Buonanotte granata/Una riflessione sul Toro di oggi e sui valori condivisi nel calcio moderno
Da sempre, essere parte di qualcosa di grande e unico come il popolo del Toro, è un atto di fede.
Fede in qualcosa che non c'è più, ma che noi riconosciamo come eternamente nostro, impresso nelle memorie che piano piano vanno scemando, tramandato da generazioni con riti, gesti e racconti. E' qualcosa di bello, unico, difficilmente riscontrabile altrove. Siamo un popolo di eletti, perchè se è vero che noi scegliamo il Toro tutti i giorni, è altrettanto vero che l'essere granata non è una scelta. Ti succede.
Ma non c'è solo la fede, c'è anche il coraggio, quella spinta che in un momento confuso e difficile come quest'anno che volge al termine, si impone e ti fa rimanere, esattamente dove vuoi e devi fermarti.
E questo è coraggio, specialmente in un calcio di oggi, dove i valori si allontanano sempre più da quelli che abbiamo fatto nostri, dove le nuove generazioni di granata (e mi inserisco nella categoria, pur non essendo più così giovane) non conoscono quasi il gusto di vincere un trofeo, ma conoscono molto bene la sensazione di sprofondare in basso, o quella, forse anche peggiore, di galleggiare nel vuoto.
Cosa nutre questo coraggio, lo capiamo forte e chiaro in queste giornate, in cui i pensieri rivolti al cielo invadono completamente il nostro sentire, in cui ci ritroviamo ancora uniti, commossi e incredibilmente vivi.