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Per Ezio Bosso essere torinista, per alcuni di coloro che verranno, è qualcosa che li attende, di qualcosa di inevitabile nella legge di natura del calcio e della verità genetica di cui saranno portatori e prosecutori. Il calcio si è evoluto ed è stato abbracciato da generazioni di persone nel tempo grazie a questa fondamentale verità naturale, che solo grandi artisti come Ezio Bosso riescono a spiegare con sguardo evidente e semplici parole. Questa tendenza presente in natura, e uguale nel tempo, fa sì che i tifosi di una squadra si sentano fratelli anche senza essersi mai conosciuti, anche se hanno usi e costumi diversi. Perché non è uno spettacolo ad unirli, ma è un’idea alla quale da un’ispirazione interiore si abbandonano. E un’idea non si può creare artificialmente per bramosia di fatturati sempre più lucrosi, l’idea o viene catturata nel reale, quindi in natura, oppure non esiste. Ma ciò persone come Andrea Agnelli proprio non lo vogliono capire, perché a volerlo comprendere dovrebbero essere conseguenti e abbandonare idee insensate come la SuperLeague, creatura artificiale che del calcio, quello vero, avrebbe solo l’apparenza. E i cosiddetti “nuovi mercati” del calcio non è dall’apparenza ad essere stati sedotti, perché se si parla di dna si parla sì di scienza, ma anche di mistero. Questa ipotesi di scarso interesse dei nostri figli per il calcio, fatta dal presidente della Juventus, non solo ha il connotato dell’arroganza, ma ha anche il senso di una dichiarazione di guerra al calcio per come, da più di un secolo a questa parte,è stato conosciuto e amato. Chi ha tentato, nel corso delle millenarie vicende umane, di moltiplicare senza sosta i guadagni dai proprio affari, non è mai andato oltre quel limite,il senso della storia, di fronte al quale ogni cupidigia dovrebbe fermarsi. Ma da qualche decennio non è più così, perché l’umanità sembra essersi smarrita di fronte ad una nuova “Torre di Babele”. Ad essere precisi, è la sua classe dirigente ad avere aperto una porta che non andava assolutamente aperta: quella di modificare, in nome di interessi materiali, la sostanza della legge di natura. Le classi dirigenti, in nome di potere e profitto, hanno deciso come il mistero del dna non conti più, e come debba essere sacrificato e dimenticato attraverso paradisi artificiali a cui i nostri figli aderiranno con entusiasmo. Paradisi artificiali prefigurati e gestiti da loro, dimenticando come anche il potere, nella storia del mondo, per avere autorevolezza e autorità deve essere una stazione terminale di un percorso condiviso persino con le classi sociali più svantaggiate e periferiche. Invece, le classi dirigenti, stanno trattando il calcio alla stessa guisa di una nuova droga sintetica del terzo millennio, nella convinzione che i nostri figli non solo accetteranno questa nuova droga, ma le venderanno il mistero della loro singolarità insieme alla loro libertà. E con tale certezza, tra l’arrogante e il soverchiante, che l’organizzazione “Leaders Week” ha chiamato, a suo dire, “le tremila menti più brillanti coinvolte nel settore dello sport, per parlare di un’industria che sta cambiando ad un ritmo mai visto prima”.
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Tale roboante annuncio mediatico finiva con un monito a mio avviso inquietante: “sei pronto per il futuro dello sport”? Da sottolineare come il manifesto programmatico di costoro autoproclamatisi enfaticamente “leaders”, si preoccupava di comunicare che dei bisogni di noi consumatori queste brillanti teste pensanti si sarebbero occupati dal 5 all’8 ottobre scorso. Avete capito bene: ci hanno chiamato consumatori, non tifosi. Potrebbe essere, come certa narrativa filmica o letteraria sostiene, che a volte il diavolo non può fare a meno di svelarsi, oppure, molto più prosaicamente, è proprio voler con le parole(ah, l’uso artificioso della parole. Il servizio ingannevole all’apparenza tanto condannato da Platone) sancire il definitivo passaggio dalla nostra condizione di tifosi a quella di consumatori. Tutto per il futuro dello sport e per il bene dei nostri figli, ovviamente. “Vogliamo trovare sfide più interessanti”, ha continuato il figlio di Umberto nel suo intervento londinese davanti a questi leader dello sport(vien quasi da ridere), laddove “più interessante” va tradotto con ricavi e utili sempre più monstre. E mentre il presidente bianconero sciorinava concetti come “tutti devono avere il sogno di vincere la Champions League”, i suoi uomini, in accordo con il solito procuratore privo di scrupoli ma sicuramente aperto al futuro di noi consumatori, si occupavano e si occupano di scippare(mi dispiace ma non si può definire altrimenti) l’ennesimo giocatore in scadenza di “contratto giovanile”. Si tratta di Matias Soule della squadra argentina del Velez Sarsfield, che sta invano protestando contro questo scippo in corso da parte della Juventus. Dovrebbe essere la politica,con la sua azione preventiva e all’occorrenza punitiva, a dover difendere gli interessi dei soggetti più deboli. Ma la politica contemporanea sembra essersi arresa davanti agl’appetiti dell’oligarchia finanziaria dominante. E infatti in questo meeting in cui si discuteva del futuro dello sport e dei suoi appassionati, è stata proprio la politica ad essere la grande assente. Perché ormai la politica ha in tutta evidenza deciso come debba essere solo il grande capitale a decidere i destini del mondo. E’ il trionfo,in economia, del “laissez-faire” del mercante francese Legendre e della “mano invisibile” di Adam Smith, in cui il tifoso, verità naturale del calcio, viene trasformato in consumatore, prodotto artificiale voluto dalla grande finanza. Alla politica rimane, alla fine di una partita di qualificazione agl’europei, il miserabile saluto militare dei giocatori turchi, in una triste rievocazione del “Miles Gloriosus” di plautiana memoria. Siamo davvero al godimento che si è emancipato dalla legge di natura, e se ciò sarà un bene per il futuro dei nostri figli sarà la storia a dirlo. Una strofa della bellissima e immortale canzone “Ho Visto anche degli Zingari Felici”, del compianto Claudio Lolli, recitava: “riprendiamoci la vita, la terra, la luna e l’abbondanza”. Sarà meglio, che dite?
Di Anthony Weatherill
(ha collaborato Carmelo Pennisi)
Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.
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