Assai raro trovare un combattente con quel tocco di palla. Difensore di classe e duro al contempo, Roberto Rosato aveva nell’intervento
in scivolata o in spaccata la caratteristica quasi unica del suo repertorio. Se sbagli, il centravanti avversario può involarsi incontrastato verso la porta, oppure causi il penalty a sfavore della tua squadra. Ma Rosato, a terra o a mezz’aria, si rivelava infallibile. Ai Mondiali di Mexico ‘70, in cui fu eletto miglior stopper del torneo, fu in marcatura su Gerd Müller in Italia-Germania, “el partido del siglo”. In quell’incontro, Rosato effettuò un incredibile salvataggio a mezza altezza in avvitamento sulla linea di porta.
Nelle file del Genoa a fine carriera. In una splendida mattina di agosto, ne seguivo l’allenamento durante il ritiro estivo a Voltaggio, sull’Appennino Ligure. Palleggiava con Mariolino Corso. Sebbene a fine carriera, appunto, visti da vicino, si percepiva la differenza tra i due campioni ed i calciatori normali.
Roberto Rosato, granata per sempre. Nell’intera storia granata, nel filone di Antonio Janni, Mario Rigamonti, Giorgio Puja. FVCG.
Gianni Ponta
Gianni Ponta, chimico, ha lavorato in una multinazionale, vissuto molti anni all’estero. Tuttavia, non ha mai mancato di seguire il “suo” Torino, squadra del cuore, fondativa del calcio italiano. Tra l’altro, ha scoperto che Ezio Loik, mezzala del Grande Torino, aveva avviato un’attività proprio nell’ambito dell’azienda in cui Gianni molti anni dopo sarebbe stato assunto.
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