la scossa granata

Momenti e memorie granata. Di padre in figlio 2

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Torna un nuovo appuntamento con la rubrica "La scossa granata", a cura di Michelangelo Suigo
Michelangelo Suigo Columnist 

Gennaio 1977. L’anno dopo lo scudetto granata. Mio padre, Gian Carlo, mi porta per la prima volta nella mia vita, a poco più di 7 anni, allo Stadio, il Comunale. Gioca il Toro. Torino-Foggia finisce 1-0. Triangolo fuori area Pecci-Graziani-Pecci, bomba di sinistro, palo interno alla destra del portiere, la palla attraversa lo specchio della porta. Zaccarelli piomba come un falco sul secondo palo e, in scivolata, insacca dal basso verso l’alto. Poi non capisco più nulla e non ricordo altro. Ma questa azione è come se la vedessi sempre. Anche ora, ad occhi chiusi, è lì. Indelebile. Uno dei più bei regali di sempre di mio padre, che, già l’ho scritto, mi ha trasmesso (anche) la fede e la passione granata.

La nostra vita di tifosi granata è fatta di momenti. Di memorie che ci accompagneranno sempre. Questo è uno dei miei momenti, il primo in assoluto. Ciascuno di noi ne conserva nel cuore e nella mente moltissimi, bellissimi e, purtroppo, anche tragici. Le lacrime per la tragedia di Superga, i 600mila in piazza Castello attoniti e sconvolti per il funerale degli Immortali, il pianto per la morte di Gigi Meroni o per una delle retrocessioni in B. La rabbia per la finale di Amsterdam con i tre pali e il rigore negato, con il Mondo che alza la sedia. La gioia per i gol dei nostri bomber, da Pulici, a Graziani, a Ferrante, a Bianchi a Belotti (a cominciare dai gol in rovesciata contro il Sassuolo). L’esultanza per Davide Nicola che segna di testa al Delle Alpi il liberatorio 3-0 contro il Mantova nella finale promozione per la Serie A del giugno 2006, dopo il fallimento dell’anno precedente. Le giocate di classe di Claudio Sala, Junior, Cravero, Scifo e Martin Vazquez. I derby vinti (purtroppo una rarità negli ultimi 20 anni): il 3-2 con tre gol in 2 minuti e 4 secondi (Dossena, Bonesso e Torrisi) partendo dallo 0-2. O il 2-1 del Toro di Ventura dell’aprile 2015. Il San Mames, con il Toro prima squadra italiana di sempre ad espugnarlo in una coppa europea (3-2). La buca di Maspero. La Coppa Italia, ultimo trofeo vinto, il 19 giugno 1993, all’Olimpico di Roma (io c’ero!), nonostante la sconfitta per 5-2 (due gol di Silenzi), dopo il 3-0 dell’andata. O Capitan Mazzola che si rimbocca le maniche e il Grande Torino si scatena. E chissà quanti altri…

Gran parte della nostra storia è fatta di momenti e memorie. Gran parte della nostra storia è fatta di ricordi. Amari e dolcissimi. Strazianti e fantastici.

Nella stagione che si è chiusa, finalmente, abbiamo visto a tratti il vero Toro. Quello che vogliamo. Quello fatto non solo di ricordi, ma di concretezza e speranza nel futuro. L’auspicio di tutti? Che chi scende in campo contro il Toro, ne abbia sempre rispetto, e anche un po' di timore. Per la sua storia, certo. Ma anche per il suo presente. “La prossima partita giochiamo contro il Toro? Caspita, quelli sono tosti…”.

Manager, docente Luiss, esperto di comunicazione e Public Affairs, giornalista pubblicista col cuore granata.

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