Nuovo appuntamento con "Lasciarci le penne", la rubrica di Marco Bernardi: "Noi del Toro siamo gente che sa vedere"
C'è un artista in Italia in grado di rinverdire le glorie degli storici cantautori, ricevendone il testimone. Scoperto dal grande pubblico all'ultimo Festival di Sanremo in cui cantava Volevo essere un duro, Lucio Corsi ha in sé qualcosa dei grandi artisti, dallo sberleffo di Rino Gaetano alla potenza scenica estrosa del giovane Renato Zero. Per noi appassionati di canzoni d'Autore è stato un raggio di sole, una presenza che, inaspettata, è arrivata come una ventata di novità. All'ultimo Premio Tenco si è preso con sicurezza di veterano il palco dell'Ariston, sul quale si erano alternati mostri sacri della musica e ha sorpreso il pubblico con uno show travolgente nel quale perizia musicale e vena poetica si sono fuse in mirabile equilibrio. Nei giorni scorsi è uscito il suo brano Notte di Natale, destinato a farsi tormentone delle prossime feste, delicata e struggente canzone d'amore con lampi di ironia sognante che riporta alla memoria Natale di Francesco De Gregori, altra love story da venticinque dicembre. Vi invito ad andare a vedere il video di Corsi, girato all'interno di una trattoria di quelle ruspanti, da piatti abbondanti e sapori veraci, perché c'è una sorpresa, una piccola sorpresa granata.
Lucio suona il piano, le prime inquadrature puntano su di lui e sulle mani che percorrono la tastiera consunta. Poi la telecamera si muove, abbandona la "stanza della musica" dove l'artista è solo ed entra in sala da pranzo. A quel punto, dal minuto 1.32, un dettaglio alla parete chiama a gran voce noi granata: sulla destra di una natura morta da sala ristorante, ecco una fotografia del Grande Torino, quella con la formazione schierata a centrocampo, contornata dai mezzi busti delle riserve e dei dirigenti scomparsi e con gli autografi stampati sotto. Una semplice foto, nemmeno incorniciata, e anche per questo così vera e familiare, vista mille volte in mille luoghi diversi. Un'immagine da vecchia piola torinese traslata nel video di un cantautore grossetano, che discende da una famiglia di ristoratori maremmani e che deve avere l'occhio abituato a cogliere lo spirito dei locali. Si tratta di un particolare che non verrà colto dai più, ma che ai nostri occhi non può sfuggire.
Noi del Toro siamo gente che sa vedere: basta quella visione per trasformare in "casa" l'ignoto ristorante (che ho scoperto chiamarsi Antica Trattoria Ambrosiana ed essere a Niguarda, non in qualche località della Maremma dove in un primo momento avevo immaginato si svolgesse l'azione). Ogni volta il cuore mi si rompe in due , quando torno a casa e trovo tutto uguale tranne mamma e babbo che continuano a invecchiare, recita un verso del brano. In certi dettagli il tempo si ferma, anche nella foto sdrucita del Grande Toro sul muro di un luogo qualunque del mondo, messa lì perché il nostro sguardo possa riconoscersi. Il tempo è un treno perso nei pensieri suoi, ma stasera ha detto che può rallentare, canta Lucio. In queste sere invernali di pioggia e di buio è bello che sia così.
Autore di gialli, con "Cocktail d'anime per l'avvocato Alfieri" ha vinto l'edizione 2020 di GialloFestival. Marco P.L. Bernardi condivide con il protagonista dei suoi romanzi l'antica passione per il Toro e l'amore per la letteratura e la canzone d'autore.