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Ho amato Pulici come un bel racconto che ti segna la vita, alla stessa stregua di una speranza con il potere ogni volta di portarti via con sé. Provo profondo dolore ogni volta che ascolto o leggo che il Toro non esiste più, che Torino non esiste più, che la sua industria non esiste più, e che la mia squadra, la mia “Statua della Libertà”, abbia cessato di destare l’interesse delle future generazioni perché non vince. Io sono il futuro realizzato di un bambino siciliano che ha scelto il Toro un pomeriggio di tarda primavera, senza essere spinto da nessuna suggestione di vittoria. Sono la prova vivente che il calcio, come la vita, non si definisce attraverso la vittoria. Questa deve essere il terminale di un abbraccio emotivo, che ti sorprende felice e non ossessionato. Ho amato da subito Torino perché è l’anima costitutiva del Toro, essa ti osserva con tutta la sua storia e ti ammonisce con severità di sperare e di non desistere mai. Non c’è tragedia o indifferenza dalle quali non si possa risorgere, e non c’è persona, per quanto potente e nichilista, che possa distruggere ciò che c’è sempre stato.
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Il “Filadelfia” e la Basilica di Superga c’erano anche quando non c’erano, erano una promessa destinata prima o poi ad accadere. Come si può non essere sedotti dalla grandezza? Come si può ignorare che esista?Undici maglie Granata che entrano in campo e il tempo si ferma, riuscendo a non andare né indietro e né avanti. Quel momento è inciso nelle pietre senza età, e continuerà ad esserci anche quando non ci sarò più, e io comunque sarò con lui, invisibile a tutto ma non ai miei fratelli e alle mie sorelle che davanti a quel momento continueranno ad esserci. Chi ama il calcio, chi ha capito davvero questo sport, sa di cosa sto parlando. Vorrei vincere, oh se vorrei vincere, ma non al prezzo di perdere quel bambino venuto su essenzialmente per non essere “quegli altri”. Non c’è prezzo giusto o futuro conveniente con il quale potrete comprare la mia storia, e non importa se “quegli altri” continueranno a sbeffeggiarmi. Quando vedo Superga, quando penso a Superga, la ragione va subito all’onore e il cuore al dolore. E in questo trovo ogni significato, e ogni destino. Il tempo si toglie il cappello davanti alla mia squadra, perché grande è la sua missione nella storia del mondo. Davanti a lei io mi specchio e mi specchierò sempre, come quel ragazzino di “C’Era Una Volta in America” di fronte alla vetrina del negozio. E in quello specchiarmi ogni volta troverò quel che devo trovare, in compagnia della mia eternità. E sarà una festa.
Scrittore, sceneggiatore e regista. Tifosissimo granata e già coautore con il compianto Anthony Weatherill della rubrica “Loquor” su Toro News che in suo onore e ricordo continua a curare. Annovera, tra le sue numerose opere e sceneggiature, quella del film “Ora e per sempre”, in memoria del Grande Torino.
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