno, si accende una mischia e sulla conclusione di Lentini Biato compie un vero e proprio miracolo. Un fischio di Amendolia interrompe improvvisamente l’azione, ma il Toro è ufficialmente entrato in partita.
37.18 Il Toro ormai è arrembante. Skoro triangola con Lentini poi serve Rossi in piena area su cui la difesa di casa salva alla disperata in corner. Venturin calcia l’angolo per la testa di Benedetti. Lentini si trova sulla traiettoria e il pallone che gli rimbalza addosso diventa uno stop involontario. Pallonetto sull’uscita di Biato e sfera allontanata quando ha superato abbondantemente la linea di porta. Non c’è tempo per festeggiare sotto i tifosi, palla recuperata e via verso il centrocampo. A svariati chilometri di distanza, commettendo un errore che adesso non farei più, il me bambino sul viale di Collegno ha appena acceso la radio convinto che le partite iniziassero alle 16.30. Le prime parole che sento sono la notizia della rete di Gigi che accorcia le distanze in un misto di gioia per la rete e di sgomento per essere sotto nel punteggio. I “Toro Toro” si sentono nitidi, dalla curva opposta rispondono “Unione Unione”.
39.39 Il pomeriggio granata si preannuncia ancora lungo: Lerda brucia sul tempo Sordo su un lancio dalle retrovie, entra in area da destra, salta netto Benedetti e scaraventa in rete il sinistro del 3-1 sull’uscita di Marchegiani. Se la prima rete dell’ex era stata festeggiata sotto la curva, stavolta il nativo di Fossano sembra quasi dispiaciuto. Blood is ticker than water. Marchegiani, che tre gol in campionato quell’anno non li aveva ancora presi e non li prenderà più fino a Toro-Cagliari 0-5 nel 1993, protesta con Amendolia per un probabile fuorigioco. Luca è disperato come se fosse stato l’unico a vedere qualcosa di incredibile, mentre il mondo intorno continua a scorrere indifferente. Le reti da recuperare sono di nuovo due.
43.45 Mentre sto riflettendo sulla clamorosa somiglianza tra Mussi e Sinner (e non solo per i capelli), Skoro lancia Venturin davanti a Biato che però anticipa in ottima uscita bassa il nostro falso nove. Jannik, vinci gli Us Open ti prego, che non ce la faccio a sentire tutte le chiacchiere che uscirebbero fuori in caso contrario (scusate l’intermezzo, ma sono preso male dopo lunedì).
46.08 Come detto, per Romano questa è una partita speciale. Quasi tutti i palloni sono passati da lui, poco prima ha sfiorato la rete con una sventola su punizione respinta da Biato. Adesso riceve palla a centrocampo, salta un avversario, triangola con Skoro e, complice una difesa non proprio granitica si presenta in area e supera Biato con freddezza. Esultanza sicuramente più carica di quella dell’1-2 con Venturin che abbraccia il compagno che riporta il Toro a una rete dalla serie A. Pochi secondi e si va negli spogliatoi. Quando si rientra c’è Policano al posto di Sordo.
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49.20 Il Toro della ripresa è una squadra in missione con l’unico obiettivo di realizzare la rete che chiuderà la pratica. Ci prova subito Mussi che, dopo una scorribanda centrale e l’ennesimo passaggio di ritorno smarcante di un illuminato Skoro, svirgola malamente l’appuntamento con la storia davanti a Biato che sembra l’unico ad avere la forza per infuriarsi coi compagni piuttosto fermi.
51.22 Il sempre prezioso Giorgio Enzo avvia un’azione da ultimo uomo e appoggia a Romano che lancia Skoro. Lo jugoslavo inventa un’altra ottima sponda per azionare Cravero che, con la retroguardia avversaria decisamente lasca, ha un’autostrada centrale per presentarsi davanti a Biato che salva in uscita e poi, mentre la palla rotola in angolo, ha ancora energia per correre e rimproverare i sempre più svagati compagni.
57.30 Oggi si direbbe “Nulla da vedere qui se non un colpo di tacco di Roberto Policano”.
59.44 Toro padrone del campo, anche Enzo gioca più avanzato del solito. La sua sventola è parata a terra da Biato. Il gol sembra maturo.
1.05.13 La squadra di Fascetti sta dominando. Ci fossero le statistiche sul possesso palla, nel secondo tempo sarebbe al 90%. L’ingresso di Pacione per Venturin rende i granata, oggi in maglia bianca, ancor più a trazione anteriore. In certi momenti manca solo Marchegiani in attacco. Poco dopo l’ora di gioco Ezio Rossi, che da queste parti farà grandissime cose da tecnico, batte una rimessa lunghissima verso l’area avversaria (“all’inglese, alla tedesca” dice Barletti). Policano prolunga di testa per Lentini che, in mischia, controlla e realizza da centravanti d’area. La rete che vale la promozione viene siglata dall’astro nascente della squadra che, dopo un inizio di stagione complesso con Fascetti che lo manda addirittura con la primavera, si è preso il suo spazio a suon di giocate e grandi gol. Il simbolo del nuovo Toro di Borsano è e sarà lui ed è giusto che metta la firma sulla rete che corona una risalita mai in discussione, ma per meriti di una squadra che era fortissima e ha saputo dimostrarlo grazie al gran lavoro del suo tecnico e alla professionalità e umiltà del gruppo. Mancano 27’ minuti, ma l’impressione è che sia finita qui. Felicità vera, ma contenuta in campo e sugli spalti si alza il grido “Serie A serie A serie A”. “A quattro giornata dalla fine è un bel lavoro. Qualcuno dovrebbe dire grazie anche a Eugenio Fascetti” chiosa il buon Barletti.
1.08.03 Si sentono solo i nostri. Parte un “La gente” fatto a una velocità inaudita, quasi a 2x. Da qui in poi è una sorta di bignami di tutti i cori della Maratona sciorinati a getto continuo.
1.10.51 La quiete che sembra essersi impossessata del terreno di gioco del “Grezar” si interrompe per un attimo quando il funambolico Catalano centra la base del palo su punizione impossibile. Si riprende a cantare.
1.22.16 Nuove voci di mercato mentre la partita langue: il portiere belga Preud’Homme come straniero per affiancare Vazquez e Muller e Marco Branca. Giusto per inquadrare la situazione: il Toro neopromosso, dopo aver già bloccato il madridista Rafael Martin Vazquez, è in lizza per prendere quello che, con Zenga, è giudicato il miglior estremo difensore al mondo come ha sperimentato il Milan che ha dovuto soffrire l’impossibile per battere il KV Mechelen nei quarti di finale di Coppa dei Campioni. Poi i granata terranno Marchegiani e la scelta pagherà visto che avrà un rendimento fenomenale, ma questa è un’altra storia. “Forse tra un po’ ci accorgeremo di non averne imbroccato neanche uno” la riflessione finale di un semi-profetico e comunque fantastico Barletti relativamente agli acquisti.
1.25.35 Beppe Barletti riflette sul mondo della tifoseria organizzata dicendo che invece di scritte come “Ultras”o “Fighters” preferirebbe leggere “Amici di” o simili. Sembra la puntata dei Simpson in cui Krusty chiede ai Red Hot Chili Peppers di cambiare il testo di Give it Away sostituendolo con “Quello che vorrei è abbracciarti e baciarti”. Vorrei seriamente tornare indietro nel tempo e stringere forte Barletti.
1.32.35 Amendolia fischia la fine. Il Toro è in serie A. I giocatori festeggiano sobriamente mentre vanno verso i tifosi. Il primo capitolo di una storia bellissima è stato scritto.
Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (0 meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l'eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e...Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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