Il primo è all’alba della stagione, dall’altra parte dell’oceano, dove Milan e Toro si vanno a giocare la Supercoppa italiana negli States che aspettano il mondiale senza scomporsi più di tanto. A Washington i rossoneri vanno in vantaggio al 4’ con Simone, che si fionda su un pallone colpito di testa da Savicevic e Mussi e brucia Galli. Pochi secondi e arriva un’enorme chance per l’1-1: sugli sviluppi di una punizione di Jarni, il tocco errato di Boban si tramuta in un assist per Osio che, solo davanti a Rossi, svirgola incredibilmente la palla mandandola in curva in un modo che vedremo fare solo a Salas dal dischetto.
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Il secondo momento è in un derby combattutissimo, alla settima di andata. Daniele Fortunato risponde a Conte, Sergio replica a Moller. Sul 2-2, al 65’, Osio subentra a Carbone e ha subito il pallone per entrare nella storia delle stracittadine granata. Sergio triangola con Venturin e cede al Sindaco, nei pressi della lunetta, il quale, da fermo, si inventa un dribbling da campione che lo porta a tu per tu con Peruzzi. Al momento del tiro, però, complice il disturbo di Julio Cesar, la palla va altissima. Un gol da urlo diventa un errore clamoroso. Il 3-2 di Kohler renderà ancora più crudele il tutto. La stagione continuerà a essere maledetta.
L’anno successivo Calleri vende più o meno tutti, ma Osio rimane, quasi dimenticato in un angolino. A causa dei rinvii con Juventus (per alluvione) e Milan (per coppa Intercontinentale) e delle soste per la nazionale, il Toro di Sonetti si ritrova a disputare una partita sola in un mese, in casa della Sampdoria. Non è una partita qualunque, è la partita del ritorno di Gullit che, nel frattempo, era tornato al Milan per poi rilasciarlo e riaccasarsi alla Samp. Sembriamo il vitello da sacrificare per festeggiare il figliol prodigo, ma non ci avevano visto bene. Non siamo un vitello. Siamo il Toro.
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La Samp ha predominio territoriale, ma il Toro, con un generoso Silenzi, ribatte colpo su colpo. I pericoli arrivano solo nel finale di tempo con un tiro da fuori proprio di Gullit e un colpo di testa di Platt, ma Pastine vola. In avvio di ripresa, però, Gullit verticalizza per Jugovic che penetra nella difesa granata e calcia con forza: il portiere granata può solo toccare il pallone del vantaggio doriano. Al 68’ Sonetti richiama Rizzitelli e decide di buttare dentro Osio, dopo averlo già inserito a gara in corso nella sconfitta di Cagliari. 4’ dopo il cambio si rivela azzeccato: Pelè diventa Mago Abedi e danza sul lato sinistro dell’area prima di servire al centro il Sindaco che non deve stare lì molto a pensarci. Mette semplicemente il piattone e la rete si gonfia. Proprio davanti a Gullit di cui ha preso idealmente il posto l’anno prima, proprio nel giorno dedicato al suo ritorno per rovinarglielo. L’esultanza è rabbiosa, non polemica e le dichiarazioni di fine gara (“Mi sembra di uscire da un brutto sogno. Il gol viene dopo un anno e mezzo di sofferenza che però ho vissuto con serenità”) spiegano tutto. Teniamo il pari nonostante l’espulsione di Torrisi poco dopo il pareggio: ci vuole un po’ di cuore per resistere, ma con noi non è un problema.
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Sarebbe bello dire che da lì Osio abbia ricominciato a essere quello di Parma. Purtroppo ci saranno ancora infortuni e poco spazio, ci sarà anche un gol sbagliato contro la Cremonese che avrebbe potuto rilanciare qualche speranza europea e, a fine anno, Marco lascerà il granata per andare a vivere una bella esperienza di calcio e di vita al Palmeiras, prima di tornare in Italia nelle serie inferiori. Quella contro la Samp rimane semplicemente una piccola rivincita in uno di quegli strani incroci voluti dal destino.
Osio dirà di essersi comunque sentito amato a Torino, dove è cresciuto, è diventato calciatore, anche se non ha confermato le aspettative per un sacco di motivi quando è tornato. I tifosi stessi non ce l’hanno e non ce la potranno avere mai con Osio. Il fatto è che certe volte si ha tutto per stare bene insieme, ma le cose non girano, non vanno, non era momento, non era destino. E allora ti dispiace, ma non ti vuoi male. Che poi come fai a voler male a uno col sorrisone di Marco e che ha fatto perdere una coppa Italia alla Juve? Proprio non si può. Io gli voglio e gli vorrò sempre bene.
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Classe 1979, tifoso del Toro dal 1985 grazie a Junior (o meglio, a una sua figurina). Il primo ricordo un gol di Pusceddu a San Siro, la prima incazzatura l’eliminazione col Tirol, nutro un culto laico per Policano, Lentini e…Marinelli. A volte penso alla traversa di Sordo e capisco che non mi è ancora passata.
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