Il passato è passato.
Se avete un caminetto, prendete vostro nipote o vostro figlio e raccontategli questi aneddoti ma non invocate, vi prego, lo spirito di uomini (e calciatori) che adesso non possono più venirci in soccorso.
Regola no.7 - Caricare l’ambiente
Sogno che si arrivi al derby senza foto sui social, senza post su Bruno e Policano, senza battute sui gobbi, senza interviste a nostri ex giocatori, lasciando che la settimana passi quasi nell’indifferenza generale.
Alle porte aperte al Fila e agli incitamenti ai quali, diciamocelo, crediamo solo noi, rispondo con le finestre di casa, sprangate.
Non voglio vedere la luce del sole per una settimana.
Quel teatrino che rende irrequieti i tifosi e totalmente anestetizzati i nostri giocatori è un rituale già visto.
Sono passati troppi anni e troppi calciatori per non pensare che l’ambiente giochi un ruolo determinante, caricando di troppi significati una partita che non è più lontanamente simile a quelle del passato .
Anche meno, raga, anche meno.
Regola no.8 - Non sento, non vedo, non parlo
Lasciate stare. Lasciate perdere quotidiani regionali e soprattutto evitateli quando partono con i parallelismi tra i nostri e i loro giocatori.
Al bar fingete disinteresse. In ufficio non cadete nella trappola del pronostico. A casa quando qualcuno vi parla del derby, rifugiatevi nel più laconico dei no comment.
Regola no. 9 - Immaginare gli scenari
Alimentare la fantasia non aiuta, quindi siete autorizzati a tornare alla regola 4 con deroga per l’assunzione di droghe e alcol.
In fondo si vive una volta sola.
Cercare di immaginare l’andamento della partita non è minimamente consigliato.
Come annullare Tizio o Caio, inaridire le fonti di gioco, segnare un gol.
Tutte cose che non vi servono e non contribuiscono a rasserenarvi.
Regola no.10 - Guardare il match con uno di loro
Dedicarsi alla lettura del libro di Toninelli o rivedere l’intera serie del Tg4 di Emilio Fede stagione 1993/94 fa sicuramente meno male che vedere il derby con uno di loro.
Che siate davanti ad una tv o allo stadio, cercate di evitare la visione del match con cognati, parenti e amici di sponda juventina.
Io l’ho fatto più di una volta e vi garantisco che si soffre troppo.
In caso foste impossibilitati, suggerisco capsula di cianuro sotto la lingua oppure fingere morte apparente se le cose dovessero mettersi male.
Regola no.11 - Il feticcio
I rituali da stadio, la maglia porta fortuna, i pantaloni, la sciarpa, le scarpe.
Basta, la scaramanzia ci rende ancora più provinciali.
Abbiamo bisogno di non aver bisogno di feticci.
Superiamo anche questa, vi prego.
Regola no. 12 - L’ultima volta
Era il 2015. L’ultima volta che ne abbiamo vinti due nella stessa stagione era il 1994/95 e non avevamo certo uno squadrone.
Dove eravate? Io allo stadio.
Se siete inguaribili romantici, ricordatevi di quei momenti.
Sarà un momento breve ma intenso.
Ps. L’autoerotismo è consentito ma non consigliato perché indebolisce e rende miopi.
Appendice.
Sogni, incubi, pensieri, emozioni, ansie, desideri.
La settimana del derby è tutto questo.
Stomaco chiuso, poca fame.
Chi vi dice che non è così, mente. Oppure è della Juve.
Cambiare approccio può essere utile per viverla con più leggerez…
Ma quale leggerezza, che ogni volta che c’è questa partita sono più nervoso di quando ho dato l’esame con Davico Bonino.
Evitate le frasi fatte tipo “Il derby sfugge ad ogni pronostico” o “Questa è la partita che non vorrei giocare mai.”
I luoghi comuni situati in uno stato che definiremo dell’impossibilità e dell’irrealtà.
“Mi piacerebbe vincere al 90’ su autogol di Bonucci (ok, Bonucci è al Fenerbahce però è l’esempio perfetto) viziato da un fallo in attacco” sottintendendo i consueti riferimenti all’arbitro e alla presunta sudditanza psicologica.
Ripensare agli striscioni e agli sfottò, meravigliosi, che hanno contraddistinto questa sfida, “Da benvenuti a Torino” a “Siete più brutti della Multipla”, una vasta letteratura ci ha consacrato come depositari di questa arte antica.
Dai, che manca poco e sabato alle venti circa, tutto sarà finito.
Per fortuna, purtroppo.
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