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- Redazione TORO NEWS
Il primo impegno ufficiale del Torino di Baroni è stato la sfida di Coppa Italia col Modena e, seppur i granata abbiano passato il turno per 1-0, la sensazione è che sulla panchina granata ci sia ancora bisogno di tanto lavoro. A far riflettere, più del risultato, sono le decisioni societarie: dopo aver costruito la rosa su misura per il 4-2-3-1, già al primo impegno ufficiale emerge con chiarezza la necessità di un play in mezzo al campo- in stile Ricci per intenderci- indispensabile per far sì che gli undici possano effettivamente funzionare in base alle proprie caratteristiche.
Lunedì 18 agosto ore 20:45: arriva la notifica delle formazioni ufficiali. Il Torino opta per il 4-2-3-1 testato nelle amichevoli estive. A far discutere è soprattutto la presenza di Adam Masina in difesa, scelta probabilmente dettata dalla volontà di non schierare due centrali destri. Ma qui nascono subito le prime domande: perché acquistare un terzo difensore destro lasciando Masina come unica alternativa, peraltro poco convincente per rendimento? Arrivate le 21:15 a dare il via alla stagione 2025/26 è poi il fischio d'inizio di Tremolada. Il primo tempo dei granata è però tutt’altro che esaltante: per citare Trevisani: “Tutti a fischiare il primo tempo del Torino che, ad essere generosi, è da 4 in pagella.” I numeri parlano chiaro: 0 tiri in porta per il Toro contro i 5 del Modena, ma il fattore più preoccupante è la mentalità con cui la squadra è scesa in campo. Niente costruzione dal basso -punto cardine del gioco di Baroni- e una quantità esponenziale di lanci alla cieca. L’impressione é di una squadra lunga, schiacciata dietro la linea della palla e capace di produrre solo due ripartenze contro un avversario di categoria inferiore. Anche sui calci d’angolo difensivi si è notato il ricorso a una difesa a zona mista, molto simile a quella utilizzata da Vanoli lo scorso anno.
Nel finale di primo tempo il Modena sfiora più volte il vantaggio, fermato solo dalle parate del nuovo acquisto Israel e da una traversa colpita da Gerli. Emblematico, in negativo, il cooling break: Baroni, lavagnetta in mano, sembrava un coach di basket durante un timeout, con tanto di strigliata collettiva ai suoi giocatori. Probabilmente lo stesso è accaduto all’intervallo, perché al rientro la musica cambia. Dentro İlkhan per Aboukhlal, passaggio al 4-3-3 e partita completamente diversa. Il turco, già positivo nei pochi minuti contro il Valencia, si conferma tra i migliori nonostante il grave infortunio alle spalle: qualità nella gestione, inserimenti e gamba. Proprio da una sua percussione nasce il gol vittoria di Vlašić, bravo a ribadire in rete dopo la respinta del portiere. Da lì il Toro cresce. Vicinissimo al raddoppio con Ngonge (fermato da una diagonale provvidenziale di Zampano), prova a colpire anche con un’iniziativa personale di Casadei, finalmente più a suo agio da mezzala e pericoloso sui lanci di Israel. Applausi per l’esordio di Simeone, generoso e combattivo: tiene palla, fa salire la squadra e sfiora subito il gol. Buon ingresso anche di Anjorin, che mette in mostra muscoli e qualità tecnica. Ma il momento più emozionante arriva nel finale: dopo mesi di assenza, torna in campo il capitano Duván Zapata, accolto da un boato dell’Olimpico. Il Modena, nella ripresa, non riesce più a rendersi pericoloso e il risultato non cambia: Torino 1, Modena 0. Granata avanti in Coppa Italia, con più dubbi che certezze ma anche qualche segnale incoraggiante.
Reduce da un’ottima annata il portiere granata Vanja Milinković-Savić è volato in direzione Napoli lasciando così la porta granata al nuovo acquisto Franco Israel che, nonostante le possibili pressioni, si è subito fatto trovare pronto sotto ogni aspetto. Classe 2000, uruguaiano, cresciuto nel Nacional e passato anche dalla Juventus prima dell’esperienza allo Sporting Lisbona, Israel si presenta come un portiere moderno: sicuro tra i pali, bravo nelle uscite e soprattutto molto affidabile nel gioco con i piedi. La sfida contro il Modena, sua prima gara ufficiale in maglia granata, ha subito confermato le attese: prestazione da protagonista, coronata dal primo clean sheet, con 4 interventi decisivi — tra cui una parata spettacolare che ha strappato applausi all’Olimpico. Ma a colpire è stata soprattutto la sua precisione nella costruzione dal basso e nei lanci lunghi: 70% di passaggi riusciti su 43 tentati, con 22 verticalizzazioni che hanno dato ampiezza alla manovra. Altro aspetto significativo è la sicurezza trasmessa alla difesa: con 55 tocchi complessivi, quinto dato assoluto tra i granata, Israel si è confermato sempre nel vivo del gioco, spesso ben lontano dalla propria porta come dimostra la “touchmap” qui sotto. Un debutto che non è passato inosservato e che lascia ben sperare i tifosi del Toro: la porta granata sembra già aver trovato un nuovo guardiano. E questa volta, a differenza di tante altre, la scelta societaria non apre a domande o critiche, ma applausi: perché se è giusto rimarcare gli errori, è altrettanto doveroso riconoscere quando vengono fatte cose buone.
