Gigi Meroni non era solo un calciatore. Era un artista capitato in un'epoca che non sapeva ancora come trattare gli artisti. Portava i capelli lunghi, dipingeva, amava la poesia, rifiutava di piegarsi alle regole di stile e di comportamento imposte dal calcio degli anni Sessanta. In un mondo dove la disciplina valeva più della fantasia, lui osava essere se stesso. E proprio per questo è rimasto un simbolo: la libertà di essere un individuo in un sistema che chiede uniformità. Sessant'anni dopo, il contesto è cambiato ma il conflitto è rimasto. Oggi ci piace celebrare la diversità, ma la società chiede ancora conformità: nei social, nei luoghi di lavoro, persino nelle relazioni personali. Ci si presenta come "autentici", ma entro limiti accettabili, calibrati. La creatività deve essere monetizzabile, la libertà deve restare entro i confini del brand personale. Siamo liberi, sì ma entro la cornice dell'algoritmo.
#CUOREGRANTA
La farfalla e la gabbia: libertà e autenticità da Meroni ai giorni nostri
Nel calcio moderno, ad esempio, il talento è studiato, allenato, ottimizzato. Le intuizioni diventano schemi, la fantasia deve servire la tattica. Meroni avrebbe fatto fatica oggi, come molti spiriti liberi fanno fatica nelle aziende, nelle università, nelle redazioni. Non perché manchino gli spazi di espressione, ma perché ogni spazio è anche un sistema di controllo: KPI, performance, engagement, rendimento. La libertà individuale è celebrata a parole, ma monitorata nei fatti. Eppure, la società ha un bisogno urgente di Meroni contemporanei: persone che non si limitino a funzionare dentro i modelli, ma che li mettano in discussione. Nel rumore standardizzato dell'era digitale, l'autenticità è l'ultimo atto di ribellione. Essere sé stessi, davvero, senza filtri e senza paura, è la forma di coraggio che più somiglia a un gol impossibile: nasce da un gesto istintivo, libero, inatteso.
Meroni non è solo un ricordo malinconico di un calcio che non c'è più. È una metafora viva della tensione che attraversa il nostro tempo: tra essere e apparire, tra libertà e sistema, tra ispirazione e controllo. E forse, se oggi ci fosse, continuerebbe a correre sulla fascia, leggero e indisciplinato, sfidando schemi e convenzioni, ricordandoci che ogni gabbia, anche dorata, resta una gabbia.
Learning Advisor, mi occupo di formazione e sviluppo organizzativo aiutando persone e team a crescere nelle competenze, nella leadership e nella capacità di collaborare. Credo che ascolto, empatia, condivisione e fiducia siano le vere leve per generare cambiamento e risultati sostenibili, per questo accompagno aziende e organizzazioni in percorsi su misura dedicati allo sviluppo delle performance e alla costruzione di una cultura collaborativa. Con #CuoreGranata porto questa stessa visione nel racconto delle storie di tifosi e professionisti legati al Toro. Attraverso interviste e testimonianze, raccolgo voci e passioni che si intrecciano con i valori granata, ispirandomi al modello del Grande Torino: resilienza, organizzazione, missione e visione che parlano al presente e al futuro.
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