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Per il resto si naviga a vista. Si spera nei recuperi di Zapata e Schuurs ma, per ora, non si è voluto immaginare un futuro con qualcuno che possa sostituirli degnamente nel caso non tornassero quelli di prima. Si punta a profili di giocatori allenati in passato da Baroni, che, ricordiamolo, prima della Lazio, non ha allenato il Real Madrid o il Bayern Monaco, e su giocatori o di squadre appena retrocesse (operazioni speriamo più fortunate di quella di Pedersen l'anno scorso dal Sassuolo) o di categorie inferiori. Insomma la sensazione è che si cerchi una rivoluzione nei nomi, ma non nella sostanza. Non si punta a profili che facciano fare il salto di qualità nell'immediato, un Elmas per capirci, ma su prospetti che magari diventino importanti nel giro di una, massimo due stagioni. E non per affiancare loro altri giocatori di prospetto ed avere nel giro di 4/5 anni una squadra veramente forte. Tradotto, si lavora per generare plusvalenze, non per programmare e progettare una crescita in stile Atalanta o Bologna. Il giochetto di vendere i migliori ed investire la metà, quando va bene, è una roulette russa che una tantum porta a patire un colpo mortale. È successo a tutti coloro che ne hanno abusato (mi viene in mente l'Udinese) perché il meccanismo prima o poi inevitabilmente si inceppa.
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Il Toro da molti anni sta giocando col fuoco perché privo di una visione tecnica societaria importante, cioè di un direttore sportivo che in simbiosi con l'allenatore sappia gestire con una visione ampia ed un portafoglio adeguato il ricambio tra i giocatori forti che escono e i giocatori "scommessa" che entrano. Con Juric è filato tutto liscio perché l'allenatore croato aveva le idee chiare e sapeva quale era il minimo sindacale da pretendere. Vanoli dopo l'infortunio di Zapata ha vacillato, ma poi è riuscito a rimettere la barra a dritta e a portare la nave in salvo. Ora tocca a Baroni entrare in questo meccanismo che può portarti qualche soddisfazione se gira tutto bene, ma anche grossi guai se molte cose girano storte tutte assieme. Insomma al Toro si fanno le rivoluzioni che a naso, visto l'andazzo, fanno rima con le involuzioni: per parafrasare Ungaretti "si sta come d'estate nell'acqua i gamberi". Due passi indietro e magari uno avanti. Ma l'estate del calcio mercato è appena cominciata e ci sarà tempo per stupirsi: in quale accezione, cioè se nel bene o nel male, lo vedremo al primo di settembre.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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