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- Redazione TORO NEWS
I tifosi del Toro, ormai ridotti a meri acufeni quando esprimono giustamente il dissenso verso la società, possono gioire per la prima volta in questo campionato, proprio nella partita meno attesa. Lo sciapo pareggio con la Fiorentina aveva lasciato più dubbi che certezze, disegnando una scia di perplessità lunga quanto la goleada subita dall'Inter. E invece, proprio nel momento meno atteso, è arrivata una vittoria all'Olimpico tanto benvenuta quanto sorprendente. E' presto per dire se si tratta della tanto attesa quadra che Baroni ha cercato sin dal ritiro estivo, o se siamo di fronte ad un risultato episodico. Di certo, a testimoniare il buon lavoro del nuovo mister, c'è la prestazione che ha accompagnato il risultato. Difesa e centrocampo hanno retto bene l'urto della Roma, limitando a pochi sprazzi casuali i pericoli corsi da Israel. Alla base della solidità ritrovata c'è la scelta, azzeccata, di irrobustire la retroguardia passando a tre centrali supportati da due laterali difensivi, che hanno arginato Dybala e compagni e, rispetto alle gare precedenti, hanno obbligato meno i centrocampisti a lavorare in fase arretrata, raddoppiando costantemente gli avanti giallorossi e impedendo di sviluppare il gioco sulle fasce. Paradossalmente, proprio l'ottimo risultato della nuova disposizione difensiva a tre certifica l'insipienza del mercato estivo, interamente votato alla ricerca di esterni offensivi e incapace di portare a casa titolari e buone riserve nelle zone del campo in cui erano più necessari. Il centrale difensivo chiesto ad alta voce da buona parte dei tifosi non è stato neanche preso in considerazione, e ora, al dunque, ci ritroviamo con una retroguardia che gioca a tre, e che deve pregare che nessuno tra Maripan, Coco e Ismajili prenda un raffreddore (senza contare le inevitabili assenze generate dalla Coppa d'Africa). Sulle fasce invece bisognerà continuare ad affidarsi alla poca vena di Lazaro e Pederson, sperando che Nkounkou non si riveli una delle tante meteore che recentemente hanno attraversato il cielo del Filadelfia. Anche il centrocampo è stato uno dei punti dolenti del mercato estivo, conseguenza della cessione di Ricci e dell'iniziale idea di giocare a due. La partita con il Modena è stata, fortunatamente, il campanello d'allarme dell'insensatezza di questa scelta e ha portato, in extremis, all'arrivo di Asllani, che si dimostra giocatore di ottima caratura. Anche qui però, si ripete lo stesso ritornello: la mediana è imbottita di mezzali e l'unico profilo che può fare (in minima parte) l'indispensabile lavoro dell'albanese è (sic) Tameze (Ilkhan ha bisogno di tanto tempo). Tutto da capire invece per Baroni l'utilizzo di Casadei, Anjorin e Ilic, visto l'unico posto a disposizione rimasto a metà campo. Completamente ridisegnato anche il modulo offensivo, che prevedeva inizialmente un azzardato quartetto di attaccanti e che ora invece offre spazio ad una sola punta (su tre) e a due laterali (su tre). L'abbondanza di avanti però è una delle poche buone note del mercato, e se Simeone e Adams continueranno ad essere complementari e a lavorare in tandem, il Toro potrà trovare una continuità offensiva che Zapata può completare con successo.
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Più difficile trovare la quadra tra Vlasic, Nonge e Aboukhlal, con il croato ancora alla ricerca di una posizione esterna comoda, e i due laterali difficilmente impiegabili insieme in campo visto la comune predisposizione offensiva (e meno alla copertura e al rientro). La gara di Roma comunque manda segnali positivi, soprattutto per quanto riguarda l'allenatore, che si è dimostrato capace di sopperire agli errori estivi della società mettendo in campo con la Viola e con la Roma formazioni compatte, umili e votate al sacrificio. Con un puzzle fatto di doppioni e pezzi mancanti, dopo la manita con l'Inter e con un calendario ostico sarebbe stato possibile perdere la tramontana e aprire una mini-crisi. Baroni si prende invece tutti i meriti per aver saputo tenere la barra dritta, lavorando con convinzione e trasferendo la sua voglia di fare e di reagire alla squadra. Un buon allenatore sa utilizzare al meglio le risorse a sua disposizione e sa adattare il modulo di gioco alle qualità della rosa. Il neo allenatore del Toro lo ha fatto bene, dimostrando di meritarsi molta fiducia, anche da parte dei tifosi. Per quanto riguarda la società invece, non si sentiva affatto l'esigenza di una nuova caduta di stile nei confronti dei tifosi che saranno anche soltanto un fastidioso ronzio di fondo, ma pagano abbonamenti, biglietti e TV e hanno il sacrosanto diritto di criticare e di essere ascoltati quando indicano quello che non va e dovrebbe essere migliorato e corretto. Si può anche derubricare gli acufene a leggeri fastidi, ma sono e restano fischi che denunciano come qualcosa nelle orecchie non vada.
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