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Lavagnetta Granata

Lavagnetta Granata: cosa aspettarsi da questa nuova Roma

Riccardo Levi
Due sfide delicate attendono il nostro Torino: prima la Roma all’Olimpico, poi l’Atalanta al Grande Torino. Un banco di prova tutt’altro che semplice, in un clima di tensione crescente tra campo e tifoseria.

Le sfide tra il Torino degli ultimi anni e l’Atalanta di Gasperini sono sempre state accese, ricche di gol e colpi di scena. Quest’anno, però, lo scenario potrebbe cambiare. Gasperini, dopo aver fatto miracoli a Bergamo, ha deciso di rimettersi in gioco con una nuova avventura tutt’altro che semplice: la Roma. La piazza capitolina, reduce da stagioni complicate che hanno impedito una progettazione stabile, sogna con lui di aprire un ciclo vincente, ancor più di quello appena concluso a Bergamo. Dall’altra parte i granata hanno vissuto una rivoluzione interna. Chiuso il ciclo con Juric, dopo anni in cui la difesa era il fulcro – più per necessità che per scelta – Vanoli prima e ora Baroni hanno riportato la squadra a una linea a quattro, soluzione cara al nuovo tecnico. Questi elementi potrebbero portare a una sfida molto diversa rispetto al passato: sarà l’Olimpico a rivelare quanto.

Una pausa nazionali dall’importanza cruciale

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Può sembrare paradossale un titolo del genere, ma non lo è: la sosta ha avuto un peso notevole sia per i granata partiti con le rispettive nazionali, sia per chi è rimasto ad allenarsi due settimane sotto la guida di Baroni. Tra i convocati spicca Gineitis: il classe 2004 lituano ha giocato due ottime gare, apparendo rivitalizzato dopo un avvio di campionato sottotono. Lo scozzese Adams ha ritrovato il gol, fondamentale per un attaccante che ora si trova a competere con Simeone e, presto, con il rientrante capitano Zapata. Asslani, brillante già contro la Fiorentina, ha confermato il suo valore con l’Albania, segnando dal dischetto e ribadendo la sua freddezza dagli undici metri. Buoni segnali anche da Ilić, titolare con la Serbia, che ora deve cercare la tanto attesa continuità. Chi è rimasto a Torino, invece, ha avuto modo di lavorare con calma e serenità. Zapata si avvicina al rientro in Serie A, Nkounkou ha potuto ambientarsi senza pressione, mentre i nuovi Anjorin e Ngonge hanno beneficiato di tempo utile per migliorare condizione e intesa col gruppo. Anche İlkhan, reduce dal lungo infortunio al crociato, ha potuto crescere di ritmo, così come Casadei, che per caratteristiche fisiche e capacità d’inserimento può rivelarsi l’ago della bilancia del centrocampo granata. Baroni ha potuto inoltre sperimentare il tandem pesante davanti: chissà che presto non sia la vera sorpresa.

La lotta di domenica nell’arena

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Da un lato Baroni, che punta sulla ricerca verticale e sulla solidità del collettivo, capace di restare compatto e raramente scoperto; dall’altro Gasperini, che con i suoi interpreti offensivi cerca ampiezza e imprevedibilità, trasformando ogni possesso in un potenziale pericolo. Ne può uscire un match a scacchi: il Toro dovrà essere lucido nella gestione della palla per non prestare il fianco alle ripartenze giallorosse, ma se riuscirà a sfruttare con i tempi giusti gli spazi concessi dalla difesa a uomo della Roma, i giocatori di Baroni potranno rendersi davvero pericolosi. Sarà soprattutto una battaglia di transizioni, dove chi leggerà meglio i momenti e saprà imporre il proprio ritmo avrà la chiave della gara.

Dopo queste righe è facile farsi trascinare dall’ottimismo, ma la realtà è che la trasferta dell’Olimpico sarà tutt’altro che semplice e il nostro inizio di campionato lo dimostra a pieno: per portare a casa anche solo un punto serviranno novanta minuti di lotta, concentrazione e sacrificio. Le premesse non sorridono al Toro, ma il campo a volte sa sorprendere: e allora chissà che questa volta non sarà proprio così.