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Cuore, brividi e il ritorno del “Direttore”: il Toro riparte da Petrachi e Vlasic
Il Torino rialza la testa e lo fa nel modo più granata possibile: facendoci tremare i polsi fino all'ultimo secondo di recupero, contro una Cremonese lanciatissima che arrivava all'Olimpico Grande Torino con le vele spiegate. Tre punti d'oro colato, che non solo muovono una classifica che iniziava a farsi asfittica, ma iniettano una dose di fiducia in un ambiente che aveva disperato bisogno di ritrovare il sorriso. La firma sul match è quella, nobile, di Nikola Vlasic. Il croato si è caricato la squadra sulle spalle, trasformando in oro una delle poche occasioni nitide e dimostrando che, quando sta bene, è lui la luce di questo Toro. Una vittoria meritata per volume di gioco e volontà, ma che rischiava di passare alla storia come l'ennesima beffa evitata per un soffio. Siamo onesti: al minuto 99, quando il pallone ha impattato pericolosamente sulla figura di Simeone, il cuore della Maratona e di tutti i tifosi granata si è fermato. Spalla? Braccio? Il VAR ha graziato i granata, optando per spalla e poi braccio, e l'arbitro ha fischiato la fine, ma quel brivido finale è la sintesi perfetta della nostra stagione: nulla ci viene regalato e ogni gioia va sudata fino all'esaurimento nervoso.
Ma oltre ai tre punti, speriamo ci sia finalmente qualcosa di diverso nell'aria. Il ritorno del sereno non è figlio solo del risultato del campo, ma di una scossa tellurica societaria che la piazza invocava da tempo: il ritorno di Gianluca Petrachi. Rivedere il DS salentino operativo conferisce una sensazione di protezione e di ambizione che mancava. La sua presenza in tribuna e il suo approccio diretto sono garanzia che il "galleggiamento" non è più un'opzione accettabile. Ed è proprio a Petrachi che ora si rivolgono gli sguardi di tutti i tifosi. La vittoria contro la Cremonese è un cerotto, non la cura definitiva. I limiti della rosa, evidenziati anche su questa rubrica fin dal ritiro di luglio e colpevolmente ignorati in estate, sono ancora lì. Ora non ci sono più scuse: il 2 gennaio apre il calciomercato invernale e il Toro non può farsi trovare impreparato. La priorità è scritta a caratteri cubitali sull'agenda del Direttore: difesa centrale.
La gestione della rosa in vista della Coppa d'Africa è un'emergenza annunciata. Con le partenze di Saul Coco e Adam Masina per rispondere alle convocazioni delle rispettive nazionali, il reparto arretrato, già largamente deficitario (26 gol subiti in 15 partite, oltre 1,7 a match) si trova totalmente sguarnito nel momento clou della stagione. Non servono scommesse, servono certezze pronte all'uso. Petrachi conosce queste dinamiche meglio di chiunque altro. Se Vlasic ha risposto "presente" sul prato verde, ora tocca alla società rispondere presente in sede di trattative. Godiamoci questa boccata d'ossigeno e l'adrenalina di un finale al cardiopalma, ma da ora testa bassa e lavorare: c'è una difesa da ricostruire e un girone di ritorno da affrontare con il coltello tra i denti. Bentornato Toro, bentornato Direttore. Ora pedalare.
Manager, docente Iuiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata. Michelangelo Suigo è un autore che per chi è avvezzo al mondo della comunicazione, specialmente se legata all’imprenditoria, ha bisogno di presentazioni. Chi volesse approfondire il suo sterminato curriculum può farlo sul sito di Inwit, azienda di cui ricopre attualmente il ruolo di EVP External Relations, Communication & Sustainability Director. Ma soprattutto, per quello che attiene a questa rubrica, Michelangelo è un orgoglioso e genuino tifoso granata.
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