La simbiosi che si sta creando tra tifoseria e squadra è la piacevole novità di questa stagione ed è secondo me figlia della contestazione al presidente Cairo. Se da un lato, infatti, i tifosi si sono stufati della freddezza del patron granata verso le ambizioni sportive del club ed hanno ritrovato unità nel contestare chi ci sta tarpando le ali (tanto per usare un espressione tanto cara a chi cede sempre volentieri i nostri migliori giocatori...), dall'altro l'atteggiamento umile, ma così vicino al dna che da sempre contraddistingueva le formazioni granata fino a metà anni Novanta, dei ragazzi di Vanoli è diventato un motivo trainante per sostenerli in maniera ancora più veemente, ma anche per contrapporre a Cairo un esempio di "qualcosa di granata" che lui proprio non riesce o non vuole darci. Una sorta di contrappasso dantesco nel quale più il proprietario è lontano dalla squadra e dai tifosi e più questi trovano la giusta alchimia per vivere finalmente una stagione che sappia "di Toro". E allora non fateci risvegliare da questo sogno, fateci cullare in un angolino remotissimo della nostra mente di avere una versione italiana del Leicester di Ranieri che compì una delle più incredibili imprese del calcio moderno vincendo la Premier da autentica e impronosticabile sorpresa.
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Poi tutti sappiamo che in 38 giornate i veri valori delle squadre vengono fuori e che il Toro, anche questo Toro di Vanoli, ahimè, farà già un'impresa se resterà in corsa per l'Europa sino alle ultime partite, ma perché non sognare comunque un po' in grande quando ce ne si presenta l'occasione? In questi lunghi anni di mediocrità sportiva, è proprio questo che è stato tolto al tifoso granata: la capacità di sognare, la capacità di credere che i derby possano essere vinti, che le coppe europee possano essere disputate, che un trofeo, anche fosse "solo" la Coppa Italia, può essere sollevato e che il vivaio può tornare a sfornare campioni. Questo è il misfatto più grande che è stato compiuto nei confronti della gente granata: togliere la speranza in nome della paura di un fallimento che con i soldi dei diritti televisivi è praticamente impossibile oggi, mentre era tutt'altro che impensabile quando erano davvero i presidenti a mettere il denaro per finanziare i club. Usare questo spauracchio per galleggiare ed essere ostaggi di questa logica da amministratori di condominio dove conta solo il saldo zero una volta che si è tirata la riga di tutti i conti è ciò che ha lobotomizzato un popolo che da sempre, con risorse modeste rispetto ad altri giganti competitor (in primis i cuginastri), ha spesso visto dei grandi risultati della propria squadra proprio perché figli della competenza, della passione e di una visione unica e diversa che era stata data a questo club. Ma per fortuna il popolo s'è desto e allora dico (ri)prendiamocela da soli la libertà di sognare con l'aiuto dei ragazzi e di Vanoli e con il ruggito della Maratona! E nel mio piccolo, Duvan e compagni, aiutatemi a trasformare nella mia testa l'equazione Lecce=incubo in qualcosa di diametralmente opposto...
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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