Nel cuore del campo, poi, è arrivato quello che a parer mio è un segnale da non sottovalutare: Anjorin. Entrato in un momento delicato, il finale, il centrocampista inglese ha dato fisicità e personalità. Dopo mesi di problemi fisici e pochissimo minutaggio, ha mostrato un’energia diversa, quella scintilla che può cambiare il volto del centrocampo. Se uniamo tutto al lavoro sporco di Adams e Simeone, sempre generosi e pronti al sacrificio le fondamenta sono solide. E non va dimenticato il rientro di Nkounkou, né, allo stesso tempo, la prova solida di Lazaro, attento e finalmente utile in ambo le fasi - e lo dice uno che non ha mai fatto sconti nel giudicarlo.
È stato un derby giocato più di cervello che di cuore, e forse è proprio questo l’aspetto più ambivalente. Il Torino non si è disunito, non ha perso la testa, e ha saputo leggere i momenti della partita contro una Juventus che, con Spalletti appena arrivato, aveva tutto per cavalcare l’entusiasmo del nuovo ciclo. Di solito, in questi casi, l’avversario ha sempre quella marcia in più, quell’adrenalina che ti spinge a vincere anche solo per dare un segnale. E invece no: il Toro è riuscito a contenerla, a renderla sterile. Non abbiamo vinto, ma abbiamo tolto ritmo, coraggio e spazio a un avversario che, sulla carta, resta superiore. Con questo pareggio Spalletti ha raggiunto quota 1000 punti in Serie A, un traguardo che dice tanto sulla distanza tra le due realtà, ma anche sul valore di quanto ottenuto.
Se riuscissimo a capitalizzare nelle prossime partite, contro avversarie alla nostra portata, potremo dare un senso vero a questo pareggio. La priorità deve essere costruire un’identità chiara, compatta, e anche se sarà diversa da quella più romantica del “cuore Toro” di Vanoli, alla fine contano i risultati, e se Baroni riuscirà a darci continuità, allora questa squadra potrà davvero dire la sua.
Lasciamoli lavorare, questi ragazzi perché, nonostante tutto, stanno dimostrando di essere cresciuti, di avere la voglia di risollevarsi. Un punto contro questa Juventus non è un’occasione persa, è un segnale di ripartenza. Le vere recriminazioni vanno fatte altrove: contro il Pisa, non contro la Juve.
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