tor columnist la leggenda e i campioni Ché Adams. Con la bandiera di Denis Law

La leggenda e campioni

Ché Adams. Con la bandiera di Denis Law

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In una fredda sera di gennaio, il 24 gennaio 2025, era in programma all’Olimpico Grande Torino l’incontro tra il Torino ed il Cagliari
Gianni Ponta

In una fredda sera di gennaio, il 24 gennaio 2025, era in programma al Comunale di Torino, pardon, all’Olimpico Grande Torino, l’incontro tra il Torino ed il Cagliari. Di venerdì, anticipo della 22a giornata del Campionato di Serie A. Poche storie, si trattava di un testa a testa nella lotta per non retrocedere. Una delegazione del Cagliari, con Nicola Riva, figlio di Gigi, con iniziativa cavalleresca, era stata a Superga a portare il loro gagliardetto agli Invincibili. Ad un anno dalla scomparsa di Gigi Riva “Rombo di Tuono”. Soprannominato così su due piedi, e da allora celebrato, con una efficace sintesi semplicemente popolana e sublime, da Gianni Brera dopo il suo shot su calcio di punizione che aveva battuto Lido Vieri, a guardia della porta nerazzurra, in un memorabile incontro a San Siro. Giusto una settimana prima di subire il proditorio intervento del mediano austriaco Hof, killer in prestito al calcio, a Vienna in Nazionale. Autunno 1970. Una vita fa.

Torniamo alla nostra partita. La compagine sarda, allenata da quel gran signore che è Davide Nicola, si presenta con 21 punti in classifica, 7 realizzati nelle ultime tre partite. Il Torino è a quota 23 in classifica. Reduce da tre brillanti prestazioni in rimonta, nel derby giocato “tra le mura amiche” e in due trasferte difficili a Udine (rimonta da 0-2 a 2-2) e, soprattutto, a Firenze in inferiorità numerica per due terzi di gara. Un Torino in evidente ripresa, ma comunque, in base al meccanismo che assegna ben tre punti a vittoria ed uno soltanto al pareggio, costretto a guardarsi le spalle da mesi, dopo che il gravissimo infortunio occorso al suo capitano e goleador Zapata ne ha largamente compromesso prestazioni, risultati e, quindi, prospettive. L’allenatore Vanoli, che parecchi tra noi si augurano possa “ripetere” Giagnoni, è un uomo che ha capito subito il Torino. Gran lavoratore, un uomo in cui convivono bene modernità di concetti e valori forti. La sua conferenza stampa della vigilia era stata tutt’altro che banale, ad esempio quando aveva spiegato, in base alla sua esperienza diretta all’Inter, scendendo in dettagli tecnici e a livello motivazionale, la trasformazione di Perisic in giocatore non più da giocata estemporanea in attacco ma in interprete a tutta fascia nel suo percorso Inter-Bayern-Inter.


Il Torino giocò finalmente una bella partita, con una superiorità indiscussa. Samuele Ricci e Nikola Vlasić dominatori a centrocampo, entrambi in grado di operare sempre la scelta migliore senza sprecare un pallone, il croato in grado di strappare ripetutamente. Yann Karamoh che creava pericoli costanti e superiorità numerica sulla fascia sinistra dell’attacco, come evidenziato dalla heat-map posizionale a fine gara. Grandi parate, eccellente prestazione del portiere del Cagliari Caprile ad evitare un passivo ben più pesante per la compagine sarda. E poi Ché Adams. Ché Zach Everton Fred Adams. Suoi i due goal. Supportato al meglio dal trio Lazaro, Vlasic, Karamoh. Certo. Il Ché, dopo il coniglio estratto dal cilindro con il goal da cinquanta metri ad Empoli, stava realmente diventando “uno di noi”. E alla fine, in tribuna spuntò la bandiera della Scozia. La bandiera di Adams. E il pensiero andò ad un grande scozzese, Denis Law, scomparso da pochi giorni. The only Scotsman to ever win the Ballon d’or.

Alla fine, la classifica recitava Torino punti 26; Cagliari punti 21, due punti sopra la terzultima, il Verona, che doveva ancora giocare. Ciliegina sulla torta, la trasmissione di Sky a commento del match annoverava tra gli ospiti Gianmarco Sala, figlio del “nostro Capitano“ Claudio. Con le immagini del Poeta impegnato sotto la pioggia a Verona l’anno dello Scudetto; la voce di Enrico Ameri al goal di Pulici il 16 maggio ‘76; le parole di Gigi Radice alla Domenica Sportiva, durante quella irripetibile primavera. Difficile addormentarsi per i vecchi cuori granata, quella sera. Si vive di poco, quel poco bisogna assaporarlo subito. Prima di un’altra mazzata, viste le ambizioni della società. Gonfio di soddisfazione, per una partita finalmente bella e col pensiero alle stagioni della gioventù, in granata. Meglio scrivere di getto l’emozione intensa di quel momento.

Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.

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