Analizzare tatticamente il primo tempo non è semplice, purtroppo: in fase di possesso palla la mancanza di idee, la staticità degli undici in campo e l’approccio sbagliato hanno prodotto sempre lo stesso risultato, ovvero lanci lunghi in avanti alla cieca, risultando spesso imprecisi. Soluzione che sembrava inevitabile senza un regista in campo, ma soprattutto la lunghezza fra i reparti -sottolineata dallo stesso Baroni ai microfoni Mediaset in post-partita- rendeva impensabile una costruzione dal basso. Con il passaggio ad un centrocampo a tre nella ripresa la musica è cambiata e l’impatto del regista si è sentita subito. İlkhan ha chiuso infatti la partita come uno dei migliori in campo: ottima gestione dei palloni, spunti interessanti (fra cui anche l’azione che ha portato al gol) e soprattutto una impressionante precisione nei passaggi (94% su 31 tentati). Il Modena sarà pure una squadra di categoria inferiore, ma la prestazione del turco merita applausi e alimenta fiducia per un eventuale exploit in campionato.
Questo primo impegno ufficiale lascia molteplici considerazioni, spesso anche contrastanti fra loro. Se da una parte il reparto difensivo appare incompleto a livello numerico e traballante a livello qualitativo, scalando il terreno di gioco le soluzioni sono invece numerose e adattabili a seconda dell’avversario. Resta evidente la mancanza di un regista puro -che si spera possa arrivare presto- ma intanto Marco Baroni può già contare un ampio parco di mezz’ali con caratteristiche anche molto diverse fra loro, capaci di offrire unicità a ogni combinazione. La coppia più collaudata ad oggi è sicuramente quella Gineitis-Casadei, sia in maniera classica che a piedi invertiti, ma non è da sottovalutare il nuovo acquisto Anjorin che, se in condizione, l’anno scorso ad Empoli ha dimostrato qualità palla al piede capace di mettere in difficoltà qualsiasi difesa. Ulteriori alternative per il mister sono il serbo Ilić, mancino elegante ma reduce da anni altalenanti, e potenzialmente lo stesso Vlašić che ha dimostrato a più riprese di essere talmente duttile da poter ricoprire anche il ruolo di mezzala di spinta, offrendo così una soluzione in più al nuovo allenatore.
Il mercato estivo del Toro ha ridisegnato il volto del reparto offensivo, portando finalmente alternative e qualità che mancavano da anni. Dal doppio colpo targato Napoli con Simeone e Ngonge, fino all’acquisto di Aboukhlal dal Tolosa, i granata possono oggi contare su un arsenale che non si vedeva da tempo. Dopo stagioni in cui il gol sembrava un evento più unico che raro, la nuova stagione alimenta invece speranze e curiosità: perché mai come adesso, le soluzioni sono molteplici. A questi innesti si sommano poi certezze e volti già noti: Vlašić, trequartista duttile; Ché Adams, seconda punta ideale per un attacco a due, capace di abbinare fisicità e qualità tecnica; e soprattutto Duván Zapata, che non penso abbia bisogno di presentazioni. È vero che finora non si è mai visto un tandem là davanti -complice la condizione ancora precaria di Zapata e l’arrivo tardivo di Simeone- ma la sensazione è che Baroni disponga di un ventaglio di soluzioni da grande squadra. Se vorrà affidarsi a una linea a tre con esterni larghi, potrà puntare su Ngonge da una parte e su Aboukhlal o lo stesso Vlašić dall’altra. Se invece sceglierà l’1-2 con trequartista alle spalle di due punte, ecco che le combinazioni diventano quasi infinite: da un pesantissimo Simeone-Zapata, a un più dinamico Ché Adams seconda punta -il ruolo che lui stesso predilige- o addirittura un Ngonge più avanzato per dare mobilità e imprevedibilità. In ogni caso, la certezza è una sola: dopo anni di povertà offensiva, Baroni ha finalmente tra le mani un attacco ricco, sia nei numeri che nella qualità; ora sta a lui trovare la chiave giusta per farlo esplodere.
Invece di soffermarmi sull’azione del gol ho preferito focalizzarmi sull’altra grande occasione del Toro: il mancato raddoppio di Ngonge, nato da una splendida azione corale. Ciò che mi ha colpito maggiormente è che, al 54’, finalmente — oserei dire — è arrivato un lancio in profondità studiato e non casuale, capace di scavalcare l’asfissiante pressione avversaria e di aprire in un istante la strada verso la porta.
Come evidenziato in immagine, dopo un giro palla della difesa granata, Vlašić si abbassa costringendo il diretto marcatore di Biraghi a coprire l’eventuale passaggio corto (si nota come anche Sottil, l’allenatore del Modena, lo inviti a farlo). Così facendo, Biraghi ha lo spazio per alzare la testa e lanciare indisturbato verso la punta.
Gineitis poi, agevolato dal centrocampo a tre, legge subito la situazione e si butta nello spazio lasciato libero dal compagno. Adams questo lo capisce al volo e, prima ancora di controllare il pallone, lo serve di prima sulla corsa.
La prima linea di pressione avversaria, marcando a uomo, viene così scavalcata e si ritrova fuori causa: il 66 granata ha campo per crossare indisturbato. Come mostra la foto Ngonge si muove benissimo sull’altra fascia: parte in anticipo su Zampano, suo diretto marcatore.
Il cross arriva puntuale e l’ex Napoli si trova a tu per tu con la porta. Solo l’ottima diagonale difensiva di Zampano che, pur partendo in netto ritardo riesce a deviare in extremis, evita il raddoppio granata e trasforma un gol già fatto in un calcio d’angolo.
La sfida con il Modena, più che emozionare, ha quindi acceso campanelli d’allarme: la qualificazione arriva, ma restano tanti interrogativi sul percorso che attende Baroni e i suoi. Meglio però che queste fragilità emergano subito: la speranza è che questo test serva da campanello utile per presentarsi pronti -e, mi auguro, con ulteriori e necessari innesti- al primo, vero esame della stagione, quello del 25 agosto a San Siro contro l’Inter.
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