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A Giovanni Simeone
Caro Giovanni,
Questa rubrica s'intitola "La Leggenda e i Campioni". Stavolta facciamo eccezione alla regola. Parliamo di attualità. Parliamo di te, adesso, campionato di Serie A 2025-2026. Sabato 18 ottobre, quando hai segnato il goal decisivo al Napoli, ci sarebbe piaciuto vederti esultare come faceva Paolino Pulici, braccia tese e pugni a liberare la gioia. Tu hai scelto di non esultare, le mani giunte verso gli ottomila tifosi napoletani presenti al Grande Torino. Riuscivi a stare bene (con noi) e male (per loro) nello stesso tempo. Aveva ragione Pierpaolo Pasolini quando scriveva che la partita di calcio è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo.
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Di tanto in tanto seguo tuo padre "El Cholo" ed il suo Club Atlético de Madrid (un tempo denominato Atlético Aviación) in Champions League, e sai quanto Noi Granata vorremmo vivere notti così, come i "colchoneros". Certe notti il pallone porta il tuo cuore...dove lo decide lui. Proprio come hai fatto tu quel sabato sera. Mi piace pensare che sia stato anche tuo padre, Diego Pablo Simeone, così vulcanico, grintoso, tutto d'un pezzo, talvolta esagerato nel manifestare il suo stato d'animo davanti alle televisioni e ai taccuini dei giornalisti, a consigliarti di venire al Torino. D'altronde, tu sei cresciuto nel settore giovanile del River Plate, che è gemellato col Torino da quel lontano maledetto triste 1949. Devo confessarti una cosa. Per me gli avversari sono sempre tali, e non mi è mai piaciuto nessuno che non stia indossando la nostra maglia, quando seguo la partita. Quando guardo giocare il mio Toro, sono un tifoso e vedo solo granata. Però, da quando sei arrivato in Italia, da nove anni a questa parte, indossando le maglie di Genoa, Fiorentina, Cagliari e più recentemente di Verona e Napoli, ho pensato spesso "...se quel ragazzo giocasse da noi". Ora, a trent'anni non sei più un ragazzo e ci porti intatto il tuo entusiasmo accompagnato dall'esperienza di essere diventato due volte Campione d'Italia.
Sei un giocatore intelligente, scaltro. Hai un tiro che non perdona. L'intelligenza del giocatore si vede anche e soprattutto, improvvisamente, dalle tue finte a sfilare, a far "velo" per veder passare la palla senza un tocco ad un compagno meglio piazzato di te in quel momento. Significa che tu anticipi lo sviluppo del gioco , vedendolo prima. Visione periferica e un paio di occhi anche dietro la testa come diceva Liedholm. Non ti perdi mai in tocchi superflui che fanno "perdere un tempo di gioco", come amano dire i cronisti attuali. Finora ci hai regalato quattro perle - Roma, Lazio, Napoli, Pisa - che hanno consentito alla nostra squadra in sofferenza di vedere un po' di luce ed acquisire fiducia nei propri mezzi. I tuoi goal ci fanno così bene al cuore (granata). Anche in considerazione del fatto che la nostra squadra da anni non venga minimamente considerata nelle trasmissioni a commento del weekend calcistico, trasmissioni nelle quali si continua a parlare soltanto delle cosiddette big (attuali), perché per noi granata il Torino non è una big, è molto di più, molto più di una squadra, è un'identità.
Nella tua capacità di vedere la porta e nei tuoi movimenti in campo ricordi un po' Paolino Poggi, le cui reti nel 1993 furono decisive per eliminare la Juve nella semifinale di Coppa Italia che avremmo alzato, nonostante 3 - dico 3! - rigori contro nel ritorno della finale a Roma.
Benvenuto a Torino. Benvenuto NEL Torino. Vedrai, non esiste maglia più bella. Tu che sei salito a Superga, là dietro da dove Torino e la Mole non si vedono, lo hai già capito. E pensando da dove vieni, il pensiero va ad un grande centravanti che arrivò d'Argentina un secolo fa: Julio Libonatti. Ma questa è un'altra storia che racconteremo un'altra volta.
Come scrivevano una volta gli insegnanti a scuola, continua così.
Forza Vecchio Cuore Granata e Forza Giovanni!
Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.
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