IL BUONO - Per la parte del buono la scelta è caduta su Marco Giampaolo. Il mister ex Milan e Doria ha il physique du role: pacato, riflessivo, molto preparato (non per niente è già stato ribattezzato "il Maestro") è salito alla guida del Torino con un'ingenuità che se non fosse per il faraonico stipendio che lo mette al riparo da qualunque compatimento, farebbe quasi tenerezza. Spesso mi chiedo dove ha vissuto Giampaolo negli ultimi anni, visto che è un fior di professionista con lunga esperienza nel calcio di Serie A, per accettare di entrare alla corte di Cairo pensando di farlo alle proprie condizioni. Un integralista che necessita di una società che lo supporti avrebbe dovuto sapere che la storia recente del Torino (diciamo quella degli ultimi 15 anni) è andata esattamente nella direzione opposta: mister aziendalisti che hanno sempre dovuto fare fuoco con la legna che avevano. Forse il buon Giampaolo si è fidato di una stretta di mano: più che il buono, mi sa che rischia di fare la parte del fesso…
IL BRUTTO - Nunzio D'Angieri è il protagonista che non ti aspetti, perfetto per la parte del brutto. Non per il suo aspetto fisico, particolarmente curato sebbene un po' kitsch, ma perché non corrisponde per nulla ai canoni di ciò che il tifoso granata si aspetterebbe da chi fa la parte del potenziale acquirente della società: di fede juventina, di patrimonio incerto (si cita un suo inserimento alla posizione 601 della classifica stilata da Forbes sugli uomini più ricchi del pianeta, ma poi non si ha prova che ciò sia vero…), di mestiere "esotico" (ambasciatore del Belize), sfacciatamente interessato al business stadio, con un figlio giovane e senza curriculum già promesso presidente, è esattamente un profilo "brutto" per essere il potenziale futuro proprietario del Torino. Anche ammettendo che abbia in mano le carte giuste per far vacillare Cairo, tempistiche e modi non sono dalla sua parte per farsi "amare" dalla gente…
IL CATTIVO - In una famosa battuta del cartoon-film "Chi ha incastrato Roger Rabbit? “, la bella Jessica diceva:" Non sono cattiva, è che mi disegnano così… ". Il Presidente Cairo non è una cattiva persona, è che ormai quella parte agli occhi della grande maggioranza dei tifosi granata non se la toglie più di dosso. La cosa che lascia allibiti è che un uomo con una personalità egocentrica come la sua, che ama sempre avere il consenso attorno a sé, ha fatto davvero poco o nulla per cercarlo andando incontro alle peculiarità particolari che la piazza granata chiede a chi regge le sorti e il comando del Torino. Non è (solo) questione di soldi spesi e di bilanci in ordine, ma di empatia con la storia e le caratteristiche di questo club. È quasi mancata la furbizia, verrebbe da dire, di fare nei momenti giusti delle mosse giuste per andare incontro alla volontà della gente: perché inciampare in una storia assurda come quella del Robaldo quando bastava con un esborso ridicolo per il bilancio del Torino FC accollarsi qualche onere in più di fronte alla Città ma dimezzare, se non azzerare, i tempi burocratici delle varie pratiche e avere già da chissà quanto tempo il centro sportivo per le giovanili pronto e funzionante? Perché fare dei continui tira e molla sul Filadelfia con la Fondazione quando la volontà della gente granata è sempre stata di vederlo rinascere e poterlo tornare a vivere quotidianamente? Perché agire sul mercato sempre con i soliti rituali stancanti e, alla fine, poco produttivi in termini di qualità ed efficacia degli acquisti? Zaza e Verdi, i due più onerosi acquisti in 116 anni di storia del Torino, sono lì a dimostrare che non sono i soldi ma i tempi, i modi e le competenze a fare la differenza sul mercato. Possibile che non si voglia mai proiettare un film diverso anche quando a parole si dice che si vuole farlo?
E allora si torna sempre alla maglietta del mio amico. Dalla storia si impara che non si impara niente dalla storia…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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