L'olandese, scuola Ajax, portato in Italia da quel marpione del presidente del Pisa, Anconetani, (e già la dice lunga sul calcio dell’epoca dove un Pisa qualunque poteva comprarsi il centravanti dell’Ajax!) cominciò la stagione alla grande trascinando il Toro in campionato ed in Coppa Uefa a suon di gol, ma proprio in Uefa, nell'inutile ritorno con gli ungheresi del Raba Eto già regolati 4-0 all'andata si infortunò gravemente compromettendo il resto della sua stagione e di quella del Toro che, senza di lui, centrò un modesto undicesimo posto. Sergio Rossi cedette la società e Kieft fu venduto dalla nuova dirigenza al PSV dove vinse la Coppa dei Campioni e tre scudetti consecutivi segnando con grande prolificità. La mia amarezza per quella cessione fu mitigata dall'arrivo di Anton Polster, potente centravanti austriaco che, come il suo predecessore olandese, cominciò la sua avventura in maglia granata a suon di gol (addirittura una tripletta alla Samp). Era un Toro più competitivo quello del duo Polster-Gritti, ma anche estremamente sfortunato: Coppa Italia sfumata al 118’ della finale di ritorno per un gol del sampdoriano Salsano e quattro giorni dopo qualificazione Uefa mancata ai rigori nel derby spareggio contro la Juve con cui si era arrivati sesti a pari punti. Anche Polster fu subito ceduto dopo un solo anno, al Siviglia: in Spagna giocò parecchie stagioni e solo Hugo Sanchez gli negò il titolo di capocannoniere nella stagione in cui segnò ben 33 gol. Titolo che, però, vinse in Bundesliga nei suoi anni al Colonia dove si dimostrò bomber implacabile.
Di entrambi ricordo con nostalgia la prematura partenza e con un pizzico di rabbia la miopia con la quale furono troppo prematuramente lasciati andare: non erano campioni assoluti, ma ottimi giocatori che con la maglia granata avrebbero potuto scrivere pagine molto più felici e durature di quelle di cui furono protagonisti. Tutto questo parlare del futuro di Belotti e la paura di perderlo mi hanno fatto ritornare alla mente i miei rimpianti giovanili, quegli idoli sfumati e mai (o mal) sostituiti.
Non so cosa accadrà a Belotti, però non è un caso se dall’epoca dei gemelli del gol, solo Ferrante e Bianchi abbiano avuto, seppur vivendo periodi critici e tanti (troppi) anni di serie B, una certa continuità come bomber principi del Torino. Il Toro si tifa per la maglia, ma vaglielo a spiegare ai bambini del Toro che tra i Messi e Ronaldo e i Maccarone e Di Natale ci potrebbero essere delle vie di mezzo per cui anche loro potrebbero avere delle figure di riferimento nella crescita della propria fede calcistica…
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