Ammettendo che a causa della sua delicata posizione contrattuale una seconda stagione a difendere la porta del Toro sarebbe stata comunque difficile, non posso non chiedermi se questa fretta nel liquidare Joe Hart sia dovuta al sottile piacere di chi è contento che certe ciambelle al Toro non vengano fuori mai col buco o semplicemente alla mentalità provinciale dell'ambiente granata che dal Grande Torino in poi non è mai stato in grado di “ripensare” in grande. Nel primo caso si avvalorerebbe la tesi che un Toro mediocre fa comodo a chi non vuole spartire la torta a livello cittadino e nazionale (ogni riferimento a note squadre è puramente casuale…). Nel secondo caso invece occorrerebbe ammettere, umilmente e tristemente, che siamo noi tifosi il vero freno ad un Toro realmente ambizioso. Attaccarsi agli errori di Hart per essere contenti che a giugno levi le tende e torni in Inghilterra è un atteggiamento facilmente classificabile nella categoria perdenti e masochisti. Sembra quasi che il tifoso granata abbia paura a considerare il giocatore di talento come un valore aggiunto: invece di esaltarne le caratteristiche peculiari, ne sottolinea sadicamente i difetti principali. Succede anche con Ljiaic criticato per non metterci grinta quando il suo mestiere sarebbe metterci qualità, tanta qualità. Joe Hart forse non varrà il suo stipendio (4,2 milioni netti all'anno), ma una società lungimirante con un progetto di ampio respiro trasformerebbe in oro la presenza di Hart ricavandone molto più degli otto milioni lordi che deve corrispondergli. Il Torino ha scelto di cavalcare l’onda Hart perché era (quasi) gratis sperando di aver trovato un re Mida della porta. La realtà è che nessun giocatore da solo cambia una squadra. Ma una società che programma seriamente avrebbe trasformato Hart in una gallina dalle uova d'oro gettando le basi anche economiche di una sua permanenza. Purtroppo così non è stato e Hart il prossimo anno vestirà un'altra maglia. Noi tifosi rimarremo col rimpianto di cosa sarebbe potuto essere e cosa , di fatto, non sarà. E fra cinquant'anni racconteremo ai nostri nipotini del campione inglese passato dal Toro come una meteora sfortunatamente non troppo brillante…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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