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Possibile che da noi i profili reclutati debbano essere sempre gli stessi? Da Karamoh a Radonjic, da Vlasic a Lazaro passando per Praet e a Miranchuk il denominatore comune è che erano (e alcuni sono) giocatori ai margini delle loro squadre. Chiaro che scommettere in continuazione su giocatori che per motivi fisici, caratteriali o di ambientamento non sono più inclusi nei progetti delle società d'appartenenza non è certo una garanzia di successo, e, al contrario, sembra più il segnale di una limitata capacità di scouting e di scarsa abilità nello scovare talenti.
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La terza domanda è per il presidente: a che gioco giochiamo con i tifosi? La contestazione si estende in maniera vistosa e capillare. Il malcontento va molto oltre quello che si può percepire allo stadio. Far finta di niente o limitarsi a guardare solo cio' che conviene non è un'approccio efficace. Lo strappo c'è ed è destinato ad allargarsi: è arrivato il momento di prenderne atto e di capire anche le ragioni di chi critica in modo fermo e costruttivo. Una squadra di calcio è i suoi tifosi. Questo è un assunto che chi decide di investire nel pallone deve sempre tenere presente. I tifosi non sono azionisti nè membri del consiglio d'amministrazione, ma sono l'anima e la storia di una società calcistica. La società fallita di Cimminelli e rilevata da Cairo era solo un involucro vuoto e senza i tifosi il mero cambio di proprietà non sarebbe servito a niente. Così come a Napoli, Firenze e Genova (per la Samp) sono i tifosi i depositari di tutti quello che può far rinascere una squadra dalle sue ceneri. E' arrivato il momento di avvicinarsi e capire le loro richieste, accettare le loro critiche e imparare anche come gestire meglio il patrimonio comune che è il Toro.
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La quarta ed ultima domanda è per l'Associazione italiana arbitri: a che gioco giochiamo in serie A? Le regole sono davvero uguali per tutti? Il primo rigore fischiato a favore del Milan è un'aberrazione dal punto di vista del calcio giocato e un pugno in faccia a tutte le regole stabilite per decidere se un fallo di mano è da punire o meno. Siamo sicuri che a parti invertite la VAR sarebbe stata altrettanti pignola e attenta ad un episodio casuale, marginale e che non ha influito in alcun modo sullo sviluppo dell'azione? Siamo proprio certi che avrebbe mandato al monitor uno zelante giudice di gara che sul campo non aveva rilevato, giustamente, alcuna irregolarità? A guardare le immagini del gigantesco e sacrosanto rigore non dato al Bologna, senza che la VAR si disturbasse neanche a sollevare un dito, e a riascoltare il clamoroso ''palla … palla!!!'' urlato in occasione dell'intervento di Bastoni sulla caviglia di Belotti qualche anno fa, viene proprio da pensare che continuano ad esserci squadre più uguali di altre.
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