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Il Granata della Porta Accanto

Toro: rivoluzione o r-involuzione?

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Il Granata della Porta Accanto/Per parafrasare Ungaretti"si sta come d'estate nell'acqua i gamberi": due passi indietro e magari uno avanti
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

È partito il carosello del calciomercato e si sono riaccese, come ogni anno, le voci su questo o quel giocatore che sia in partenza o che sia in arrivo. I nomi sono talmente tanti che non ve li elenco nemmeno perché, come me, immagino che ognuno di voi ogni giorno legga e si informi su chi potrebbe arrivare e chi potrebbe partire. Sarebbe, e apro una piccola parentesi, interessante poi fare una statistica di qual è la percentuale a fine mercato di colpi messi a segno rispetto alle quantità di voci circolate: immagino minuscola e definirla con precisione non sarebbe nient'altro che un esercizio di pura statistica che non aggiungerebbe, né toglierebbe nulla alla sostanza o, meglio, detto, alla non sostanza che caratterizza il baraccone mediatico attorno al calciomercato. Già solo il fatto che ogni anno si discuta della dannosità di tenere aperto il mercato fino a fine agosto con i campionati già iniziati e poi puntualmente ogni anno la cosa si ripeta senza che nessuno ponga un paletto la dice lunga sulla serietà che anima chi gestisce il calcio. Comandano i soldi e chissenefrega se poi le competizioni vengono alterate nella loro correttezza, tanto i tifosi, soprattutto quelli delle grandi squadre, si bevono tutto e nel nome di un acquisto di grido in più si fanno andare bene qualunque cosa.

Tornando al Torino, la musica sembra la stessa di sempre: prima si vende, poi (eventualmente) si compra, anzi si prende in prestito, meglio se con diritto e non obbligo di riscatto. A gennaio si è investito su Casadei pensando di fare cassa con Ilic che poi non è andato in Russia. In questa sessione, allora, tolto il riscatto ad una cifra risibile di Biraghi, suppongo si tornerà ad investire solo dopo un'uscita certa. I nomi papabili per portare denaro nelle casse granata sono quelli di Ricci e Vanja a cui un po' a sorpresa si è aggiunto negli ultimi giorni Coco con le sirene arabe a tentare più il Toro che il giocatore. Purtroppo Ricci andrà via sebbene verrà venduto a meno dei 30 milioni che era la richiesta di Cairo. Il centrocampo si indebolirà perché la qualità del giocatore azzurro ex Empoli non sarà facile da rimpiazzare con i budget risicati con cui si muoverà Vagnati. Su Vanja, per coerenza, dico che è giusto, dopo una stagione così sopra le righe, monetizzare su di un portiere mai veramente amato dalla tifoseria e su cui tutti nutriamo dubbi circa la continuità di prestazioni nel futuro. Ilic verrà riproposto in Russia per l'ennesima volta o forse, più probabilmente, si cercherà di farlo rivitalizzare da Baroni per evitare una minusvalenza futura.


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Per il resto si naviga a vista. Si spera nei recuperi di Zapata e Schuurs ma, per ora, non si è voluto immaginare un futuro con qualcuno che possa sostituirli degnamente nel caso non tornassero quelli di prima. Si punta a profili di giocatori allenati in passato da Baroni, che, ricordiamolo, prima della Lazio, non ha allenato il Real Madrid o il Bayern Monaco, e su giocatori o di squadre appena retrocesse (operazioni speriamo più fortunate di quella di Pedersen l'anno scorso dal Sassuolo) o di categorie inferiori. Insomma la sensazione è che si cerchi una rivoluzione nei nomi, ma non nella sostanza. Non si punta a profili che facciano fare il salto di qualità nell'immediato, un Elmas per capirci, ma su prospetti che magari diventino importanti nel giro di una, massimo due stagioni. E non per affiancare loro altri giocatori di prospetto ed avere nel giro di 4/5 anni una squadra veramente forte. Tradotto, si lavora per generare plusvalenze, non per programmare e progettare una crescita in stile Atalanta o Bologna. Il giochetto di vendere i migliori ed investire la metà, quando va bene, è una roulette russa che una tantum porta a patire un colpo mortale. È successo a tutti coloro che ne hanno abusato (mi viene in mente l'Udinese) perché il meccanismo prima o poi inevitabilmente si inceppa.

Il Toro da molti anni sta giocando col fuoco perché privo di una visione tecnica societaria importante, cioè di un direttore sportivo che in simbiosi con l'allenatore sappia gestire con una visione ampia ed un portafoglio adeguato il ricambio tra i giocatori forti che escono e i giocatori "scommessa" che entrano. Con Juric è filato tutto liscio perché l'allenatore croato aveva le idee chiare e sapeva quale era il minimo sindacale da pretendere. Vanoli dopo l'infortunio di Zapata ha vacillato, ma poi è riuscito a rimettere la barra a dritta e a portare la nave in salvo. Ora tocca a Baroni entrare in questo meccanismo che può portarti qualche soddisfazione se gira tutto bene, ma anche grossi guai se molte cose girano storte tutte assieme. Insomma al Toro si fanno le rivoluzioni che a naso, visto l'andazzo, fanno rima con le involuzioni: per parafrasare Ungaretti "si sta come d'estate nell'acqua i gamberi". Due passi indietro e magari uno avanti. Ma l'estate del calcio mercato è appena cominciata e ci sarà tempo per stupirsi: in quale accezione, cioè se nel bene o nel male, lo vedremo al primo di settembre.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

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