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La scossa granata

Toro, portiere in discussione: Israel o Paleari? Il credo di Baroni sulle gerarchie

Michelangelo Suigo Columnist 
Torna "La scossa granata", di Michelangelo Suigo: "Al di là dei risultati e delle dinamiche tattiche, c'è un tema che ha riacceso il dibattito..."

Al di là dei risultati e delle dinamiche tattiche, c'è un tema che ha riacceso il dibattito in casa Toro: la gestione del ruolo più solitario e per molti versi cruciale del campo: quello del portiere. Con la cessione di Vanja Milinkovic-Savic al Napoli dopo cinque stagioni in granata, la porta del Toro ha subito una rivoluzione che ne ridefinisce le gerarchie, almeno sulla carta. Il club ha scelto di puntare su Franco Israel, prelevato dallo Sporting Lisbona, come erede designato e nuovo titolare. Al suo fianco, l'esperto Alberto Paleari rappresenta ora la prima vera alternativa. Con l'infortunio del primo di qualche settimana fa, il secondo si è preso la porta e ha sfoggiato una serie di prestazioni superlative, in particolare con il Genoa e nel derby. Ora, con questa situazione sembra complicato ristabilire le gerarchie iniziali. Questo nuovo assetto, infatti, porta la discussione sulle gerarchie a un livello ancor più attuale, soprattutto alla luce della filosofia del tecnico Marco Baroni.

Franco Israel vs. Alberto Paleari: un duello aperto

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L'arrivo di Israel, uruguaiano, è stato formalizzato con l'obiettivo chiaro di renderlo il nuovo numero uno. Fisicità, età, talento e potenziale di crescita sono dalla sua. Dall'altra parte, Paleari offre l'affidabilità e la serietà di un grande professionista. Sempre pronto a subentrare, incarna il portiere esperto che può offrire solidità immediata e tranquillità al reparto.

Baroni: il credo "anti-gerarchico" alla prova

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Il mister Baroni ha ribadito la sua linea guida: "Le gerarchie non esistono, lo voglio allargare a tutta la rosa. Sbaglieremmo a pensarla diversamente." Questo concetto, che mira a stimolare la competizione interna e premiare il merito settimanale, si applica ora in modo diretto anche alla coppia Israel-Paleari. Però, se è vero che Israel è stato acquistato per fare il titolare, la regola di Baroni impedisce di considerarlo "inamovibile". Ogni allenamento, ogni prestazione, sarà quindi un banco di prova.

Il paradosso del portiere

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Il ruolo del portiere, però, è unico. Non è un esterno d'attacco o una mezzala, dove una rotazione può apportare freschezza senza scardinare l'ossatura del gioco. Il portiere è l'unico che gioca tutti i minuti, il punto di riferimento della difesa, il vertice comunicativo. La sua sicurezza e la sua presenza costante tra i pali si riflettono sull'intera retroguardia. Ha bisogno di una fiducia incondizionata e di una continuità che solo una chiara titolarità può garantire. Una difesa che cambia il proprio punto di riferimento centrale rischia di perdere automatismi e sicurezza. Un'alternanza continua, o l'incertezza su chi sarà il titolare la partita successiva, può generare insicurezza, non solo nel diretto interessato, ma anche nei difensori che su di lui fanno affidamento per letture e chiamate. Storicamente, le squadre migliori si sono costruite su portieri titolari inamovibili, veri e propri "capisaldi" emotivi oltre che tecnici. Un portiere titolare, anche quando commette un errore, deve sapere di avere le spalle coperte e di non essere a rischio di un immediato turnover se non per ragioni oggettive o fisiche. Il paradosso è proprio questo: Baroni dovrà conciliare la sua etica meritocratica con la necessità strutturale di dare alla squadra un baluardo certo. Se le gerarchie "non esistono" ufficialmente, la pressione sul giovane Israel sarà altissima. Sarà la stabilità psicologica offerta al portiere – chiunque sia – la chiave per costruire quella solidità difensiva che il Toro, anche con un nuovo titolare, non può permettersi di perdere. In conclusione, se è vero che la concorrenza tra Israel e Paleari è fondamentale per alzare il livello, la saggezza calcistica suggerisce che, a breve termine, Baroni dovrà definire un numero uno stabile. Il Toro necessita di un faro in porta, una figura di riferimento certa, per costruire da lì la solidità difensiva. Sarà l'esperienza di Paleari a prevalere, o la spregiudicatezza di Israel a convincere il tecnico? La risposta di Baroni sarà un test cruciale sulla validità del suo approccio anti-gerarchico in un contesto così specifico.