Tornando al quadro generale, quindi, appurato il nuovo corso con Vagnati e il ritorno al 100% di Bava nelle giovanili, la struttura societaria sembrerebbe poter contare su professionisti sufficientemente rodati e talentuosi in tutte le aree più prettamente tecniche. Allargando un po' di più la visuale però salta all'occhio la mancanza di una figura che sappia essere sintesi di queste professionalità tecniche e possa gestirne i "bisogni" organizzando le strutture societarie affinché le medesime supportino i ds di prima squadra e giovanili e non avvenga il contrario, cioè che i ds si debbano occupare in prima persona di vicende extra sportive perché rilevano carenze organizzative. Per spiegarmi meglio parto da un esempio molto semplice: tutti sappiamo che Bava è stato tra i più forti sponsor del progetto Robaldo e che al momento il centro sportivo di tutte le giovanili è ancora un progetto su carta. Probabilmente se in società ci fosse stato un manager in grado prendersi carico della questione, non dico che oggi avremmo già il Robaldo fatto e finito (giacché le vie delle burocrazie sono infinite… ) ma quantomeno ci saremmo molto vicini.
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Ecco dunque che l'idea della presenza di un direttore generale con pieni poteri e carta bianca nella gestione della società e delle sue strategie a tutto tondo, porterebbe a pensare di avere finalmente una struttura societaria forte e solida in grado di confrontarsi più agevolmente con gli standard che il calcio moderno impone. Ho grande stima di Antonio Comi che è stato da giocatore un figlio del Filadelfia approdato in prima squadra in un decennio, quello degli Anni Ottanta, ancora "verace" nell'immaginario di noi tifosi granata, e poi da dirigente uno di quelli che maggiormente, insieme a Benedetti, si è speso per il settore giovanile soprattutto nella delicata fase pre e post fallimento. Come direttore generale, e io penso più per direttive presidenziali che per sua scarsa volontà, è rimasto purtroppo una figura di rappresentanza incidendo pochissimo sulla reale operatività della società e ad oggi non lo vedrei comunque come l'uomo ideale per interpretare il suo ruolo in maniera differente e più manageriale. È chiaro che tutto questo mio ragionamento si scontra con le reali intenzioni del presidente Cairo: ingaggiare un grande manager per fargli inaugurare cippi commemorativi o farlo presenziare ad eventi organizzati dagli sponsor non avrebbe alcun senso. Diverso sarebbe il caso di un Cairo convinto della necessità di demandare completamente l'operatività della società ad un super manager con il quale interfacciarsi solo nella definizione delle strategie globali.
Finché non si prefigurerà questo scenario nella mente di Cairo e non vedremo un suo passo indietro nell'ingerenza nelle normali attività del Toro (ad esempio non andare a trattare Verdi con De Laurentiis, ma lasciare ai suoi professionisti l'onere e l'onore di farlo…), il Toro resterà una società "patronale" nella gestione, senza esserlo nel portafoglio. I moderni club hanno manager e professionisti che lavorano in autonomia e rendono conto a fine anno. Vagnati, Bava, il super dg ipotizzato potrebbero costituire un bel gruppo di lavoro adatto al calcio moderno, se lasciati liberi di agire in piena fiducia. Spesso un grande presidente lo è perché è capace di circondarsi delle persone giuste nei posti giusti. Vedremo se Cairo saprà accettare questa sfida della quale le ultime mosse paiono esserne spia…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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