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Nella edizione speciale "Guerinissimo Sportivo" del 1943-XXI, nella rubrica intitolata "Parlano gli Assi", venne pubblicata un'intervista a Janni, intitolata "Janni: Controllo un omonimo". "Partita Ungheria-Italia dell'8 novembre 1925. Un mare di fango, un mare di folla, un mare di guai combinato dall'arbitro. Rigore non concesso a nostro favore, rigore affibbiatoci contro ingiustamente, un magnifico goal di Magnozzi annullato cervelloticamente. Malgrado tutto ce la caviamo con un pareggio. Io giocavo mediano destro, avendo al centro Bernardini ("Il Dottore del calcio italiano", futuro allenatore campione d'Italia con Fiorentina '56 e Bologna '64) e quale mediano sinistro il povero Bigatto. Il compito che mi aveva assegnato il cav. Rangone, allora C.U.,era quello di marcare Jeny, ala sinistra quanto mai pericolosa. L'impresa non era facile ma a facilitarla ci pensò lo stesso pubblico. Infatti quando l'azione si profilava verso la sinistra ed il mio avversario era in condizione di ricevere agevolmente il passaggio, il pubblico gridava: - Jeny, Jeny! - Io capivo solamente-Janni, Janni! - e me lo prendevo come un avvertimento". L'incitamento del pubblico, anziché all'attaccante ungherese, andava al difensore italiano. Il quale ne approfittò per novanta minuti. Nel Torino, Janni centromediano venne affiancato da Enrico Colombari da una parte (o Dario Martin III per una buona fetta di campionato) e Mario "Maiu" Sperone a sinistra, che ricoprivano un'ampia zona del terreno di gioco, quella delle fasce laterali, specialmente a fronteggiare le ali avversarie.
Non fosse stato continuamente bersagliato da gravi infortuni (non c'erano riprese televisive a filmare quelle corrusche battaglie, né il VAR...), i numeri di Janni nella statistica risulterebbero ancora più consistenti.
Il 7 aprile 1929, a Vienna, ritorno di Coppa Internazionale, Janni si spezzò letteralmente la gamba al 15'. Al leggendario Prater, chiuse la sua carriera in azzurro. Nel Torino prese il suo posto Rico Colombari: da mediano destro, ruolo nel quale veniva abitualmente schierato, divenne centromediano, il ruolo che prediligeva. "Tonin" è stato sempre fortissimamente granata anche una volta appese le scarpe da gioco al chiodo. Allenatore del Varese nel 1937-1938, fu lui a segnalare al Presidente Novo il giovane attaccante Franco Ossola, il primo giocatore, la prima pietra della costruzione del Grande Torino. E in veste di allenatore dei granata (subentrato a Kutik alla 24a giornata), vincerà Campionato e Coppa Italia nella prima stagione del Grande Torino stesso (1942-1943). Guidò inoltre il Torino Fiat nel tristissimo campionato di guerra del 1944, affiancato da Giovanni Battista Rebuffo, che a sua volta aveva scoperto e lanciato Valentino Mazzola a Venezia. Insomma, pochissimi come lui. Bandiera granata. Questo è doveroso raccontarlo ai nostri giovani tifosi che oggi giustamente srotolano in Curva Maratona lo striscione "Solo per la Maglia".
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