La società di Percassi ha già incassato 30 milioni dalla Champions (e il bello deve ancora venire perché presto disputerà gli ottavi) e la Lazio, quest’anno in lotta per lo scudetto, ha conquistato il suo sesto titolo da quando, nel 2004, è passata nelle mani di Lotito (personaggio discutibile e tutt’altro che simpatico, contestato a Roma per anni a causa della sua “tirchieria”, ma comunque in grado di far godere a ripetizione il popolo laziale). Nessuno crede più a una sola frase del presidente Cairo, dalla “squadra difficilmente rinforzabile” alla “difesa più forte della Juve” passando per la “volontà di ispirarsi a Ferruccio Novo”.
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Il ributtante finale di 2019 è stato tale da chiudere la porta a qualsiasi tipo di indulgenza. L’esperimento sociale più di ogni altra cosa, ovvio, ma anche un settore giovanile che inizia a scontare la mancanza di investimenti significativi, i risultati della prima squadra, l’ostinazione quasi provocatoria nel volere insistere su Mazzarri (come mai questa insistenza feroce su un allenatore che perde puntualmente contro l’ultima in classifica, propina il peggior calcio della Serie A ed è inviso a tutto la tifoseria? Cairo ha bisogno di un capro espiatorio con cui dividere gli improperi? Teme che un nuovo mister gli chiederebbe di intervenire sul mercato? Non vuole spendere soldi per un nuovo stipendio? Non vuole toccare un organigramma societario in cui l’unico criterio di merito è considerato l’aziendalismo?). E poi l’agonia Robaldo, il disinteresse per il Filadelfia, la totale assenza di un progetto per lo stadio di proprietà, la mancanza di un direttore sportivo e di un direttore generale operativi, il suo ostinato rifiuto a mettere la faccia e a raccontarci qualcosa di diverso dai ritornelli a cui ormai non crede più nessuno.
Insomma, è finita ogni indulgenza perché il popolo granata vuole a tutti i costi dire basta a un letale mix di mediocrità e dabbenaggine che, anno dopo anno, sta erodendo non solo il numero di tifosi, ma anche il fegato, la pazienza e l’entusiasmo di chi non si rassegna e cedere. Concludo augurando a tutti i lettori buone feste nella speranza che il 2020, dopo lustri di grigio, ci porti, finalmente, qualcosa di granata.
Marco Cassardo, esperto in psicologia dello sport e mental coach professionista. E’ l’autore di “Belli e dannati”, best seller della letteratura granata.
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