tor columnist Di padre in figlio: dagli 80 anni di mio papà al battesimo granata di mio figlio

la scossa granata

Di padre in figlio: dagli 80 anni di mio papà al battesimo granata di mio figlio

Di padre in figlio: dagli 80 anni di mio papà al battesimo granata di mio figlio - immagine 1
Torna la rubrica "La Scossa granata" di Michelangelo Suigo: tutti quanti, da mio papà ai nostri figli, siamo terribilmente amanti del calcio, delle proprie squadre, dei valori sani, dell'amicizia e della vita”
Michelangelo Suigo Columnist 

Gli 80 anni, festeggiati domenica, di mio papà Gian Carlo, ovviamente cuore granata, mi hanno fatto riemergere alcuni inossidabili ricordi, che ho riassunto qui, ma che erano già stati oggetto di un paio di puntate de La Scossa Granata. Parlandone con mio figlio Andrea, abbiamo ricordato così un altro momento indimenticabile, che voglio condividere con voi. Naturalmente, così come nel mio caso, tutto era lucidissimo per lui, e molto meno per me. Il 25 agosto 2007, il calcio italiano si preparava a una nuova stagione, ma per me e mio figlio quella data segnava molto di più: era il nostro primo viaggio insieme nel cuore della passione granata, la nostra prima partita del Toro. Un'emozione pura, che solo lo stadio sa regalare, soprattutto quando si condivide con chi si ama. Lo scenario era l'imponente Stadio Olimpico di Roma, e l'avversario la Lazio, in una giornata che si sarebbe rivelata molto importante alla fine del campionato (il Toro si salverà alla penultima giornata e terminerà 15° a 40 punti). Ogni dettaglio si incideva nella memoria, amplificato dalla gioia di vedere Andrea, allora così piccolo, avendo compiuto da due mesi 6 anni, con gli occhi spalancati di meraviglia. Era il suo battesimo granata, un rito di passaggio che ogni papà innamorato del Toro sogna di celebrare con il proprio figlio.

LEGGI ANCHE: Toro, ecco l'era Baroni: rivoluzione tattica e scommesse di mercato

La partita fu un susseguirsi di emozioni, un vero e proprio ottovolante. Il Toro, in completo granata, lottava con cuore e determinazione contro una Lazio agguerrita. E poi, ecco il momento che ci fece esplodere di gioia: il gol di Alessandro Rosina. Da fuori area, con una leggerezza e una precisione quasi irreali, Rosina inventò un pallonetto con il suo magico sinistro che si depositò dolcemente alle spalle del portiere laziale. Un capolavoro, un gesto tecnico di rara bellezza che fece esplodere il settore ospiti, e tutti noi, in un boato. Era il gol del vantaggio, un sogno che si concretizzava sotto i nostri occhi.


Ma il calcio è crudele, e tra il 56' e il 62' subimmo la doccia fredda: due gol della Lazio, e il Toro si ritrovò improvvisamente sotto. La tensione era palpabile, ma la squadra non mollò un centimetro. Proprio quando la delusione iniziava a farsi sentire, arrivò la reazione: il giovanissimo Tommaso Vailatti, con un colpo di testa perentorio, ristabilì la parità. Un gol che sapeva di liberazione, un pareggio strappato con caparbietà, che aveva quasi il sapore di una vittoria, soprattutto perché a 10 minuti dalla fine arrivò l'espulsione di Comotto che costrinse il Toro in dieci.

Quel giorno, la bellezza del gol di Rosina, l'adrenalina del risultato in bilico e l'atmosfera dello stadio si fusero in un'esperienza indimenticabile. Ma, al di là del risultato e delle prodezze balistiche, ciò che conta davvero è il ricordo di quella giornata, la mano di mio figlio nella mia, la condivisione di una passione che si trasmette di generazione in generazione. Quel Lazio-Torino 2-2 non fu solo una partita di calcio. Fu la concretizzazione del regalo più bello che un papà possa fare a un figlio: la scoperta di un amore, quello per il Toro, che va oltre il campo da gioco e diventa un legame indissolubile. Quella giornata, però, ha sancito un altro momento emozionante: l'aver vissuto quella prima volta con un altro papà e suo figlio, amici laziali. Purtroppo l'aver perso troppo presto quel papà,  il mio grande amico Giuseppe, è stato un dolore immenso. Ma, corsi e ricorsi, ecco quanto la vita sia incredibile: suo figlio, Giovanni, si è appena laureato brillantemente in Medicina. Mio figlio, Andrea si laurea la prossima settimana in Ingegneria. E poi, tutti quanti, da mio papà ai nostri figli, siamo terribilmente amanti del calcio, delle proprie squadre, dei valori sani, dell'amicizia e della vita. Auguri, e Sempre Forza Toro.

Manager, docente Luiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata. Michelangelo Suigo è un autore che per chi è avvezzo al mondo della comunicazione, specialmente se legata all’imprenditoria, non ha bisogno di presentazioni. Chi volesse approfondire il suo sterminato curriculum può farlo sul sito di Inwit, azienda di cui ricopre attualmente il ruolo di EVP External Relations, Communication & Sustainability Director. Ma soprattutto, per quel che attiene a questa rubrica, Michelangelo è un orgoglioso e genuino tifoso granata.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.