tor columnist la leggenda e i campioni Antonio “Tonin” Janni, la bandiera del Toro venuta da Santena

LA LEGGENDA E I CAMPIONI

Antonio “Tonin” Janni, la bandiera del Toro venuta da Santena

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Torna "La Leggenda e i Campioni", di Gianni Ponta: "A Santena nacque, il 19 settembre 1904, uno dei più grandi centromediani..."
Gianni Ponta

Santena (Santna in dialetto piemontese) è il paese degli asparagi. Quando arrivavi a Santena, in autostrada dal sud Piemonte, per andare a vedere la partita da 'l Tor, sentivi che stavi arrivando a Torino, e l'adrenalina saliva. A Santena nacque, il 19 settembre 1904, uno dei più grandi centromediani della storia del calcio italiano. Antonio Janni, una vita in granata, 17 stagioni filate. Lo scoprì Vittorio Pozzo in un prato di periferia, Barriera di Francia. Esordisce quasi immediatamente il 10 aprile 1921 a Mantova, successo esterno del Torino per 1-3. Lo chiamano "gambe di asparago", da una parte perché è di Santena, dall'altra perché, ancora gracile e longilineo, è un adolescente in fase di crescita. Formidabile centrosostegno metodista, Tonin Janni esordisce in Nazionale il 23 novembre 1924 a Duisburg. Dalla Storia Critica del Calcio Italiano di Gianni Brera: "I tedeschi giocano duro e gli italiani tengono la botta. Partita difensiva piena di accanimento. Al centro della prima linea gioca Janni, centromediano del Torino (indisponibile Baloncieri, il centravanti Della Valle è schierato interno destro al suo posto). Un cross di Leopoldo Conti trova Janni pronto a incornare per il goal della vittoria. Era anche zoppo, Janni, e nessuno lo riteneva da tanto". Classe, resistenza alla fatica e vis pugnandi: questo è stato Antonio Janni. Ancora dalla Storia Critica:"Stupiamo talora di constatare che in certe partite degli Anni Venti un centromediano specializzato venisse impiegato da centravanti: questo è accaduto più volte per Janni del Torino. La regia del gioco a WW (Metodo) era ancora e sempre del centromediano; era il perno del gioco ma ben difficile era conciliare nella stessa persona lo stacco di testa, la resistenza del fondista, la potenza e la precisione della battuta. Quando queste doti si univano nello stesso elemento si aveva il fuoriclasse". Appunto, nel caso del centromediano granata, che ad inizio carriera venne schierato centravanti.

Antonio Janni fu splendido protagonista, un pilastro dei due Scudetti vinti dal Torino del Conte Marone Cinzano nel 1926-1927 (revocato dalla regia del gerarca emiliano Leandro Arpinati), e nella conferma del campionato successivo, 1927-1928, senza se e senza ma. 117 reti segnate e 37 subite in 34 incontri! D'accordo, non era ancora stato inventato il "libero" di breriana definizione, però lo score dà l'idea di che razza di squadra si trattasse. Solo una volta i granata non segnarono neppure un goal (0-1 contro le bianche casacche della Pro Vercelli alla terza giornata). In Nazionale, in quegli anni, giocavano stabilmente Janni in mediana, al fianco del Dottor Fulvio Bernardini "Fuffo nostro" e "il formidabile trio torinista Baloncieri-Libonatti-Rossetti" (G. Brera).Medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Amsterdam nel 1928. Il 14 ottobre 1928 ben cinque granata venivano schierati da Carlo Carcano in maglia azzurra a Zurigo contro la Nazionale rosso-crociata ("la Nati", così la chiamano gli elvetici), seccamente battuta con tre reti, due di Rossetti, una di Baloncieri nella ripresa.


Nella edizione speciale "Guerinissimo Sportivo" del 1943-XXI, nella rubrica intitolata "Parlano gli Assi", venne pubblicata un'intervista a Janni, intitolata "Janni: Controllo un omonimo". "Partita Ungheria-Italia dell'8 novembre 1925. Un mare di fango, un mare di folla, un mare di guai combinato dall'arbitro. Rigore non concesso a nostro favore, rigore affibbiatoci contro ingiustamente, un magnifico goal di Magnozzi annullato cervelloticamente. Malgrado tutto ce la caviamo con un pareggio. Io giocavo mediano destro, avendo al centro Bernardini ("Il Dottore del calcio italiano", futuro allenatore campione d'Italia con Fiorentina '56 e Bologna '64) e quale mediano sinistro il povero Bigatto. Il compito che mi aveva assegnato il cav. Rangone, allora C.U.,era quello di marcare Jeny, ala sinistra quanto mai pericolosa. L'impresa non era facile ma a facilitarla ci pensò lo stesso pubblico. Infatti quando l'azione si profilava verso la sinistra ed il mio avversario era in condizione di ricevere agevolmente il passaggio, il pubblico gridava: - Jeny, Jeny! - Io capivo solamente-Janni, Janni! - e me lo prendevo come un avvertimento". L'incitamento del pubblico, anziché all'attaccante ungherese, andava al difensore italiano. Il quale ne approfittò per novanta minuti. Nel Torino, Janni centromediano venne affiancato da Enrico Colombari da una parte (o Dario Martin III per una buona fetta di campionato) e Mario "Maiu" Sperone a sinistra, che ricoprivano un'ampia zona del terreno di gioco, quella delle fasce laterali, specialmente a fronteggiare le ali avversarie.

Non fosse stato continuamente bersagliato da gravi infortuni (non c'erano riprese televisive a filmare quelle corrusche battaglie, né il VAR...), i numeri di Janni nella statistica risulterebbero ancora più consistenti.

Il 7 aprile 1929, a Vienna, ritorno di Coppa Internazionale, Janni si spezzò letteralmente la gamba al 15'. Al leggendario Prater, chiuse la sua carriera in azzurro. Nel Torino prese il suo posto Rico Colombari: da mediano destro, ruolo nel quale veniva abitualmente schierato, divenne centromediano, il ruolo che prediligeva. "Tonin" è stato sempre fortissimamente granata anche una volta appese le scarpe da gioco al chiodo. Allenatore del Varese nel 1937-1938, fu lui a segnalare al Presidente Novo il giovane attaccante Franco Ossola, il primo giocatore, la prima pietra della costruzione del Grande Torino. E in veste di allenatore dei granata (subentrato a Kutik alla 24a giornata), vincerà Campionato e Coppa Italia nella prima stagione del Grande Torino stesso (1942-1943). Guidò inoltre il Torino Fiat nel tristissimo campionato di guerra del 1944, affiancato da Giovanni Battista Rebuffo, che a sua volta aveva scoperto e lanciato Valentino Mazzola a Venezia. Insomma, pochissimi come lui. Bandiera granata. Questo è doveroso raccontarlo ai nostri giovani tifosi che oggi giustamente srotolano in Curva Maratona lo striscione "Solo per la Maglia".