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Se da un lato si è sottoesposto con i tifosi granata, il presidente non perde però occasione per sovraesporsi con l'opinione pubblica nazionale, quella per capirci rivolta a chi non tifa necessariamente Torino e che non ha interesse specifico verso il Torino: grazie anche alla cassa di risonanza delle testate di RCS di cui è editore, Cairo continua a porsi come dispensatore di ricette salvifiche del mondo del calcio, ripetendo come un disco rotto (l'ultima uscita è stata al Festival dello Sport in questi giorni) il mantra secondo il quale il calcio perde un miliardo di euro all'anno e per il quale solo l'opzione di puntare sui giovani e sui vivai è la via per risollevarne le sorti. Affermazioni che alle orecchie distratte della gran parte degli sportivi probabilmente non fanno né caldo né freddo mentre alle orecchie dei tifosi del Toro suonano come una beffa bella e buona. Ma come, il business calcio è in pesante perdita e un imprenditore di successo come Cairo non pensa di vendere la società e lasciare in altre mani la sua società calcistica che non garantisce nessun ritorno economico e anzi produce più buchi di bilancio che crateri sulla Luna?
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Ancora più bizzarro è sbandierare a destra e a manca la "cura" per i mali del calcio e non applicarla alla propria realtà: un paradosso che flirta pesantemente con l'incoerenza! Da quanto tempo i tifosi granata protestano per le esigue somme investite dal presidente nel settore giovanile, in istruttori, allenatori, scout e giocatori, per non menzionare le strutture di cui il Robaldo è l'emblema della palese mancanza di volontà progettuale? Difficile ascoltare Cairo e non pensare che predichi bene e razzoli male... Otto anni per fare un centro sportivo di 4 campi e una palazzina è la riprova che forse nemmeno il presidente crede alle proprie parole altrimenti ci viene il dubbio che si sarebbe buttato a seguire il solco di quanto fatto da Commisso a Firenze con il Viola Park, o sbaglio?
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Se il nostro patron ritiene che l'industria calcio sia schiacciata dai costi ed abbia sempre più difficoltà a generare profitti, che cosa lo spinge a non correre a mettere in vendita il Torino da cui, questo è certo, ricaverà la più grande plusvalenza della sua vita? Continuare a sentire questo disco rotto presidenziale che periodicamente si lamenta senza poi mai mettere mano con strategie concrete ai problemi che denuncia è francamente stucchevole. E non fa altro che far venire voglia sempre di più di cambiare musica...
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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